24 Luglio 2016
27esimaora

L’ho lasciato a 80 anni  Ormai ero solo la sua donna di servizio

di Cristina Obber

Ho 80 anni e ti lascio. Maria vive in una piccola città del nord Italia. Sei mesi fa ha lasciato suo marito, dopo 27 anni di matrimonio. Una storia d’amore nata in età matura quella tra Maria e l’uomo che durante tutta l’intervista lei chiama «questa persona», come a voler (man)tenere le distanze, ribadire la fine di ogni intimità.

Come mai l’ha lasciato?

«Perché ero diventata la donna di servizio, erano 20 anni che dormivamo in camere separate e mi chiudevo a chiave».

Come mai chiudeva la porta a chiave?

«Perché avevo timore di questa persona, capivo che era diventato cattivo nei miei confronti e chiusa a chiave mi sentivo più sicura. Ora dormo finalmente con la porta spalancata e mi piace».

C’erano stati episodi di violenza?

«Un giorno, mentre discutevamo, gli ho risposto a tono perché continuava ad offendermi e lui mi ha strattonato in maniera molto forte; ho minacciato di chiamare i carabinieri, poi non l’ho fatto; però gesti così li ha avuti diverse volte, e allora mi chiudevo».

Perché non l’ha lasciato prima?

«Per rispetto verso di lui e i suoi problemi di salute. Ha subito degli interventi e aveva bisogno di assistenza; ma anche nei momenti in cui dovevo lavarlo, vestirlo, mi ha sempre trattata male. La colpa è anche mia che l’ho viziato. In 30 anni non ha mai mangiato la stessa cosa, cambiavo menù tutti i giorni; non ero molto brava a far da mangiare, ma mi sono data da fare e ho imparato. Quando lavoravo cucinavo la sera. Lui doveva stare a dieta per il diabete, gli preparavo tutto pesato come stabiliva il dottore; mi diceva che era poco, che aveva fame, si arrabbiava e dava a me la colpa, bestemmiava e alzava la voce. In casa non ha mai mosso un dito, mi faceva la lista delle cose che aveva voglia di mangiare. L’amore è svanito, era rimasto l’affetto, ma ora è scomparso anche quello».

Gli ha mai chiesto di aiutarla nei lavori di casa?

«Una volta, perché la casa era grande, ma l’ha fatto a modo suo e ho dovuto rifare».

Quando vi siete conosciuti com’era?

«Cercavo di non farlo bestemmiare, ho sempre odiato quelli che bestemmiano. Ero innamorata, cercavo di comportarmi come voleva per non litigare, per il quieto vivere, sperando cambiasse. Ma non cambiano, anzi peggiorano. Sono stata molto stupida, dopo il matrimonio è precipitato tutto in fretta. Gli dava fastidio anche che io chiacchierassi con le persone, mi prendeva in giro se leggevo un giornale, si lamentava che un piatto non era buono come l’ultima volta, aveva sempre qualcosa da rinfacciare. È con la convivenza che conosci le persone. Ho fatto un elenco di quanto mi ha fatto piangere».

Un elenco?

«Sì, ho scritto in ordine cronologico tutte le cose che sono successe, nei vari periodi. Le ho scritte prima di venire via, per ricordarmelo, per ricordarmi tutte le parole. La mia giornata era pesante, il mio passare il tempo era pesante. Ci ho pensato per circa un anno, sono maturata alla mia età. Un giorno gli ho detto che le donne di servizio quando non stanno bene se ne vanno. “Ma tu sei pagata bene”, mi ha detto, perché mai immaginava che me ne sarei andata sul serio. Sono passata davanti a un’agenzia immobiliare, ho sentito che dovevo entrare; mi hanno trovato un appartamento piccolino, a 500 euro al mese. Con 900 euro di pensione devo stare attenta a ogni cosa, ma ne vale la pena. È un salto molto grande ma mi sono solo pentita di non averlo fatto molto prima».

Posso chiederle com’era la vostra vita sessuale?

«Dopo un paio d’anni di matrimonio non c’è più stata. Io mi rifiutavo perché per me non era piacevole, e penso neanche per lui, era più una valvola di sfogo. Lui non ha mai insistito, aveva problemi di prostata».

Come hanno reagito sua figlia, i parenti e i conoscenti di fronte alla sua scelta?

«Ne ho parlato solo con mia figlia, che ha capito. Avevo parlato con la mia vicina ma mi aveva detto: “Poverino, come fa senza di te con i problemi che ha?”. Ora ho cambiato zona, non devo dare spiegazioni, la gente è solo curiosa, avrebbe da ridire: se a lasciare è l’uomo nessuno dice niente, se è la donna è disgraziata. Ma io mi sento fortunata, non disgraziata. E non mi sento di raccontare, i problemi li sa solo chi sta molto in alto, mi rivolgo a lui prima di dormire».

Conosce altre donne che hanno lasciato il marito dopo essere andate in pensione?
«No, ma quando incontro le mie ex-colleghe al mercato la prima cosa che dicono dei mariti è “Non ne posso più”. Sono esasperate ma non pensano a una soluzione, si lamentano e basta. A tante donne vorrei dire “Meglio sole con i soldi contati che male accompagnate”».

Sua figlia l’aiuta?

«Non voglio aiuti, so che ce la farò con le mie forze. Però mi chiama due volte al giorno, sono tranquilla».

Com’è vivere sola?

«Sto bene, ho del tempo a mia disposizione che non ho mai avuto; ho sempre corso come una matta: fai la spesa, fai da mangiare, pulisci, stira. Lui aveva i suoi hobby, io non avevo tempo per niente. Non mi annoio, sono qui nella mia casina, trovo sempre qualcosa da fare, la spesa, la tivù, leggo. Ero sola anche prima perché ero una serva, non avevamo un dialogo. Pensi che non mi viene in mente la sua voce, non ci penso più al tono della sua voce. Mi sveglio e mi dico: “Ma com’è bello con la porta aperta!”».

(27esimaora, 24 luglio 2016)

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