31 Ottobre 2016
Nena News

L’Iraq raccontato da Nazik al-Malaika

di Cecilia D’Abrosca

Tra le intellettuali femministe più incisive del XX secolo, la scrittrice irachena rovescia i canoni formali, stilistici ed estetici della poesia araba superandola e innovandone il linguaggio

Roma, 31 ottobre 2016, Nena News – Nazik al-Malaika, scrittrice irachena, è tra le intellettuali, femministe, più incisive del XX secolo. La sua azione nel mondo letterario rovescia i canoni formali, stilistici ed estetici della poesia araba, superandola e innovandone il linguaggio. La sua visione di poesia si accompagna a un’ideologia femminista e libertaria che agisce, in modo inequivocabile, sull`evoluzione della cultura e della storia letteraria. È la prima letterata mediorientale a contravvenire alle regole di scrittura vigenti, ad artefice della “rottura” del verso classicamente concepito, sfociato nel verso libero, sciolto dalla rima, che tenta di riprodurre il ritmo naturale del parlato.

Iraq. Baghdad è la città in cui Nazik al-Malaika nasce. La storia del suo Paese è percorsa dalla sua Poesia: delusione, speranza, esilio, depressione, repressione. Sin da piccola vive immersa in un ambiente letterario, che vede suo padre, editore e docente, e sua madre, poetessa femminista, i quali instillano nei quattro figli l’importanza dell’istruzione e delle arti. Nazik al-Malaika è nota per essere tra le donne più istruite del suo tempo: parla quattro lingue, si laurea in Letteratura al College of Arts della sua città e qualche anno dopo, vincitrice di una borsa di studio, si trasferisce negli Stati Uniti, dove consegue un MA in Letterature Comparate all’Università del Wisconsin. Sposa un suo collega, Abd al-Hadi Mahbuba, col quale contribuisce a fondare l’Università di Basrah, città a sud dell’Iraq, divenendo docente di “Lingua e letteratura araba.” Il suo spirito innovatore ed artistico, il bisogno di autonomia economica e di libertà mentale, attirano l’attenzione di coloro che diventeranno i suoi critici più spietati: i rappresentanti del mondo accademico “classico.” Da lì in avanti, sarà costretta a fronteggiare un ambiente lavorativo che tenta di oscurare i meriti derivanti da anni di studio e ricerca.

Scrive la sua prima poesia in arabo, in età precoce, spinta da suo padre, anch’egli poeta. Qualche anno dopo, pubblica la collezione The Lovers of The Night (1947), che segnerà l’inizio della sua carriera letteraria. Un sentimento idealista, intrecciato al timore dell’illusione, pervade l’intera opera, che richiama, in alcuni momenti, il rapporto con la natura e con la notte. Il verso usato è quello classico, influenzato dall’amore che Nazik nutre per la musica araba, tant’è che impara a suonare il liuto (una specie di mandolino molto comune nei paesi arabi), in una scuola irachena. La seconda raccolta, Sparks e Ashes (1949), prende spunto dalla realtà circostante e dalle sue facce – il nazionalismo, il delitto d’onore, l’impegno delle donne in poesia. Il testo ha un tono sovversivo: nell’introduzione, Nazik al-Malaika, afferma che lo stile di linguaggio della poesia araba tradizionale è la ragione che impedisce ai suoi poeti di irrompere nel contesto della letteratura straniera internazionale.

 

La rivoluzione del verso libero (free verse). Nazik al-Malaika intuisce la potenzialità del verso libero e l’evoluzione del linguaggio poetico che da lì a poco si sarebbe determinata. Affascinata, sin dagli anni universitari, dalla poesia inglese di John Keats, comincia a staccarsi dai canoni della poesia araba classica, complice, la nascita del Movimento del verso libero in Iraq, del quale fa parte, a partire dal 1947. Gli anni dedicati alla sperimentazione raggiungono l’apice attraverso la sostituzione al verso rimato, classico, del verso libero, ossia privato della rima, della metrica e di altre forme stilistico-espressive. L’opera che sancisce e legittima l’uso del verso libero nella poesia araba, che descrive la poetica di Nazik al-Malaika e motiva le sue scelte letterarie è, Questioni della poesia contemporanea, pubblicata a Beirut, nel 1962. L’introduzione della sua concezione/visione di poesia, aperta e in trasformazione, è seguita da un nuovo inizio, a livello del quale, la produzione araba del Novecento si adegua al pradigma linguistico ed estetico diffuso in altri paesi.

