4 Maggio 2016
www.cinemamexico.it

Intervista a Rose Bosch regista del film Un’estate in Provenza

di Antonio Sancassani

Da dove arriva l’idea di partenza del film?

R. B: Dai miei nonni. Li ho conosciuti a stento, ma ne conservo un ricordo poetico. È un gran vuoto. E poi avevo voglia di descrivere un conflitto generazionale tra nonni e nipoti. Amo il fatto che i nonni di oggi siano gli hippy di ieri. Essi hanno protestato contro la guerra in Vietnam, contro il consumismo, sono stati a Woodstock… È un confronto interessante quello in atto con la generazione “Y”, ribelle ma molto consumista.

Il film rende omaggio a questi nonni…

R. B.: Questi nonni non sono mai stati così presenti e importanti. Oggi corrono in soccorso delle famiglie più sconquassate. Loro sono ancora in forma e quindi gli si chiede molto. Si meritavano un omaggio…

Nel tuo ultimo film “Vento di primavera” Jean Reno interpretava un medico ebreo, e nel tuo ultimo film un nonno…

R. B.: In “Vento di primavera” Jean Reno è un semplice medico alle prese con delle forze a lui superiori. Mi ero già ripromessa di affidargli un altro ruolo. Avevo scritto l’idea di un film sulla Provenza e sulla mia famiglia circa dieci anni fa. E ho fatto leggere a Jean lo script sperando che mi riservasse la parte di Paul.

Il personaggio di Paul ti è familiare?

R. B.: Paul somiglia molto agli uomini catalani della mia famiglia. Parte di loro si trasferì in Provenza dopo la guerra di Spagna. Ho vissuto lo stesso a casa mia!

Si sente dire spesso «Senza questo attore non avrei fatto il film». Nel tuo caso è così?

R. B.: Assolutamente vero! Ho condiviso con Jean delle cose essenziali. Come le origini iberiche (senza farne un folklore), la passione per la terra delle Alpilles, che nonostante sia a 2 ore dai treni ad alta velocità, resta l’ultimo Far West. Sia io che Jean sentiamo il bisogno di vivere in questo clima estremo, che passa da -10 a 40 gradi, abbiamo bisogno del Maestrale. Nella nostra famiglia si coltivano uliveti da generazioni. Dal canto suo anche Jean ha i suoi uliveti e conosce tutto di questi alberi. Chi altro avrebbe potuto interpretare Paul?

Come mai hai scelto di far interpretare Théo da un bimbo sordomuto di 7 anni?

R. B.: All’inizio ho creduto che il personaggio del piccolo Théo fosse stata un’ispirazione proveniente dalla lavorazione del film “Vento di primavera”, dove ho avuto modo di dirigere un piccolo attore sordo. Poi ho realizzato che in un certo senso anche io sono stata una bambina “sorda”, dato che mio padre mi parlava in catalano. Quando mi chiedeva una mano a lavorare l’orto non comprendevo nulla di quello che diceva.

Come hai lavorato per dirigere un attore sordo?

R. B.: Mi interessava inserire all’interno del film un bambino che parlasse un’altra lingua. Il film non ruota attorno all’handicap di Thèo. Ho semplicemente ingaggiato un attore. Lukas Pélissier è pieno di vita, determinato, ha senso dello humor ed è scrupoloso e preciso quando recita.

(www.cinemamexico.it, 4 maggio 2016)

Un’estate in Provenza è il terzo lungometraggio della regista del già acclamato Vento di primavera, Rose Bosch. Con Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Aure Atika, Lukas Pelissier. (Francia, durata 105 min. Titolo originale: Avis de Mistral.) In programmazione a Milano, al Cinema Mexico, via Savona 57, dal 6 maggio 2016. ORARI: 15.30, 17.30, 19.30, 21.30 (giovedì escluso).

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