4 Dicembre 2010

Progetto “OSPITI INATTESI” Associazione Big-Bang

 

di Alessandra Piolotto

Il progetto “ospiti inattesi” nasce dall’Associazione Big-Bang come una strategia alternativa dell’abitare lo spazio conviviale per eccellenza quale la casa, occupandola poeticamente per il tempo limitato di un “invito” con ciò che è specchio dell’ artista, dissacrandola a volte con ironia pungente, ricreando altre volte la poeticità del nume domestico.
Luogo fisico, ma anche mentale, lo spazio dell’abitare è anche veicolo d’identità capace di rivelare il nostro vivere e il nostro inconscio, di comunicare aspirazioni e desideri, esigenze ed emergenze, visioni del mondo. E’ spazio intimo, matrice contenitore, espressione di sé.
Come un’invasione pacifica di spazi, l’intrusione ironica e inattesa degli “Ospiti” crea una contronarrazione dell’ambiente scelto, sia esso una casa, uno studio, pur mantenendo l’apertura al convivio, attraverso una relazione attiva con le persone intervenute all’incontro, indispensabile all’arte perchè essa stessa realizzi il suo significato.
Con una temporanea appropriazione indebita di spazi abitativi non esattamente nati per accogliere una mostra , l’ospite inatteso attua un processo di sottrazione di elementi dallo spazio, che non è rinuncia, ma intento di individuare una, molte possibili alternative che favoriscano il dialogo con il mondo dell’arte.
La casa può essere una comunità di persone cui ci si sente legati da vincoli di appartenenza, ma che non per forza deve risiedere nello stesso spazio geografico.
Il progetto nasce con l’intento di creare, per il tempo dell’incontro, una piccola comunità che si sceglie naturalmente, che si confronta e relaziona intorno ad uno spazio dove gli interventi degli artisti oltre a dialogare reciprocamente sono il collante comunitario, se sono vere le parole del filosofo e sociologo francese Edgar Morin, “gli altri abitano in noi come noi abitiamo negli altri”.
L’obiettivo è che questo invito verso l’inatteso “altro”, che potenzialmente siamo tutti noi, diventi in itinere un appuntamento fisso con una sua circolarità virtuosa di scambio, estendibile senza limiti di tempo o confini di spazio a tutte le situazioni che si prestino ad accogliere “ospiti inattesi” e a diventarlo successivamente, attraverso un’operazione di scambio d’ospitalità.
La natura del progetto porta inoltre ad auspicare l’apertura di un dibattito, che travalichi l’evento espositivo e che serva da piattaforma per una discussione anche + ampia , transnazionale.
L’internazionalità dell’appuntamento-evento è un punto fondamentale, in quanto la rete globale che si verrebbe a creare oltre ad essere potenzialmente infinita, potrebbe dare opportunità di costruzione e scambio tra artisti.
La nostra è una volontà di indagare come il riconoscimento e la consapevolezza della costruzione dell’ ”altro” e dell’ “io” nei processi identitari si rifletta nella pratica artistica contemporanea a prescindere dall’ambiente geografico e dalle specifiche biografie, ruotando intorno al concetto di identità nomade.
Scambievolmente siamo l’immagine riflessa dell’uno e dell’altro, come suggerisce Jacques Lacan, che usa in maniera indistinta l’ ”altro” per indicare sia il nostro alterego, che l’alterità in quanto tutto ciò che è altro da noi. Se l’ “altro” sono “io” , l’ “altrove” potrebbe allora essere qui, proprio a partire dallo spazio domestico per eccellenza.
In una fase di continue trasformazioni globali e locali che mettono in discussione i processi di conoscenza, le responsabilità individuali, le scelte e pratiche politiche, la possibilità di poter avviare dei processi indipendenti culturali e di scambio, potrebbe essere una risposta a un momento di criticità.
Recentemente ho letto che l’ideogramma cinese della parola “crisi” coniuga i due simboli che indicano “pericolo” e “opportunità”, utile e poetico allo stesso tempo.
Il potere del progetto è anche saper sfruttare l’opportunità offerta dalla crisi per immaginare altre topie, dove è possibile incontrare l’inAtteso.

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