19 Maggio 2013

I libri delle altre. B. Pitzorno & A.S. Byatt

di Serena Fuart

Un viaggio nella letteratura di Antonia Byatt, una riflessione sui suoi romanzi, momenti di confronto e discussione hanno avuto luogo sabato 20 aprile alla Libreria delle donne di Milano. Bianca Piztorno, che ha condotto l’incontro, ha parlato della sua lettura di Antonia Byatt. Cosa succede quando una grande scrittrice legge una grande scrittrice?
«Le riflessioni su una scrittrice da parte di un’altra scrittrice danno la chiave di una consapevolezza maggiore della struttura narrativa perché c’è la pratica» ha spiegato Lilli Rampello, che ha introdotto la ricca serata.

Lilli Rampello ha specificato che la serata fa parte di un ciclo che ha come obiettivo mettersi all’ascolto delle grandi scrittrici che leggono altre grandi scrittrici.
«Sono quindi lettrici molto importanti. Le riflessioni su una scrittrice da parte di un’altra scrittrice danno la chiave di una consapevolezza maggiore della struttura narrativa perché c’è una diversa consapevolezza degli strumenti costitutivi dell’invenzione creativa. La lettura di chi sa scrivere è diversa da quella di tutte noi».
Bianca Pitzorno, parlando della sua lettura di Antonia Byatt, ha messo in rilievo un circolo tra lo scrivere e il leggere.
«I libri che leggiamo e quelli che non leggiamo fanno parte della biografia di ognuna/o – ha detto ancora Lilli Rampello – e anche questi ultimi sono altrettanto importanti, c’è sempre un motivo per cui non li abbiamo letti».

Lilli ha fornito poi qualche informazione su Bianca Pitzorno. «È una grande signora e maestra della letteratura per ragazzi. Ha cambiato la letteratura nel suo genere e ha scritto anche libri di altro tipo, come Storia delle mie storie, racconto della scoperta della sua scrittura per bambini e per ragazzi.
Un altro suo libro è Le bambine dell’Avana non hanno paura di niente, importante perché contiene le biografie di tre donne cubane a testimonianza dell’incontro dell’autrice con Cuba.
Un altro testo importante è La bambinaia francese, che è un libro non per ragazzi, nato da  una costola di un romanzo famoso, Jane Eyre, a partire dal quale Pitzorno sviluppa un personaggio secondario. Bianca ha scritto anche altri testi in un registro biografico, come ad esempio quello sulla vita di Giuni Russo e il suo ultimo Vita di Eleonora d’Arborea.

Bianca Pitzorno prende allora la parola iniziando a raccontare di Antonia Byatt. «È un’autrice di lingua difficile, è una grande erudita. Scrive seguendo due blocchi di ambientazione: quella del suo tempo e quella del tempo vittoriano. Nel tempo vittoriano ricrea la letteratura di quel periodo. L’autrice rende i documenti che riporta molto realistici, tanto da sembrare davvero esistiti».
Pitzorno cita dei testi. «Abbiamo conosciuto la Byatt con il romanzo Possessione. I poeti citati non esistono anche se, appunto, si tende a considerarli realmente esistiti. Nel testo si indaga su alcuni nodi di quel periodo: l’ambiguità amorosa e il tema dell’incesto che ritroviamo anche in un altro libro, Angeli e insetti. Il fatto che ricrei testi che potrebbero venir ritenuti davvero esistiti è perché Antonia Byatt è un’erudita, ha insegnato per molti anni».
La sua erudizione, il suo talento, la fanno essere in grado di ricostruire un mondo. Quindi non si limita a raccontare semplicemente una storia, ma fa entrare noi lettori in un mondo.
Alcuni romanzi storici di Antonia Byatt sono stati paragonati a quelli di Umberto Eco. «Ma non sono assolutamente simili – dice Bianca Pitzorno –. Umberto Eco è freddo, c’è troppa erudizione nei suoi testi, mentre nei libri di Antonia Byatt il personaggio è intriso del suo tempo».
Bianca Piztorno cita il caso del personaggio di Frederica Potter, sviluppato da Byatt in quattro romanzi per seguire le tappe della sua vita.

