2 Giugno 2014
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Insegnare la bellezza

di Della Passarelli

 

«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà».

Rubo la frase a Peppino Impastato perché mi sembra la migliore per scrivere questo post, sui “soliti” miei temi, l’ostinazione a pensare che è sempre più urgente ripartire dalla cultura e dalla formazione, soprattutto quella dei più piccoli – che cresceranno – per ripartire.

Insegnare la bellezza significa aprire biblioteche, nelle scuole e nelle strade. Significa sollecitare i governi a farlo (e mi chiedo perché ancora oggi le bblioteche della mia città, Roma, non abbiano ancora un consiglio di amministrazione, e giri un appello proprio in questi giorni), ma anche partecipare alla loro apertura, al loro consolidamento e alla loro diffusione.

Insegnare la bellezza partecipando impegnandoci, mettendoci insieme, per contribuire alla crescita del nostro paese, della nostra Repubblica che da poco ha festeggiato i suoi 68 anni. E che nella sua Costituzione ha ben messo in evidenza il concetto di partecipazione e quello dell’equilibrio tra diritti e doveri dei cittadini.

Insegnare la bellezza, attraverso libri, letture che sono, oggi più che mai, veicoli trasgressivi di pensiero, di pausa e di riflessione. Insegnare la bellezza perché la cultura della corruzione, della furbizia, venga spazzata via, opponendo conoscenza ad ignoranza, cura a superficialità. Per non tollerare più quegli “adulti irresponsabili” che – con sfrontatezza – hanno tralasciato di occuparsi della formazione delle nuove generazioni, della scuola, dei suoi edifici e del suo contenuto. Privilegiando l’“asfaltare campagne per la comodità degli elettori” (Maria Pia Valediano, la lezione che viene dal degrado, Repubblica 1/06), intascando soldi per i propri comodi o gestendo potere per accrescere il proprio e non il benessere sociale del paese.

Pensiero, conoscenza, cultura sono forse le uniche armi che abbiamo per risalire la china. Per non tollerare più quegli adulti sfrontati. Per farli andar via con sollievo, come fa Matilda con i suoi genitori (Roald Dahl).

Ma gli adulti responsabili invece sanno e possono mettersi insieme, per insegnare la bellezza, anche se apparentemente si occupano di cose diverse: di ambiente, di lotta alla mafia, di sostegno ai più deboli. Ne sono esempio due progetti concreti promossi da Ibby Italia.

La Biblioteca della Legalità è nata in collaborazione con Libera, AIB Associazione Italiana Biblioteche – sezione Marche, ANM Associazione Nazionale Magistrati – sezione di Pesaro, il Comune di Isola del Piano e l’Associazione Fattoria della Legalità, per diffondere nelle scuole e nelle biblioteche una serie di titoli (ora sono in rete i primi 101) che possano diffondere tra i più giovani “la cultura delle legalità e della giustizia”. È una “biblioteca” da promuovere, da far vivere nelle scuole, perché tutti i ragazzi possano accedervi. E possano sradicare quella cultura della corruzione, perché solo così possiamo cambiare rotta.

E poi la Biblioteca di Lampedusa (della quale ho raccontato agli inizi del progetto in alcuni post). La biblioteca che verrà, appunto.

Che spero tanto possa realizzarsi presto. Lampedusa è un simbolo di un’Italia che pur avendo giovani da formare non ha libreria, biblioteca, teatro, cinema (attenzione, non è l’unico luogo del nostro paese ad essere in queste condizioni!) A Lampedusa ci sono localini aperti in estate e sale giochi tutto l’anno. E ci sono oltre mille bambini e ragazzi. Italiani, per la cronaca.

