27 Novembre 2012

Associazione Lucrezia Marinelli

e-mail: marinelli@inmilano.it

 

 

alice guy

 

 

ALICE GUY nata a Saint-Mandé (Parigi) il 1° luglio 1873 da famiglia della classe media, vive i primi dieci anni di vita in Cile. A Parigi studia in un istituto religioso. Giovane si trova nella necessità di dover lavorare. Ingegnosa e piena di carica vitale non accetta l’ovvio lavoro di dama di compagnia, inizia così lo studio di una materia nuovissima: la stenodattilografia. Nel marzo del 1894 inizia il lavoro di segretaria nella ditta di prodotti fotografici di Gaumont. E proprio nella sua qualità di segretaria onnipresente Alice si trova al centro delle nuove attività che gravitano attorno al Cinematografo dei fratelli Lumiere e agli entusiasmi che ne derivano. Affascinata dall’immagine che appaiono su un lenzuolo bianco, chiede ed ottiene non senza difficoltà, il permesso da Gaumont di produrre qualche scena usando le strutture nei tempi di riposo. E’ certamente possibile che con il suo “La fée aux Choux” (1896) abbia preceduto il debutto cinematografico di George Méliès. Dal 1896 al 1907 gira un centiniaio di scene aiutandosi con un nuovo strumento: il cronophone. Nel 1907 nel giro di pochi mesi avvengono le nozze con Herbert Blanché e la partenza per gli Stati Uniti. A New York con il marito fonda una casa di produzione: la Solax, che nel giro di tre anni produce 325 film. Nel 1912 Alice decide di costruirsi un suo studio per il quale disegna e pianifica anche gli impianti e che costerà ben 100.000 dollari. Con la guerra mondiale e la politica dei trust Alice deve chiudere la Solax e da padrona passa ad essere una salariata. Oltre alle difficoltà economiche si aggiunge anche la fine del suo matrimonio. Nel 1922 dopo una vita durissima, c’è il ritorno in Francia, a Nizza. Nel 1941 a Parigi inizia la stesura della sua Autobiografia che uscirà dopo la sua morte avvenuta nel 1968 a Bruxelles. Nel 1955 per l’interessamento di amici intellettuali quali Henry Langlois, Renè Jeanne e altri, viene decorata della legion d’onore. La sua autobiografia verrà pubblicata negli anni settanta ad opera del gruppo femminista parigino Musidora. Questa donna, determinata, appassionata della conoscenza e del proprio lavoro, ha iniziato proponendosi in una nuova professione, producendo innumerevoli film.

 

jane campion

JANE CAMPION nata a Wellington, in Nuova Zelanda nel 1955, é figlia d’arte (la madre attrice, il padre regista) e comincia fin da piccola ad interessarsi alle possibilità del teatro, mettendo in piedi piccoli spettacoli inventati da lei stessa. Bambina, comincia ad usare la cinepresa regalatale dal padre per riprendere gli eventi familiari. Negli anni ’70 studia l’italiano e trascorre alcuni mesi a Perugia. Entrata all’Università in Australia e dopo la laurea in antropologia a pieni voti, decide di andare in Europa per studiare arte. Frequenta la Chelsea School of Arts di Londra per un anno e nel 1980 completa gli studi al Sydney College of Arts. Inizia anche a girare dei corto con il super8. Finito il corso trova infinite difficoltà a continuare l’attività cinematografica. L’anno successivo riesce ad essere ammessa all’Australian Film Television School, dove realizza tre cortometraggi tra cui “Peel”, che ottiene la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1982. Dopo un lavoro alla televisione, nel 1986 gira il suo primo lungometraggio, “Le due amiche”. Da allora ha girato 5 film tutti caratterizzati da un’intensa passione per le figure femminili nelle mille sfacettature, che ne compongono l’immaginario proprio e della regista. Così oggi, J C ma anche altre, tante registe, hanno saputo significare e simbolizzare il nuovo che le donne hanno messo e diffuso nella storia che stiamo vivendo.
Sul filo bianco (come la luce che proietta immagini sullo schermo) di questa genealogia si inserisce la nostra passione, che si alimenta di un grande amore per la politica.

 

Abbiamo così dato vita all’Associazione LUCREZIA MARINELLI. Una grossa scommessa che dura da oltre dieci anni, e che ci ha permesso di realizzare politicamente la conoscenza e lacritica di un immaginario della differenza.

 


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