26 Giugno 2013

Parla Marisa Guarneri della Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano

Sulla violenza sessista si racconti con sobrietà, si commenti con lucidità e si presti più attenzione a coloro che la contrastano giorno per giorno

di Marisa Guarneri

 

Ci sono due parole che non riesco a pronunciare senza provare disagio e irritazione: femminicidio e complicità.

Il primo termine perché ha sintetizzato, banalizzandolo a volte, l’uccisione di donne da parte di partner o ex, e familiari. Ha prodotto nei media la ricerca della morte più cruenta e sanguinaria… cronaca nerissima. Con i colpevoli a volte giustificati per l’abbandono o la separazione o il rifiuto di una relazione e trattati come eroi negativi.

Queste storie fuori dai riflettori andrebbero analizzate nel dettaglio, non solo per trovarne le motivazioni profonde e gli antefatti, ma anche per rilevare tutto ciò che si poteva fare e non si è fatto da parte di molti soggetti presenti nella cerchia familiare, nei servizi sociali e nelle istituzioni. In ogni caso la mole delle uccisioni ha costretto il Governo a firmare e non solo ad aderire alla Convenzione di Istanbul, l’indignazione saliva non solo dalle pagine dei giornali. Insieme all’indignazione l’emulazione e la vittimizzazione di tutte le donne di sesso femminile!

Altra questione la complicità… di chi, per che cosa ed a vantaggio di chi?

È risaputo che la violenza continua produce nella donna che la subisce dei danni di vario genere e tutti contemporaneamente: danni psicologici, fisici, cognitivi e prima di tutto indebolisce progressivamente la capacità di difendersi. Quindi passività, confusione, depressione ecc. non sono cause, ma conseguenze oltre naturalmente a vincoli valoriali e religiosi.

Dovremmo tutti e tutte non prescindere dalla complessità della questione. Ma oltre a questo il giudizio e spesso la condanna di atteggiamenti che conosciamo o peggio non conosciamo dipendono molto dallo sguardo di chi osserva a dovuta distanza. Un poco di silenzio da parte di tutte e tutti in questo momento sui fatti sanguinosi e più attenzione ai soggetti positivi che producono proposte e progetti non soltanto antiviolenza, ma capaci di aprire cammini di libertà sarebbe gradita.

 

(www.libreriadelledonne.it, 26 giugno 2013)

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