24 Aprile 2015

Violenza sessista: non voltiamoci dall’altra parte

di Sara Gandini e Laura Colombo

 

Perché mettere sul piatto la violenza quando si ragiona di politica con gli uomini?
Talvolta ci viene il dubbio che possa comportare un arretramento, fino all’impossibilità di fare politica in un orizzonte grande, che abbraccia il mondo intero. Un altro dubbio è che possa spingere verso la solita rappresentazione delle donne come vittime, a volte complici, a volte incapaci di ribellarsi, spesso discriminate, quando va bene sopravvissute.

A noi piacerebbe mettere sulla scena tutto il nuovo che già c’è e viviamo, raccontare il bello e il valore che le donne portano nel mondo. Ci piacerebbe raccontare il guadagno che gli uomini hanno dall’avvento della libertà femminile e noi dalle relazioni di scambio con uomini consapevoli. Vorremmo ribaltare l’immaginario di miseria e mostrare il vantaggio per tutti, uomini e donne, se insieme lottassimo per una politica che si sottrae alle logiche del potere e che si muove lontano dal patriarcato. Vogliamo pensare una politica per tutti partendo da relazioni tra donne e uomini che non rimuovono la differenza.

Purtroppo però la cronaca quotidiana dei giornali e le esperienze di vita ci riportano lì, sulla scena della violenza maschile, anche dove meno ce l’aspettiamo.

E’ proprio di questi giorni la notizia che l’ex ministro della giustizia del governo Zapatero, promotore della legge contro la violenza sulle donne, è stato denunciato di violenza dalla moglie da cui si sta separando. Lui, che si dichiara innocente, afferma pubblicamente di subire la vendetta di lei, che vuole colpirlo dove lui è più sensibile. Come spesso accade non ci sono prove, non c’è una verità oggettiva a cui appellarsi, lui mette in discussione la parola di lei e il fantasma della rivalsa femminile aleggia. Infatti in molti si chiedono come possa accadere che un uomo impegnato contro la violenza maschile, che ha voluto addirittura una legge apposita, faccia violenza sulla moglie.

Ecco, noi che desideriamo relazioni politiche e d’amore con gli uomini abbiamo capito che non possiamo voltarci dall’altra parte e saltare questo passaggio. Vogliamo capire e affrontare i nodi e le reticenze, non ci bastano i bei discorsi che si ripetono negli articoli e nei convegni da parte di intellettuali che si dichiarano vicini al femminismo. Così come non bastano le leggi.
Forse i discorsi e le leggi nascono da sensi di colpi maschili per la difficoltà a farei i conti con il proprio immaginario, dominato dai rapporti di forza, ma con questa attrezzatura non si va molto in là.
La porta stretta da cui passare è l’atto di consapevolezza, che cambia la prospettiva sulla propria vita e il senso di quello che accade, e stare alla relazione. Non basta la buona volontà. Se la presa di coscienza non attraversa la nostra vita mettendola sottosopra, cadremo sempre sulla violenza sessista. Per far accadere qualcosa di nuovo è necessario partire dalle nostre vite, mettendo al centro cosa funziona e cosa no nelle relazioni di differenza. Di più, crediamo che solo stando in relazioni in cui lui si fa attraversare dalle parole della donna, possiamo aspettarci che nasca un modo di intendere la politica differente anche per gli uomini. Pensiamo a relazioni tra una donna e un uomo in cui accade che lui vince la paura che i conflitti si trasformino in guerra e lei supera la tentazione di essere accomodante o di chiudersi in un nuovo separatismo di ritorno. Noi sappiamo che questo accade e può accadere, per questo continuiamo a lottare per un cambio di civiltà, qui e ora, partendo dalle nostre vite.

Proprio partendo dall’esperienza concreta siamo consapevoli che essere normative paralizza la differenza e non ci fa fare passi avanti. Tuttavia conosciamo anche la necessità di fare i conti con un immaginario maschile segnato da una sessualità spesso feticista, che elude la soggettività femminile, e a volte arriva alla misoginia.
Noi vogliamo confliggere quando si affaccia questa realtà, perché solo il conflitto ci permette di avere una relazione sensata. E vogliamo far circolare autorità senza far fuori la differenza, che, detto altrimenti, significa esserci entrambi nella relazione. Non è facile. Ma siamo convinte che l’eros circola e la relazione di differenza non è strumentale se teniamo alta la nostra ambizione: non ci accontentiamo e non molliamo quando vediamo che gli uomini si sottraggono al conflitto, perché sappiamo che di lì bisogna passare. Il nostro orizzonte è un mondo in cui la tensione non può calare perché la lotta si costruisce a partire dalla differenza, giorno per giorno, come nelle relazioni d’amore durature. Grazie al femminismo c’è stata una rivoluzione nel rapporto tra i sessi. Partendo da qui, oggi uomini e donne possono riacquistare la loro capacità di mettere al mondo, insieme, una politica differente .

(www.libreriadelledonne.it, 24/4/2015)

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