8 Dicembre 2010
Huffington Post

Donne artiste il meglio dell’arte 2010 a NYC

da Huffington Post
New York Culture
8 dicembre 2010

Donne artiste il meglio dell’arte 2010 a NYC
di G. Roger Denson
critico, saggista e nomade culturale

Traduzione di Cristina Cellottini per il sito della libreria delle donne di Milano

Marina Abramovic, Laurie Anderson, Pina Bausch, Elisabeth Kley, Deborah Kass, Shirin Neshat, Shifting the Gaze, e The Visible Vagina.

 

Da almeno un decennio, molto probabilmente da due, è ampiamente evidente che non solo ci sia una un’avanguardia nell’arte contemporanea, ma che sia quasi esclusivamente di donne. Se l’arte delle donne provoca le più forti reazioni, pro e contro, è soprattutto perché le donne hanno fatto del sesso e del genere non solo il soggetto e il contesto della loro arte, ma il mezzo che si adatta a soddisfare le nuove realtà e identità sociali.
Sicuramente le opere più d’impatto esposte a New York nel 2010 sono state in maniera schiacciante i lavori delle donne e rispecchiando le prospettive femministe sulla sessualità e il genere, al punto che posso citarne in ogni categoria contemporanea, l’opera delle donne spiccava imperiosamente.

 

Note sugli eventi liberamente scelti, riassunti e tradotti.

 

Migliore mostra personale al Museo di Arte Moderna: Marina Abramovich, L’artista è presente.
La retrospettiva di Marina Abramovich al Moma è una delle retrospettive sulle opere di un’artista a metà carriera più ambiziose allestite in un museo. I lavori presenti, oltre cinquanta che abbracciano quattro decadi, intimidiscono più dell’opera complessiva stessa. La mostra è costituita soprattutto da rappresentazioni, opere sonore, video, e installazioni. Alcune sono state ricostruite e rappresentate ex novo da attori durante tutta la durata della mostra. Le opere più stimolanti sono proiezioni degli anni Settanta riprodotte tramite digitalizzazione di nastri che si erano parzialmente danneggiati e cancellati col tempo.
Ma la parte alla lunga più interessante del lavoro retrospettivo dell’Abramovich è la narrazione sul suo ritorno alla terra natale, la ex Yugoslavia. La deturpazione subita dalle regioni, teatro di guerra etnica e religiosa, la porta a considerare i rapporti nei rituali balcanici premoderni, contrassegnati dalla parità sessuale e di genere. Una installazione multicanale mostra l’ “Epica Erotica dei Balcani” (2006) che descrive un mondo naturale in cui recitano fedeli parzialmente vestiti che compiono rituali e celebrano il culto per la divinità. Il riferimento è allo stupro di guerra e alla tortura sessuale utilizzato nei Balcani contro le donne. I rituali richiamano una innocenza perduta e pone la domanda sul destino di una società che ha perso il radicato sistema di credenze mitico-spirituali.

 

Migliore mostra collettiva al Museo ebraico: Spostare lo sguardo: Pittura e femminismo.
Lee Krasmer, moglie di Jackson Pollock, fu una femminista militante nel mondo dell’arte figurativa. Rimane un riferimento per aver trasceso e ridimensionato i limiti etnici e di genere quando essere donna e ebrea comportava un ostacolo alla legittimazione culturale. Le sue opere compaiono insieme ai lavori di Joyce Kozloff, Nicole Eisenmen, Vivienne Koorland e Sue Williams.