Il progetto Ibby per Lampedusa non solo ha messo in moto tutte le altre sedi Ibby facendo arrivare a Lampedusa i migliori libri “senza parole” della produzione per ragazzi del mondo, ma ha messo insieme diverse associazioni tra cui Legambiente, Libera, Amnesty International Italia, AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), Terre des hommes per progettare e pensare la Biblioteca. La sindaca di Lampedusa ha colto immediatamente l’importanza di avere una biblioteca ragazzi nell’isola e ha fornito la sede perché potesse essere insediata. Ha compreso bene quello che Antonella Agnoli scrive da tempo e ribadisce e rinnova nel suo ultimo libro: La biblioteca che vorrei. La biblioteca, “piazza del sapere”, investimento sul futuro, non sul passato. “Luogo terzo” aperto alla socialità informale, come un tempo lo erano i caffè, i bar, le osterie, non più immaginabile come luogo chiuso e polveroso che fornisce prestito, ma luogo aperto, in cui possono convivere diversi servizi, in cui le persone possono trovare silenzio e concentrazione, ma anche incontrarsi, trovare soluzioni, scambiarsi opinioni.

Come si fa già in alcune biblioteche, magari nate dal volontariato piuttosto che dal pubblico, come quella delle Balate di Palermo, anche questa coinvolta nel progetto di Lampedusa. Una biblioteca che contribuisce a quell’“apprendimento collettivo”, punto di partenza necessario per la buona salute democratica del nostro paese ma anche per la crescita economica e sociale del territorio. Far sì che la Biblioteca per Ragazzi effettivamente venga realizzata significa dare un segno forte di esempio per tutto il paese. Anche se occuparsi di libri e ragazzi sembra sia poco di moda, sono certa che gli adulti responsabili coinvolti nel progetto, faranno in modo che questo diventi concreto.

Partecipare è alla base di una campagna nazionale che si sta allargando sempre di più. Nata da un’idea condivisa tra un gruppo di editori indipendenti, librai, esperti di letteratura per ragazzi, è stata accolta dall’Associazione Italiana Editori con il nome di Amo chi legge.  Il meccanismo è semplice, quasi la scoperta dell’acqua calda: librerie e scuole (e anche biblioteche pubbliche) si gemellano, elaborano insieme, in base alle proprie competenze una lista ideale dei libri che serviranno alla propria biblioteca e ci si dà da fare perché sempre più cittadini vadano in libreria ad acquistare libri per quella realtà. Si diventa azionisti di una biblioteca, azionisti di futuro. Sul sito si trovano suggerimenti di liste, e tutti i materiali scaricabili per diffondere i propri gemellaggi.

La partecipazione dei cittadini (dal genitore al fornaio, dalla farmacista al benzinaio) colma sì un vuoto delle istituzioni, ma nello stesso tempo le sollecita e può sentirsi orgogliosamente responsabile di contribuire alla crescita del proprio territorio e del proprio paese. L’augurio è che i gemellaggi continuino a crescere perché – in barba agli adulti irresponsabili che ignorano il valore di costruire futuro – si rafforzino e nascano tante biblioteche, più di quanto possiamo immaginare.

Perché, sono convinta, possiamo insegnarla la bellezza. Abituare alla riflessione, alla pausa, anche in un mondo dove tutto sembra andare troppo veloce. Offrire stabilità, in un momento in cui tutto è sempre più precario e fragile. Questo il nostro compito di adulti responsabili.

Consigli di lettura.
Naturalmente La Biblioteca che vorrei, sopracitata. Lettura che consiglio a molti dei nostri governanti e amministratori, anche allo staff del “mio” sindaco, Marino.

E poi

Erich Kastner, La conferenza degli animali
David Almond, Il grande gioco, Salani, 2013

Un paio di consigli adulti, di due scrittrici a me care: Patrizia Rinaldi, Rosso Caldo, in uscita nei prossimi giorni per E/O (della Rinaldi, per ragazzi, a proposito di scuole che crollano per incuria e corruzione, c’è Piano Forte, in ristampa per Sinnos in questi giorni) e Maria Beatrice Masella, Mare di Argilla, uscito ora per Edigrafema: libro che ho letto in bozza molto tempo fa e che finalmente ha trovato casa.

Buona lettura!

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