29 Marzo 2016
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La lotta delle pentole ha la sua prima vittoria, merito delle donne rom se lo sgombero è rimandato

di Elena Fratini

Sono le otto e mezza e a via Salaria 971 regna il silenzio. La Casa della solidarietà trattiene il fiato in attesa dello sgombero, annunciato per le nove.

Eva Maruntel, mediatrice culturale e animatrice della lotta delle pentole, esce dalla struttura, non ha chiuso occhio, sono giorni che non li chiude. La sua azione continua inarrestabile nonostante le lettere di sfratto. Esile e combattiva, difende strenuamente il suo popolo, di cui troppe volte sono stati calpestati i diritti e frustrate le aspettative. Dietro a lei alla spicciolata arrivano altre donne con figli e nipoti. Nessuno ha lasciato il campo oggi: è da ieri che trattengono il respiro tutti insieme. Il 28 marzo si è tenuta un’assemblea nella quale gli abitanti del campo hanno deciso di rimanere compatti come un unico gruppo e barricarsi dentro, romeni e bosniaci fianco a fianco, nonostante le passate divergenze.

Le donne sono un fiume in piena, non se ne vogliono andare: “Sono anni che viviamo qui, i nostri figli vanno a scuola insieme e sono amici, siamo una comunità”.

“Dove potranno andare tutti questi bambini senza un tetto a proteggerli?” chiede una di loro. E’ una nonna, circondata dai suoi nipotini che hanno dormito sogni tranquilli ignari del pericolo che li minacciava. Le anziane sono le più preoccupate, sono loro le maggiori destinatarie dello sfratto e reggono sulle spalle famiglie numerose. Lo sgombero ha infatti minacciato  l’elemento cardine della società rom, l’unità familiare che si regge sulla mater familias.

Alle nove e ventiquattro la sociologa  Chirico raduna tutti i presenti intorno a sé, ha un annuncio importante da fare: lo sgombero non si farà, dalla Camera Stefano Fassina ha chiamato per dare la  notizia. In Campidoglio è stata accettata la proposta del rinvio fino a che non verrà reperita una struttura adeguata per l’accoglienza delle famiglie, grazie soprattutto al contributo della deputata Giovanna Martelli, che ha preso a cuore questa rivoluzione tutta al femminile.

Via Salaria si riempie di urla di gioia, Eva e la professoressa Chirico si abbracciano.

“Grazie”, le dicono tutte. Un grande aiuto è stato fornito inoltre dall’associazione Cittadinanza e Minoranze, che si occupa di promozione sociale e che si è presa carico, a proprie spese, dell’analisi delle leggi e della risoluzione del problema da un punto di vista legale.

“Allora che è successo?” esce una signora preoccupata. “Non ce ne andiamo”, le urla un’altra.

“Mi togliete un gran peso”, dice ringraziando il cielo.

Denise Madalena Tectu, un’altra delle promotrici della lotta, si dice tranquilla. Si aspettava che lo sgombero non sarebbe avvenuto, ma non poteva esserne sicura fino all’ultimo.

“Tutti per uno, uno per tutti!”, esclama una donna rientrando sorridente.

La prima battaglia è vinta. Tutti tornano felici nella struttura che ancora, non si sa per quanto, possono chiamare casa.

(www.piuculture.it, 29 marzo 2016)

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