 

Migliore mostra collettiva in contemporanea alla galleria Noland e alla galleria Naumanny: La vagina visibile.
È stata una mostra che sfida il disprezzo e la vergogna in cui era stata ridotta storicamente la vagina come qualcosa di sporco, repellente e anche dannato per gli uomini. Le opere raccolte che ricoprono un periodo di sessanta anni e sono state prodotte da un esteso numero di artisti uomini e donne, glorificano la vagina in ogni modo immaginabile, da quello più delicato a quello più ironicamente osceno e pornografico.
È difficile pensare ad una raccolta più ambiziosa e diversa di ritratti della vagina, che pongono metaforicamente sullo stesso piano il sacro e il profano del piacere, ingresso nel mondo e passaggio per il paradiso.
Per il sottoscritto la parte più ispirata è stata la mostra alla Galleria David Nolan dove si sono curate e allineate su una parete le opere di maggior peso per il femminismo: le vagine di gomma di Hanna Wilke, i collage di clitoridi di Kiki Smith, una sezione della leggendaria rappresentazione del 1974 di Carolee Scheemann, e la letterale Slit of Paint di Mira Schor.

 


Il miglior spettacolo di video arte al Teatro Harvey e all’Accademia di Musica di Brooklyn (BAM): Laurie Anderson, Delusion.
Delusion di Laurie Anderson, è un paesaggio onirico di ricordi centrato sulla madre dopo la sua morte, può essere considerata la sua produzione più rapsodica dal punto di vista visivo, tematico e musicale. Il montaggio teatrale di ritagli di pellicola, di proiezioni fotografiche e dipinti, un violino elettro-melodico che vertiginosamente scivolano verso picchi mistici.
Verso la fine dello spettacolo la Anderson, nei panni della predicatrice carismatica e con una recitazione ventriloqua, ci trasporta attraverso una
visione sciamanica delle nostre madri.
E questo avviene quando parla del principio buddista della madre non-nata e al tempo stesso bambina, principio di tutti i fenomeni e dell’umanità.
Mentre ci spiegava come funzionava, mi ritrovai ad essere un bambino di tre anni mentre mia madre teneva tra le braccia un orsacchiotto gigante. Quando rinvenni ero spiaciuto di non aver sentito il seguito di ciò che aveva detto ma poi scoprii che ognuno aveva avuto la visione della propria madre, perciò non avevo perso la descrizione della Anderson ma l’avevo vissuta.

 

Miglior Spettacolo di teatro danza all’Accademia di Musica di Brooklyn (BAM): Vollmond (Luna Piena) di Pina Bausch.
Con l’ultimo lavoro la Bausch, morta lo scorso anno, ha coronato una carriera di intransigente autenticità ed innovazione. I movimenti idiosincratici eseguiti dai ballerini non hanno uguali nella coreografia contemporanea. Ma è soprattutto la visione della Bausch che ha l’effetto di attivare i neuroni dello spettatore con stimolazioni teatrali che fanno sentire i propri corpi come se fossero coinvolti nel processo creativo della danza.

Miglior film d’esordio al Teatro Lincoln Center Walter Reade: Donne senza uomini di Nirin Neshat, Serie Nuova Regia.
Il film presenta la nuova fase di un’artista che riesce a mitigare l’antagonismo tra Occidente e Iran. In Donne senza Uomini, rispetto al precedente film, si ammorbidiscono i toni sulla divisione di genere imposta dalla legge della Sharia. Il film è ispirato al romanzo di Shahmush Parsipur (Zanan Bedun-e Mardan in Farsi) e mostra le donne nel periodo prerivoluzionario senza il chador. Neshat ha messo alla prova se stessa cercando di immaginare gli apparenti legami di donne plasmate dietro porte chiuse.

 

Miglior mostra personale alla galleria Paul Kasmin: Deborah Kass, Più dipinti piacevoli per tempi spiacevoli.
L’astratta iconografia di Kass richiama l’arte di Andy Warhol, Ellsworth Kelly, Frank Stella, e Bruce Nauman. Se in superficie la sua opera appare come un rigurgito di Pop-art ad una più attenta visione si rivela come l’autoritratto di una donna che coraggiosamente confessa il proprio desiderio e ambizione di diventare un’artista di grande talento come gli uomini della storia moderna.

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