10 Aprile 2015
Il Quotidiano del Sud

Le madri del No MUOS hanno vinto

 

di Franca Fortunato

 

La decisione del Gip del Tribunale di Caltagirone di annullare la costruzione del sistema satellitare americano Muos per i rischi per la popolazione e l’ambiente e insufficienti dati relativi al traffico aereo, ordinandone il sequestro preventivo, è a ragion veduta un riconoscimento delle ragioni della lotta delle Mamme di Niscemi che dal gennaio 2012, dopo aver visto manganellare i manifestanti dal governo Monti, hanno deciso di non stare più a guardare e di contrastare lo strapotere degli Usa nell’isola, dove hanno già 46 antenne satellitari che da vent’anni avvelenano il popolo siciliano con le loro emissione di bassa frequenza. Prima si sono costituite in Comitato Mamme No Muos, poi hanno deciso di ritrovarsi ogni mercoledì nella piazza principale del paese, perché tutti sapessero. È così che hanno coinvolto altre mamme, arrivando nell’arco di un mese a 600. Sono state loro le protagoniste primarie nei presidi, nelle assemblee, nei blocchi stradali, inventando strategie originali come giocare a carte intorno a un tavolino per bloccare l’ingresso al cantiere. Hanno coinvolto i preti, le scuole con visite guidate di studenti al presidio e nella Sugheria, le donne dei comuni limitrofi – Gela, Caltagirone, Piazza Armerina – e molte associazioni tra cui Città Felice di Catania e la rete delle Città Vicine. Dopo lo studio di Massimo Zucchetti e di Massimo Coraddu del Politecnico di Torino per il Comune di Niscemi, che evidenziava i rischi concreti per la salute (ma anche per i voli civili gravitanti sugli aeroporti di Comiso e Catania), la Regione Siciliana aveva revocato le autorizzazioni concesse in precedenza, innescando un conflitto col governo nazionale che autorizzava il prosieguo della costruzione con il parere favorevole del Comitato nazionale per la sanità. Le Mamme di Niscemi in quello studio videro confermati i loro timori e presero coscienza di essere vissute, inconsapevolmente, per vent’anni con le emissioni delle 46 antenne americane esistenti in questa parte della Sicilia per le comunicazioni militari nel Mediterraneo. Il sistema del Muos (Mobile User Objective System) avrebbe consentito agli USA di controllare le comunicazioni su tutto il pianeta, grazie a quattro installazioni terrestri e cinque satelliti che avrebbero trasformato le forze armate americane in un unico network in grado di scambiarsi e condividere istantaneamente informazioni in qualsiasi parte del mondo. Inoltre, il Muos sarebbe servito a guidare i droni, i micidiali caccia senza pilota di stanza a Sigonella, cioè sarebbe servito a fare la guerra standosene comodamente seduti davanti a un terminale. Una delle quattro basi terrestri stava per sorgere all’interno della Sugheria di Niscemi, una riserva naturale protetta dalla UE, ma non dai governi italiani che si sono succeduti fino ad oggi, né tantomeno dai vari ministri ai Beni culturali. Se i governi italiani hanno sempre protetto, sostenuto e difeso, anche con la forza, da Niscemi a Vicenza, gli interessi strategici militari del potente “alleato”, sono le donne, le Mamme, innanzitutto, che si sono opposte. Noi calabresi dobbiamo essere grati alle madri siciliane del No Muos, perché si sono battute, insieme ad altre e altri, non solo per la salute della popolazione siciliana ma anche per la nostra, visto che la Calabria è a un tiro di schioppo da Niscemi e dalla Sicilia. La sentenza del Gip di Caltanissetta le ha ripagate delle loro lotte e ha restituito credibilità alle loro parole.

 

(Il Quotidiano del Sud, 4 aprile 2015)

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