28 Gennaio 2014
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Lea Melandri sul congresso di SEL

 di Lea Melandri

 

Leggo l’odg approvato al congresso di Sel per “‘Europa ed Elezioni politiche: confronto con Tsipras per una lista comune”.
Scorro le indicazioni con cui Sel si dispone alla creazione di “un’altra Europa” e senza nessuna meraviglia constato che ancora una volta manca il più piccolo riferimento, non alle donne -di “questioni femminili” pensiamo di esserci liberate da mezzo secolo- ma al fatto che il modello di civiltà, di cui oggi si vedono chiaramente le spinte distruttive, non venga collegato a quella che è stata per secoli e in parte a tutt’oggi protagonista unica nel governo del mondo: la comunità storica degli uomini.
Passano il pacifismo, la difesa dei diritti umani, l’ambientalismo, la conversione ecologica dell’economia, il reddito minimo europeo. Dove si pensa di poter collocare il cambiamento del dominio più antico nella storia della specie, quello che ha permesso ( e tutt’ora permette) agli uomini di occuparsi della vita pubblica, perché la riproduzione e la conservazione della vita è affidata a qualchedun altro?
Pietro Ingrao, che aveva capito la portata rivoluzionaria della “sfida femminista”, quanto meno è riuscito a nominarla con grande lucidità. Intervistato da Rossana Rossanda, nel corso delle trasmissioni che tenne su Radiotre alla fine anni ’70, risponde:
“E’ che affrontare le questioni dell’emancipazione femminile comporta affrontare punti di fondo dell’organizzazione della società in generale. Ti faccio un esempio: se vuoi affrontare davvero il problema donna/lavoro, devi investire caratteri e dimensioni dello sviluppo, occupazione, qualità e organizzazione del lavoro, fino allo stesso senso del lavoro. Contemporaneamente -ecco dove la dimensione diventa diversa- vai a incidere sulle forme di riproduzione della società, sul modo di concepire la sessualità, i rapporti di coppia, i rapporti fra padri e figli, l’educazione, il rapporto tra presente e passato, forme e natura dell’assistenza, eccetera. Cioè una concezione storica, secolare del privato, tutta una concezione dello stato, tutto il rapporto tra stato e privato.”
La presa del ‘palazzo d’inverno’ era poca cosa. Come si è visto. E lo sarà anche, nella sua pervicace ‘neutralità’ , l’alternativa che Sel si prospetta per l’Europa.
Il femminismo non si accontenterà di essere confuso con le generiche “realtà sociali e di movimento”, che si vorrebbero “coinvolgere”. Tanto meno da un riconoscimento verbale a “Carla Lonzi e al femminismo”- come ha fatto Vendola-, perché, nel vuoto di interesse e scambi reali, suona come l’ennesimo ‘omaggio alle signore’.

 

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