18 Marzo 2016

Uomini difensori delle donne?

di Mirella Clausi

 

Pubblichiamo la parte finale del resoconto di Mirella Clausi dell’incontro svoltosi a Catania l’8 marzo 2016, nell’ambito delle iniziative della Ragna-Tela, dal titolo Proserpina non passa per Colonia. Il titolo collega i fatti di Colonia del capodanno scorso all’iniziativa catanese Ridisegniamo la fontana della stazione (vedi l’articolo di di Pinella Leocata “Cancellato” il ratto di Proserpina, La Sicilia , 26 novembre 2015).


(…)

Man mano che la discussione è andata avanti, il discorso si è spostato ad esaminare i risultati ottenuti dal contrasto alla questione della violenza alle donne da parte maschile ad opera di quegli uomini, ad esempio del gruppo “Uomini della differenza”, che in questi anni a Catania hanno assunto impegni nelle relazioni tra loro e con le donne della Città Felice nei confronti della questione, e quali siano stati nei fatti i risultati ottenuti. Ne viene che a parte prendere parola in pubblici incontri, scrivere articoli o presenziare ad alcuni incontri nelle scuole, da parte degli uomini poco o niente è stato fatto… L’argomento si rivela molto sentito e sofferto dalle donne presenti che ritengono che la questione della violenza maschile alle donne sia soprattutto un problema di uomini, e sono convinte che la passione sincera e la voce maschile se intervenissero in merito potrebbero rivelarsi preziose, specialmente intervenendo nel processo educativo di giovani uomini. Alcune operatrici dell’associazione Penelope, che nel corso dell’incontro hanno parlato del loro lavoro di donne impegnate in prima linea nella soluzione dei problemi riscontrati nel seguire ed accogliere in case protette le donne che subiscono violenze o sono vittime di tratta, tra le quali molte migranti, chiedono agli uomini presenti di assumere una posizione forte in tal senso e che dall’incontro fioriscano proposte concrete, idee da portare avanti, elaborazioni e gesti che giovino a prevenire il problema. Alcuni tra gli uomini sinceramente ammettono la loro assenza nel prendere in mano la questione e la loro difficoltà a “esserci” e a ritenere il problema in quanto proprio, dichiarando inoltre la mancanza di partecipazione emozionale rispetto al tema della violenza maschile. La trasformazione di alcuni è in corso, dicono, da parte loro il comportamento nei confronti delle donne, di figli e di figlie sono cambiati, il lavoro della crescita interiore in direzione di un nuovo maschile partendo da sé, è stato assunto in forma di bene per molti uomini. Quella che tarda ad arrivare è l’assunzione pubblica in prima persona, di quanto raggiunto in termini di consapevolezza, anche perché le relazioni tra uomini sono difficili da portare avanti in questo senso e nel pubblico ognuno preferisce mantenere la propria immagine e postura ufficiale, tranne l’eccezione di chi gradisce presenziare ad incontri sulla violenza alle donne in qualità di oratore e “specialista” della questione. Qualcuno intanto dichiara la propria intenzione e la volontà di assumere la questione e di affrontarla d’ora in poi come “dovere politico”… Potrebbe essere un passo avanti? Buona parte delle presenti crede di no… ancora una volta siamo dinanzi alla rappresentazione di uomini che si ergono a cavalieri e difensori delle donne! Forse, pensano altre, partendo da lì, potrebbe esserci un nuovo inizio che ispiri quegli uomini che trovandosi coinvolti direttamente, verifichino in presenza, quanta parte del problema essi e il maschile di cui sono portatori rappresentino e si invoglino a “esserci” insieme alle donne per contribuire a creare per tutti e tutte una realtà più vivibile?!..

 

(www.libreriadelledonne.it, 18 marzo 2016)

 

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