24 Novembre 2015

Alice Cattaneo

mercoledì 9 dicembre ore 18,30

La Quarta Vetrina

della Libreria delle donne di Milano

Artiste contemporanee raccontano la loro relazione con l’arte, i libri, le donne, i pensieri. Una quarta vetrina per una quarta dimensione, da inventare ogni volta.

Prosegue il ciclo, a cura di Francesca Pasini con la scultura di Alice Cattaneo Col fiato sospeso per circa due ore. Dopo l’inaugurazione segue l’incontro con l’artista e la curatrice  e la cena della cucina di Estia ( la conferma è gradita).

Sarà in vendita la stampa (1/10)  realizzata dall’artista per  La Quarta Vetrina.

 

Alice Cattaneo ha ideato una scultura che parla di una verità attutita, in apnea, come succede quando si è sottacqua. La vetrina diventa metafora di un acquario da dove emergono figure geometriche semplici, connesse tra loro. Sono rettangoli, circonferenze, linee rette, inclinate che non parlano dell’asse del mondo, ma del dialogo con l’altro da sé. E’ un equilibrio fragile, come lo è la coerenza, perché ambedue hanno bisogno di misurarsi con certezze non univoche e conflitti non sempre riconoscibili. Tondini di ferro, fogli di acetato blu, arancio, rosso scuro, si allineano fuori dall’asse del mondo, lo indicano, forse lo intercettano, ma non è un punto di arrivo.

L’asse attorno a cui ruotano è quello dell’instabilità, che intravede connessioni  anche tra cose destinate a modificarsi. Non cerca la certezza dell’equilibrio, ma la sua pluralità. Non c’entra il calcolo giusto o sbagliato, ma la possibilità di rimettere in sesto le figure della mente, perché appaiono nella loro pluralità.

Così questo mondo geometrico dialogante con l’altro da sé diventa un confine che occlude la vetrina, ma non la copre, non è invasivo, la attraversa lasciando vivere i movimenti dei pensieri, dei sentimenti che sottendono alla fragilità della vita. E, proprio come dietro il vetro di un acquario, indica una visione attutita suggerendo di guardare all’interno di sé per andare oltre il vetro. Col buio e durante la notte, l’apparizione trascina il senso della perdita. Appena superi la vetrina illuminata, magari in macchina, quali connessioni ti resteranno negli occhi? Quali perderai? E’ un’altra metafora della relazione non geometrica tra sé e il mondo.

 

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