13 Febbraio 2015

Scaraffia e quella Chiesa ancora maschile: «In troppi pensano a loro come serve»

di Gian Guido Vecchi

«Francesco, lui, lo ha detto molto chiaramente. Quella frase, soprattutto: “Soffro quando vedo nella Chiesa che il ruolo di servizio della donna — quel ruolo che tutti noi dobbiamo avere — scivola verso la servitù”. Ecco: ci sono ancora molte donne che nella Chiesa vivono in condizione di servitù, fanno da cameriere o da badanti ai preti e vengono trattate come serve».

La storica Lucetta Scaraffia, coordinatrice dell’inserto «Donne, Chiesa, Mondo» dell’Osservatore Romano, è stata chiamata a concludere, sabato, l’assemblea sulle «culture femminili» in Vaticano. Parlerà del futuro.

Pare di capire, professoressa, che nella Chiesa ci sia una maggiore attenzione, no?
«Sì, per un motivo ineludibile. La Chiesa, specie in Occidente, è spiazzata. È un mondo assolutamente al maschile, a livello decisionale, ma composto per la maggior parte di donne. I due terzi dei religiosi sono donne, dalle missionarie alle suore di clausura. E sono le donne che ormai mandano avanti le parrocchie, insegnano catechismo, badano ai bambini, assistono anziani e malati».

Però?
«Però la loro voce non viene ascoltata. Non è questione di potere, ma di voce. Di ascolto della loro voce e di partecipazione ai processi decisionali. Non si tratta di sacerdozio o di donne cardinale. Non ci sarebbe bisogno di cambiare nulla…».

Ad esempio?
«Trovo vergognoso, per dire, che le donne non facciano parte delle congregazioni che precedono il Conclave. Ci sono cardinali, vescovi e gli ordini religiosi maschili, giustamente. Ma le madri generali, le rappresentanti di organizzazioni internazionali, quelle no. Donne importantissime, che avrebbero tantissimo da dire, e nessuno le ascolta. Del resto, è ridicolo che non ci siano donne ai vertici dei dicasteri dei laici o della famiglia; perfino tra i religiosi l’unica donna è sottosegretario».

Come reagiscono le donne?
«Le vedo esasperate, sfiduciate. Stanno per conto loro. È questa è una perdita grave, per la Chiesa».

Eppure qualcosa si muove. L’inserto femminile dell’«Osservatore», le cinque donne nominate nella commissione teologica internazionale…
«L’inserto è nato tre anni fa, sotto il pontificato di Benedetto XVI, proprio per mostrare che le donne c’erano, perché non fossero ignorate».
Parlava di Occidente. E altrove?
«In molte parti del mondo la Chiesa è l’istituzione più femminista che ci sia, grazie alle donne. Pensi alle missionarie che in Africa o in Asia fanno studiare ragazze altrimenti escluse dalle scuole. O l’assistenza delle suore alle donne che subiscono violenza. Ci sono Paesi dove sono solo i cristiani a difendere le donne. Eppure: lo ha mai sentito rivendicare, questo? È come se non se ne accorgessero neppure…».
Francesco ha detto: «Bisogna fare di più».
«Francesco se ne rende conto e lo ha ripetuto, nel suo modo franco. Ma sarà durissima. E diffido delle consulte femminili. Penso debbano entrare nelle strutture che ci sono già».
Non si fa molte illusioni…
«Non so quanto gli uomini siano disposti a rinunciare a una fetta di potere. Pochi sentono il problema. Del resto tanti sono anziani, hanno passato la vita a vedere donne che fanno le serve. Per questo è fondamentale che ci siano donne a insegnare nei seminari: così i futuri preti non le vedranno solo a lavare piatti o calzini, si faranno un’idea diversa».

(Corriere della Sera, 4/2/2015)
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