31 Luglio 2015

La parte offesa va difesa

di Marisa Guarneri

 

Questa frase mi è venuta spontanea in una riunione con altre donne, alcune avvocate. E riguarda tutte le donne che mostrano fragilità o meglio donne che cercano di reagire alla violenza e ai momenti di smarrimento che naturalmente la seguono. I tribunali non amano le donne forti, come spesso accade siano le donne violate o maltrattate.

Ci sono regole precise, anche se non scritte, da seguire nei tribunali e nei servizi sociali. Stereotipi ancora molto vivi, come ci dimostra la sentenza di Firenze contro il branco che ha violentato ripetutamente una giovane donna alla Fortezza da Basso.

E questo avviene nei pressi, temporalmente parlando, della ricorrenza dei Fatti del Circeo. Rosaria e Donatella sono nei nostri cuori e non le possiamo né guardare, né dimenticare. Come mai? Non siamo ancora in quella situazione, che peraltro provocò orrore e condanna unanime verso i violenti pariolini.

Molto è cambiato, e non dobbiamo cadere nella trappola che ci tende il manifestarsi senza vergogna della cultura dello stupro. È intrecciata con la cultura del dominio e con la distruzione sistematica dei bisogni e delle rivendicazioni di soggetti autonomi in ogni dove. Uomini che avete messo in discussione la verità di una donna che denuncia una violenza subita avete portato acqua a questa cultura. La verità di una donna che ha subito non va mai messa in discussione. Non

è utopia, è una conquista già consolidata fra le donne che lottano contro la violenza. È già politica! E ribalta logiche e stereotipi, leggi e connivenze, insensibilità e malafede.

È già fatto politico rispetto alle inutili e dannose mediazioni familiari nei casi di violenza o alla cultura che giustifica sempre l’operato dei violenti, scavando nel passato e aggirando il presente. Alla cultura dei tribunali che ordina ai figli di vedere i padri, magari con le pretese protezioni dei servizi sociali, e proprio in quei luoghi vengono ammazzati. Sono fatti, è cronaca. E i tribunali assolvono, spesso.

E allora che le donne si ribellino e mostrino la loro rabbia è cosa buona. Certo siamo tutte parte lesa, ma chi è lesa lo è veramente e per tutta la vita, si può convivere con questi fatti, ma non è tollerabile che si debba sopravvivere e ricadere nell’orrore ogni volta, come dice nella sua lettera ai media la giovane vittima di Firenze. È un Vietnam, nella boscaglia è meglio iniziare a riconoscere i nemici e portarli a combattere a viso aperto, fuori dalle false solidarietà di maniera che oggi è facile dare. Cosa dire delle interrogazioni a questo Parlamento che in questa boscaglia non ci vuole mettere piede e non può d’altronde farlo, perché la violenza contro le donne è una opportunità per il potere.

(www.libreriadelledonne.it, 31 luglio 2015)

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