Pur essendo nata in una famiglia liberale e profondamente colta, la sua condizione costituisce un’anomalia nella società irachena: una poetessa donna impegnata in numerose iniziative sociali, interprete eloquente di un’ideologia femminile e femminista che prende le distanze da molti aspetti e convenzioni sociali, che rinnova la poesia classica, riconoscendola ma superandola, che combatte per la conquista di un maggiore spazio delle donne, nelle arti e nella cultura. Il contesto di maturazione delle sue scelte è quello che vede tradizione e sperimentazione in antitesi. Da un lato, il conservatorismo intellettuale, che schiaccia le nuove tendenze e guarda con sfiducia alla trasformazione del verso, dall’altro, le spinte al modernismo, di cui Nazik si fa portatrice: il passaggio dalla poesia classica alla forma libera, è controverso e doloroso. A partire da questa temperie, si giunge alla terza collezione, Dept of the Wave (1958), che ospita la forma tradizionale di poesia e quella più recente. Mentre, il suo primo componimento “non rimato”, è Cholera, scritto alla fine degli anni ’40 per le vittime di colera in Egitto. I genitori, da principio, sono restii ad accettare quello stravolgimento del modo di fare poesia, definendo l’opera di Nazik priva di musicalità.

Le vicende storiche e politiche degli anni Cinquanta segnano Nazik al-Malaika, attraverso  l’esperienza dell’allontanamento dal suo Paese e il continuo cambiamento di vita e di luoghi. Nel 1958, la monarchia hashemita in Iraq fu sostituita dalla Repubblica, ma la disillusione, determinata da un regime brutale, spegne le aspettative e Nazik si trasferisce a Beirut l’anno dopo. Negli anni Settanta lascia il Paese e si trasferisce in Kuwait, dove insegna all’Università per circa venti anni. Durante la sua vita insegna “Lingua e letteratura araba” per quaranta anni, nelle università di Baghdad, Kuwait e della stessa Basrah. Nel 1968 esce la quarta raccolta, Tree of the Moon ed è del 1970 The Tragedy of Life and a Song for Man.

Nel 1990 Saddam Hussein invade il Paese ed è costretta a lasciare il Kuwait e rifugiarsi in Egitto. Vivrà al Cairo fino al 2007, anno della sua morte. Nazik e l’ideologia femminista. Nazik al-Malaika riveste un’importanza decisiva all’interno del movimento modernista, diventando una vera e propria ispirazione per le donne: pensatrice indipendente, accademica, scrittrice socialmente impegnata, in grado di esprimersi in modo eleoquente. Nazik riesce ad eccellere nell’area umanistica in anni in cui lo spazio riservatoa d una donna è pressoche nullo. Ciò che le donne di fatto vivono e praticano nella società araba, in quegli anni, è un impulso a sopprimere, non esprimere, le emozioni e la propria vita interiore. In qualche modo, si fa sostenitrice e rappresentante, che a differenza sua, erano private dalla facoltà di esprimere dissenso. La sua linea di comportamento proietta il movimento modernista verso un femminismo in fieri che intacca la dicotomia tra scrittori e scrittrici; spinge all’emancipazione femminile e al raggiungimento di una centralità riservata alle donne, in ambito poetico, letterario e artistico. Le sue azioni si concretizzano nei pubblici dibattiti, ma soprattutto attraverso la scrittura, per mezzo della quale sa chi e come colpire.

Due documenti importanti recano traccia del suo pensiero femminista: Women between Two Poles: Negativity and Morals (1953), nel quale chiama le donne ad emanciparsi dalla stagnazione e dalla negatività che risiede nella società araba, e un saggio, Women Between the Extremes of Passivity and Choice (1954), che sfida il sistema patriarcale dell’Iraq e si pone come una voce critica, e fuori dal coro, della struttura sociale. Una delle poesie più forti di questi anni è To Wash Disgrace (che catturerà l’attenzione dei media internazionali), che affronta la questione del delitto d’onore. Contro una immagine standardizzata della donna, fonda un’associazione che rifiuta di “categorizzare” il matrimonio, e dunque il ruolo di moglie e madre prescritto dalla società come l’unica via al cambiamento di status e di affermazione femminile, sottolineando che, altre forme di crescita e di realizzazione personali sono possibili.

Negli ultimi anni la produzione di Al-Malaika include una lunga poesia intitolata The Tragedy of Life (1970), poi vi è For Prayer and Revolution (1973), When The Sea Changes Colors (1974) e A Song for Man, basata su un’ opera della stessa, del 1952, infine Lament of a Worthelss Woman. Il suo ultimo poema è I am Alone, elogio funebre dedicato a sua marito, scomparso nel 2005. Nena News

(Nena News, 31 ottobre 2016)

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