3 Novembre 2014
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LA DIFFERENZA FEMMINILE ANCHE NEL CINEMA

di Serena  Fuart

Il cinema delle donne ad Apriti Cielo!

Intervista a Laura Modini,  studiosa del mondo cinese e di cinema a regia femminile, attiva nel movimento delle donne e promotrice di incontri presso l’Associazione “Apriti Cielo!”, aventi come protagoniste donne che si cimentano con impegno e innovazione nel mondo cinematografico.

Sono in molte nonostante tutto, il loro cinema è ricco, profondo, inaspettato, semplicemente diverso da quello creato dagli uomini: sono le registe, donne che fanno cinema e che riescono fare la differenza in un mondo ancora ancorato a modelli e simbolico maschili.

Trovarsi a parlare di cinema al femminile, che poi è un cinema creato dalle donne per donne e uomini, è entrare in un universo che molto spesso spiazza, si discosta dalle logiche di pensiero del patriarcato e crea nuovi modi di vedere le cose.

Quali sono i luoghi in cui si parla di registe?

Diversi anche se non quanti meriterebbe tale arte femminile. Uno di questi è l’Associazione “Apriti Cielo!” che mensilmente propone un incontro dedicato a una regista sempre diversa a cura di Laura Modini, appassionata di cinema ma non solo, con una cultura in tale ambito ricca e profonda.

Come sono gli incontri?

Si parla delle protagoniste del cinema in modo sentito, a partire da quello che ha mosso Laura a narrare proprio di quella regista. Si discute dei lavori e della differenza prodotta dalle protagoniste degli incontri.

Per fare un esempio. Nel corso dell’ultimo incontro si è parlato di Ann Hui.

“Nata in Manciuria nel 1947 da padre cinese e madre giapponese. A cinque anni si trova a Macao poi a Hong Kong, vivendo la difficoltà dello sradicamento che racconterà in numerosi suoi film. Fu prima a girare un film sulla tragedia dei boat people e la sofferenza dei vietnamiti alla fine del conflitto. Una regista che nell’area asiatica è un nome di eccellenza (ha raccolto nella sua carriera ben 32 premi e 35 nominations). Donna estremamente determinata ha portato nel cinema di Hong Kong una creatività articolata, ricca di un tocco delicato e profondamente riferito al mondo femminile. Il suo penultimo film “A simple life” ha vinto la coppa Volpi nel 2011, e la regista è presente questo anno a Venezia come componente della giuria nonchè con il suo ultimo film”. (Da Wikipedia)I suoi film, realizzati in modo accurato, sperimentale e innovativo sviluppano il suo interesse sia in materia politica, sociale e psicologica, sia in termini di libertà delle donne. A questo proposito il suo ultimo film The Golden Era ha come protagonista la prima femminista cinese Xiao Hong.

Ma cosa ha spinto Laura a parlare proprio di Ann Hui?

“Mi colpisce che una cineasta di Hong Kong dove il cinema è destinato specificatamente all’intrattenimento e quindi i suoi prodotti sono commerciali, si sia ritagliata spazi indipendenti dove mette in evidenza problemi sociali, di adattamento e di spaesamento – ha risposto Laura – C’è da dire che a Hong Kong i problemi riguardanti l’immigrazione sono molto simili ai nostri e a quelli dei vietnamiti e i cinesi che si spostano verso la regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese. Ann si interessa inoltre dei problemi delle donne: consapevole della loro difficile situazione in Cina, si batte per creare nel governo delle possibilità di miglioramento e di libertà. Mi colpisce perché il suo è un interesse sociale ed empatico con la storia delle donne cinesi e vietnamite. E’ inoltre, come dicevo, molto attenta al problema dell’adattamento che ha vissuto in prima persona provenendo dal nord della Cina (Manciuria)”.

Come nasce l’idea di questi incontri tematici ad “Apriti Cielo!”?

“Ho tre passioni – risponde – La prima è quella per la Cina, Paese che si contraddistingue per una grande ricchezza culturale segnata però da grosse problematiche e limiti. Si tratta di popolo strutturato, l’ha capito Pearl Sydenstricker Buck, più conosciuta come Pearl S. Buck (Hillsboro, 26 giugno 1892 – Danby, 6 marzo 1973), scrittrice statunitense, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura. Pearl ha scritto, negli anni Trenta e Quaranta, tutta una serie di romanzi e documenti sulla Cina”.

Alla fine degli anni ottanta, entro in contatto con la Libreria delle donne di Milano e conosco Nilde Vinci, la quale ha dato vita all’Associazione Lucrezia Marinelli che si occupa di cinema a regia femminile, associazione in cui per 20 condivido l’entusiasmo per la conoscenza del cinema delle registe.

Negli Anni Ottanta ero bibliotecaria – racconta ancora – e, coniugando la nascente passione con il cinema delle registe e la passione per documenti e catalogazione, ho redatto L’occhio delle donne, dizionario biofilmografico delle registe che voleva essere un punto fermo sulla presa molto forte a livello mondiale delle registe anche se spesso sconosciute. Nel 2012 fondo con altre donne l’Associazione Apriti Cielo! Il desiderio era ed è di creare uno spazio articolato, in movimento, per la creatività femminile in tutti gli ambiti. Qui ho avuto la possibilità di rimettere in atto la mia passione per il cinema delle donne unita alle altre mie passioni. Ho così proposto una serie di “Conversazioni di cinema” ad ampio raggio che soddisfano appieno il mescolamento dei miei interessi.

Di chi parlerai nel prossimo incontro?

“Il prossimo incontro sarà una conversazione su Margarethe Von Trotta e la sua attrice preferita: Barbara Sukowa che nel 1982 recitò per Margarethe nel film “Rosa Luxemburg”, un personaggio che per prima seppe individuare la necessità della libertà femminile e del partire da sé nella politica, questo già nei primi 20 anni del secolo scorso.

Infine, data la tua conoscenza del cinema a regia femminile e in generale del cinema”- le ho chiesto – “cosa vorresti dire a una giovane regista?

“Direi senz’altro che il fare cinema degli uomini e delle donne è diverso, le registe che entrano in quel mondo alle volte hanno come riferimento un uomo che spesso le com-prende, spesso però sono autonome e indipendenti. Cercano altre strade, spesso sono documentariste che producono lavori a partire dal loro sentire e la loro esperienza. Manca però un lavoro di squadra che negli anni della scoperta del cinema delle donne (Anni settanta) ha contribuito non poco alla visualizzazione di un mondo fino ad allora sconosciuto.

 

 

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