19 Maggio 2014

L’Invenzione del Femminile: Ruoli (1974/80)

MARCELLA CAMPAGNANO

“L’Invenzione del Femminile : RUOLI” 1974-80

Un grazie sentitissimo alla Libreria delle donne per il simpatico invito ad esporre questo mio lavoro nato come ipotesi di scandaglio sulla nostra improbabile IDENTITA’ FEMMINILE.

 

Mi nasce una certa resistenza a definire in parole il significato del mio lavoro e mi è forse più facile raccontare circostanze e modalità che hanno permesso di realizzarlo ormai quarant’anni fa.

In mancanza di “una stanza tutta per sè”, ho trasformato lo spazio destinato alla famiglia piccolo borghese (l’appartamento), tradizionale luogo di oppressione storica di noi donne, in un improvvisato set fotografico, spostando un divanetto e piazzando due lampade.

Con le amiche con cui ho lavorato, è stato chiaro fin dal primo momento l’intenzione di rigettare lo sguardo intimistico-psicologico, così ovvio e diffuso in quegli anni.

Così come questo lavoro non è neppure un saggio di capacità fotografica. Chiamiamolo una sorta di Teatro dell’Esperienza.

La fotografia in bn è solo come il carbone che si deposita dopo una combustione. Non è stata la fotografia, quanto la mobilitazione spontanea, entusiastica, di decine di amiche che, in quei giorni, si aprivano gioiosamente a un gioco di svelamento del proprio essere al mondo di cui, ognuna di noi, coglieva la sotterranea induzione da parte di modelli maschili che, da secoli, suggeriscono e guidano la nostra possibile identità femminile.

Mi sembra di dover sempre evidenziare questa sottolineatura intorno alle caratteristiche fondanti del mio lavoro.

La fotografia è un atto ultimo, fatto per trattenere l’impronta di un evento di natura comportamentale che comincio a ritenere un po’ irripetibile.

L’attenzione con cui è stato accostato il mio lavoro si sofferma spesso sulla qualità fotografica delle immagini: sobrietà, rigore…

Naturalmente sono grata per questa attenzione ma, se qualcosa va trattenuta, è proprio l’intenzionalità diffusa e la consapevolezza che si è, via via, solidificata e che si è tradotta nel titolo di questo ciclo: “L’invenzione del Femminile : RUOLI” che, a mio modo di vedere, da solo, dà la chiave interpretativa, la più corretta.

La rivelazione che si è manifestata con questo gioco di RUOLI e travestimenti, ha svelato con singolare evidenza il mascheramento che il vivere e comportarsi quotidiano, ci impone di fatto, quasi a nostra insaputa.

La rappresentazione che si realizza attraverso il mascheramento preteso dai diversi ruoli che lo scambio sociale prescrive, non fonda, probabilmente, alcuna identità, al contrario, allontana dalla sostanza critica ed esistenziale di cui saremmo costituite.

Tale rivelazione, in settimane di sperimentazione, si concretizzava sotto i nostri occhi divertiti: ognuna di noi, attraverso trucco, camouflage, parrucche, gestualità poteva assumere un’identità (anche la più estrema e contraddittoria) che il codice collettivo suggerisce e impone.

La fotografia ha trattenuto, semplicemente, questa illuminante rivelazione. La vecchia Rolleiflex che da tempo giaceva sul fondo dell’armadio, ha consegnato ai posteri questa strabiliante verità.

Noi donne, quelle di quarant’anni fa, ci sforzavamo, o inconsciamente realizzavamo, l’immaginario maschile che spesso trova la sua più completa, anche se sofferta espressione non a caso, nel travestitismo maschile, come le straordinarie immagini di Lisetta Carmi hanno, forse, indirettamente rivelato.

Io ho suggerito un’ipotesi che, insieme, con entusiasmo abbiamo voluto verificare empiricamente, senza disporre di alcuna preparazione tecnica e professionale, guidate solo dalla CURIOSITA’ e da un senso di solidale reciprocità, difficile da ricomporre oggi ma che, in quegli anni di nascente sguardo femminista sul mondo, cominciava autonomamente a formularsi.

Una donna, colta nella sua quotidiana e consueta normalità riusciva, fotogramma dopo fotogramma, a ipotizzare ironicamente di sé, le più svariate possibilità identitarie.

Sottolineo ancora una volta che la fotografia documenta e, impassibilmente certifica una straordinaria successione di RUOLI e annesse funzioni sociali, come un inconsueto riproporsi, in modi del tutto originali e donneschi, dell’intuizione che può ricordare il magistrale scavo di August Sander.

Per concludere, semplificando al massimo: le amiche che hanno con me costruito le figure di questo singolare vocabolario, erano sicuramente divertite e sorprese nel riconoscere di poter davvero scorrere credibilmente da un’identità all’altra, consegnando semplicemente all’immagine fotografica, la responsabilità di trasmettere questo paradossale evento.

 

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