Chi è Frederica Potter? È la protagonista dei quattro romanzi: La vergine nel giardino, Natura morta, La torre di Babele, Una donna che fischia. Figlia di Bill e di Winifred Potter, sorella minore di Stephanie e sorella maggiore di Marcus, nel primo romanzo della saga, La vergine nel giardino, Frederica è un’adolescente inquieta, desiderosa di trovare la sua strada, innamorata del docente ed autore teatrale Alexander Wedderburn. Frederica interpreta la parte della giovane regina Elisabetta I in un dramma scritto da Wedderburn (il titolo del romanzo fa proprio riferimento alla figura della sovrana inglese). La sua vicenda è poi ripresa negli altri tre romanzi a seguire.

Ma il libro importante di cui Piztorno ci racconta la sua lettura è Il libro dei bambini “È ambientato in un arco di tempo tra il 1985 e il 1919. Il libro presenta una fitta trama ma un filo importante è il rapporto tra una madre scrittrice e i suoi quattro figli, per ognuno dei quali scrive un romanzo. È importante vedere come si svolge il rapporto madre-figlio e il ruolo fondamentale della narrazione. La vicenda è ambientata in un’epoca in cui la letteratura per bambini era considerata un’arte.
Quando uno dei libri per i suoi figli viene utilizzato per il teatro c’è la distruzione del rapporto madre-figlio e per il figlio stesso sarà la fine.
Importante la figura della letterata Edith Nesbit, che Pitzorno incontra nel suo percorso di scrittrice/lettrice. Nesbit, romanziera e poetessa di successo, praticante il libero amore, tra i fondatori della Società Fabiana, è stata il modello per creare Olive, la madre che ha scritto i romanzi per i figli nel Libro dei bambini.
Ma cosa accade nel lasso di tempo in cui è ambientato il romanzo nella società reale? «Il romanzo è ambientato in un periodo in cui nascono molti importanti autori e le loro opere». Per citarne alcuni, nel ’65 nasce Kipling. Nel ’62 Lewis Carroll scrive Alice Underground che poi diventerà Alice nel Paese delle meraviglie. Il libro che Olive scrive all’interno del romanzo è Tom Underground. Nel ’99 Kipling pubblica il romanzo Stalky & Co.. Nel 1905 Freud pubblica il suo libro sulla teoria della sessualità in cui parla anche di quella infantile. Quel testo apre un mondo, nel senso che fino ad allora i bimbi erano considerati asessuati. «Questo è il mondo in cui Antonia Byatt ambienta il suo libro. Il testo è sensuale, figurano i concetti di pensiero, filosofia e utopia. Le descrizioni sono minuziose, i personaggi sono calati nel loro mondo. È un libro che fa riflettere sull’utopia chiedendosi se è necessaria, se è qualcosa di positivo. Poi riflette sulla realtà e sull’immaginazione chiedendosi se sono due tipi di realtà contrapposte». È un libro dalla ricchissima architettura, l’autrice ha una straordinaria capacità di ridare vita a un’epoca, nella fattispecie quella edoardiana dell’Inghilterra tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, con una particolare attenzione per i dettagli.

Bianca Pitztorno racconta la trama. La storia inizia nel Victoria & Albert Museum di Londra, museo ricco di collezioni molto importanti. Lì si trova Olive Wellwood, affermata autrice di libri per l’infanzia, con i suoi figli adolescenti, per trarre ispirazione per una nuova storia su cui sta lavorando. Conversa con uno dei responsabili del museo. L’attenzione di uno dei due figli è attratta dalla misteriosa figura di un ragazzo intento a disegnare alcuni degli artefatti. Parte da questo episodio la fitta trama che segue le vicende di quattro famiglie e altri personaggi. La casa in cui vive Olive con il marito e i loro sette figli è un luogo dove trovano espressione tutte le istanze, anche contraddittorie, politiche, sociali e artistiche che riguardano l’Inghilterra e l’Europa in quei decenni: si vedono anarchici russi discutere con esponenti della Società Fabiana, suffragiste che rivendicano il diritto di voto per le donne eccetera. Nel corso delle vicende dei personaggi crescono i segreti, che poi vengono alla luce provocando dolore e sofferenza, vengono alla luce le infedeltà. Il tutto fino alla prima guerra mondiale.

Conoscevo poco la Byatt, ma dopo la serata mi sono subito comprata dei suoi libri. La relazione di Bianca Pitzorno è stata stimolante e piena di suggestioni e ha invitato a diverse riflessioni sull’autrice e sui suoi testi.

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