Caro Di Stefano, sante parole le tue. Parla alla redazione del Corriere, titolisti compresi. Che il Corriere della sera dia finalmente un esempio, coerente e definitivo. La redazione del sito della Libreria delle donne di Milano
15 Novembre 2013
Corriere della Sera

La differenza secondo la Crusca

«La prima ministra Enrico Letta…». Che ne dite? Vi pare una formula corretta? Risposta: no. Dunque perché dovrebbe essere corretto dire: «Il ministro Maria Chiara Carrozza»? Risposta: a rigor di logica (grammaticale) non è corretto, ma per alcune professioni e cariche l’uso ci suggerisce il maschile anche quando abbiamo a che fare con un referente femminile. Niente di più sbagliato. In un mondo politicamente corretto, che mostra di promuove (a parole) le pari opportunità e bandisce (a parole) la discriminazione sessuale, la lingua resiste nelle vecchie consuetudini. Eppure, persino un’istituzione antica come l’Accademia della Crusca invita a cambiare abitudini linguistiche in linea con i mutamenti sociali, e proprio in questi giorni (fino a domani) a Firenze la manifestazione La Piazza delle Lingue, dedicata ai problemi del multiliguismo, affronta la «questione femminile». Che persistano gli stereotipi maschilisti, lo dimostra il fatto che usiamo «infermiera», «operaia» e «lavandaia», ma ci ostiniamo a non riconoscere la corretta identità a un «ingegnere» o a un «primario» di sesso femminile, come se il prestigio sociale fosse prerogativa esclusiva degli uomini. Dunque, Gae Aulenti rimane «un architetto» e Laura Boldrini «il presidente» della Camera. Al punto da produrre a volte contorsioni morfologiche che sfiorano il ridicolo: «La sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini è andata…». Cadendo nell’errore, visto che la lingua italiana non permette di concordare al femminile un sostantivo maschile. Se è vero che la discriminazione sessuale si nasconde anche dietro l’apparente neutralità del sistema linguistico, è ora di dar retta all’Accademia della Crusca: dunque, evviva le sindache, le prefette, le avvocate, le ministre, le notaie, le magistrate, le ingegnere. E le donne poliziotto siano una volta per tutte poliziotte e basta.

Link consigliati dalla redazione del sito della Libreria:
Intervento presente sul sito dell’Accademia della Crusca del marzo 2013
Linee guida per l’uso del linguaggio al femminile nelle pubbliche amministrazioni

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