21 Settembre 2016
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Ministra Lorenzin, io ci ho provato a difenderla

di Alberta Ferrari


“A parte lo straccio di laurea siamo d’accordo”

La redazione del sito della libreria delle donne


Ministra Lorenzin, io ci ho provato a difenderla.

L’inizio non prometteva bene, certo: è una persona senza uno straccio di Laurea, in un Paese di giovani disoccupati con Master Specializzazioni e Dottorati, selezionata non si comprende in base a quali competenze a capo del Ministero della Sanità.

Una chance non si nega a nessuno, pensai. Ma è stata chiara dall’inizio la gravità della sua incompetenza, la sua totale assenza di prospettiva sulle necessità sanitarie del Paese, il suo opportunismo nel comparire in problematiche di salute di genere senza alcun seguito.

Tanto fumo negli occhi Lorenzin. Da Senologa ricordo bene lo strazio e i tempi per strapparle la legge sui centri di Senologia, luoghi deputati a gestire in modo competente una malattia che devasta l 12% delle donne in Italia, una su 8, trend di età in discesa. Qualcosa che mai avrebbe fatto se non fosse stata pressata da tutte le società scientifiche e advocacy di donne. E la cui attuazione si sta rivelando lenta e farraginosa, costellata di trucchi all’italiana perché manca un sistema di accreditamento serio.

Al Congresso Nazionale dei Chirurghi Senologi a Viterbo (maggio 2016) l’abbiamo aspettata fino al’ultimo per la firma ufficiale di un documento di impegno per l’attuazione di azioni prioritarie: tipicamente sono subentrati impegni improrogabili, abbiamo avuto la firma del Presidente della Regione Zingaretti. Tanta è la sua consapevolezza e motivazione sul dramma crescente del tumore al seno della donna e dell’urgenza di avere un’alleanza ministeriale per le necessità sanitarie delle donne, ancora ampiamente disattese.

Un altro esempio che conosco bene: all’indomani del clamore Jolie (2013, mastectomia profilattica) lei apparve immediatamente nei salotti TV a dispensare promesse di politiche sanitarie adeguate. Ha chiesto alla comunità scientifica una relazione tecnica: ci siamo fatti un bel mazzo (gratuito) a scriverla. Consegnata a maggio 2015, nessuna risosta/iniziativa da allora. Semplicemente, passata l’onda di attenzione sensazionalistica e ossessiva, i buoni propositi si congelarono e rimaniamo uno dei pochi Paesi occidentali senza linee-guida nazionali su un tema delicatissimo.

Molto altro ha a che fare con dichiarazioni spesso imbarazzanti e superficiali su temi che non commento qui perché lascio le critiche agli specialisti di settore. Non posso esimermi però dal sottolineare come non sia stato minimamente affrontato il dramma dell’attuale inapplicabilità in molti ospedali pubblici dell’IVG per eccesso di personale obiettore.

Ma passiamo al #Fertilityday. Un tema che forse la tocca personalmente più da vicino, Ministra, anche se la sua attività dovrebbe prescindere dalla sua vita personale. E’ riuscita a danneggiare forse irreversibilmente un contenuto medico prezioso con una campagna di comunicazione (e un’introduzione al documento), per usare un eufemismo, gravemente dilettantistica, ideologica, irricevibile. Io ho cercato di focalizzare l’attenzione sull’eccellente contributo medico per di salvare il tavolo tecnico di specialisti che hanno fatto un lavoro prezoso; forse potevamo farcela.

E invece no, ora mi arrendo. Non con lei che ogni giorno rivela la sua profonda inadeguatezza al ruolo conferitole. La nuova campagna riesce nel difficile intento di peggiorare la precedente. Le immagini che compaiono oggi sull’opuscolo “Le buone abitudini da promuovere, i cattivi compagni da abbandonare” (poi rimosso, as usual) sembrano tratte da un sito satirico. Non ci si può credere. Una cartolina che identifica in alto “le buone abitudini da promuovere” con due coppie “ariane” dalla dentatura perfetta sorridenti nell’idillio della brezza marina, a colori (e quali buone abitudini rappresentano?). La porzione inferiore  ovvero “i cattivi compagni da dimenticare”, tagliata da una linea netta e differenziata dal color seppia, è rappresentata da un nero, un rasta, una ragazza, fumo e spinello. Perché certo, è noto che le sostanze stupefacenti riguardino una specifica categoria razziale e sociale: forse, BEA, le è sfuggita l’indagine sull’utilizzo di cocaina ed “erba” tra i parlamentari.

La beffa finale è che mentre molti professionisti nel loro quotidiano cercano con cura immagini inedite e creative per una banale presentazione medica o aziendale, il suo Ministero non fa nemmeno lo sforzo creativo (lautamente pagato) per una campagna originale, credibile e non rubacchiata dal web. Perché le immagini non sono nemmeno frutto di un minimo lavoro originale. Provengono, rispettivamente: in alto, dal sito di Penn Hill Dental, clinica dentistica del Dorset, Inghilterra; in basso dallo spot anti-droghe pesanti della procuratore Bill Montgomery della contea di Maricopa, Arizona. Immagini facilmente riciclate acquistandole da diversi store di immagini.

No Ministra Lorenzin: questa volta non ci basta che ritiri per l’ennesima volta quest’ultima campagna “da processo di Norimberga” (Mentana) né che identifichi un capro espiatorio cui revocare il mandato di direttore della comunicazione del ministero, Daniela Rodorigo in questo caso.

Temo che questo sia il capolinea. E’ arrivato il momento che sia lei a dimettersi.

(titolo originale: Ministra Bea ora basta: #dimissioni!
da http://ferrari.blogautore.espresso.repubblica.it/, 21/09/2016)

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