2 Gennaio 2007
il manifesto

Una mappa per l’arte dell’anno che comincia

 

Sarà una stagione segnata dal protagonismo femminile. A febbraio a Napoli Rachel Whiteread e Marisa Merz. Mentre i musei americani proporranno mostre di Kiki Smith e Kara Walker. A Barcellona, i percorsi sonori di Janet Cardiff, a Vienna Dara Birnbaum e Nathalie Djurberg e a Copenaghen Cindy Sherman e Julie Mehretu
Elena Del Drago

Scandito da kermesse tentacolari, mostre-mostro e fiere pantagrueliche, il 2007 permetterà di seguire meglio di quanto non sia successo negli ultimi anni gli ingranaggi dell’efficiente e ricco sistema dell’arte internazionale. Quest’anno, infatti, oltre alle usuali esposizioni monografiche, che tentano di scrivere l’ultima parola sull’opera dell’artista in questione, sarà la volta delle mostre più attese, quelle che dovrebbero indicare la rotta della storia artistica contemporanea: la Biennale di Venezia e la dodicesima edizione di Documenta a Kassel: di entrambe l’ inaugurazione è prevista a giugno, a pochi giorni di distanza una dall’altra, (10 e 16), e forniranno l’occasione per riflettere sulle sorti del mondo visivo e individuare quali tendenze si imporranno nei prossimi anni. Ma cosa vedremo negli spazi dell’Arsenale e dei Giardini o quali artisti saranno incoronati dalla partecipazione alla più importante delle mostre internazionali non è dato sapere, poiché il riserbo dei curatori è stato pressoché assoluto, nonostante le dichiarazioni del curatore americano Robert Storr lascino immaginare una trama poco ideologica: «dalla mia Biennale non uscirà nessuna dichiarazione filosofica, sociologica, politica, com’è accaduto in alcune edizioni recenti. Io non penso che le opere d’arte possano servire per illustrare un’idea», ha dichiarato recentemente lo studioso, forse nel tentativo di evitare preventivamente le critiche mosse tanto all’edizione 2005, curata da Rosa Martinez e Maria de Corral, quanto alla precedente firmata da Francesco Bonami.
Da Kassel a Münster
E se nonostante la riservatezza di Storr, da Venezia continuano a filtrare indiscrezioni su chi parteciperà ai padiglioni nazionali – Sophie Calle per la Francia, Tracey Emin per la Gran Bretagna, Aernout Mik per l’Olanda, Gonzalez-Torres per gli Stati Uniti e Yehudit Sasportas per Israele – su Documenta il mistero è assoluto: la sorpresa sarà notevole poiché molti degli artisti indicati come probabili partecipanti hanno negato di aver ricevuto alcun invito, il che fa pensare a una edizione quantomeno poco ovvia. Il quarantacinquenne curatore tedesco Roger M. Buergel, in un recente incontro presso il Centre Pompidou di Parigi, ha peraltro continuato a tenere segreta la lista degli artisti invitati. Nel corso della conferenza, però, la parola più utilizzata è stata Bildung, formazione, e proprio all’aspetto «educativo» di una mostra cruciale come Documenta sembra tenere particolarmente Buergel, che in opposizione al suo predecessore Okwui Enwezor – i cui interessi gli avevano orientato lo sguardo soprattutto verso i paesi post coloniali, sembra voler focalizzare la propria attenzione su un contesto assai meno globale.
Più prodighi di informazioni, invece, gli organizzatori dello skulptur-projekte di Münster, che si tiene ogni dieci anni e chiama gli artisti a confrontarsi con le vie e le piazze della città tedesca (dal 17 giugno). I curatori, Kaspar König e Brigitte Franzen, hanno invitato con largo anticipo trentatre artisti (tra i quali Pawel Althamer, Ermgreen e Dragset, Dominique Gonzales-Foerster, Isa Genzken e Thomas Schutte) a confrontarsi con l’identità della scultura contemporanea e soprattutto con il suo ruolo nello spazio pubblico. Nell’attesa di questo mese di giugno così sovraffollato, sono molte le mostre che si prevede richiameranno l’attenzione generale. Protagonisti del programma espositivo saranno ancora gli artisti anglosassoni, e per cominciare il duo Gilbert and George, definitivamente beatificato da una mostra itinerante, che dalla Tate Modern di Londra (dal 15 febbraio) si sposterà in diverse sedi tra le quali il nostro Castello di Rivoli, dove in autunno saranno esposte più di duecento tra le opere concepite dalla coppia in quarant’anni di lavoro.
I paradossi del mercato
Tornando indietro nel calendario, l’apertura del 2007 vedrà al Castello di Rivoli una esposizione delle opere di Bruce Nauman concentrata sugli anni Settanta, il decennio più interessante nella produzione dell’artista americano, che ha impegnato gli ultimi cinque anni nel concepimento di questa mostra: da qualche tempo Nauman è al centro dell’attenzione italiana: non soltanto, infatti, è in corso a Napoli la retrospettiva che gli dedica il Madre, ma sono anche usciti in contemporanea due volumi – Please Pay Attention, Le parole di Bruce Nauman di Janet Kraynak per postmediabooks e Bruce Nauman Inventa e Muori. Interviste 1967-2001 a cura di Farid Rahimi, editi da a+mbookstore in collaborazione con Gian Enzo Sperone. La stagione espositiva del museo napoletano si inaugurerà con un doppio omaggio femminile: il 3 febbraio prenderanno il via le mostre di Rachel Whiteread e Marisa Merz che ribadiscono la definitiva affermazione del lavoro delle donne, siano esse artiste, critiche o galleriste, finalmente affrancate dall’attenzione «di genere». Questo, infatti, sarà senz’altro l’anno di due grandi autrici come Kiki Smith, protagonista di un tour espositivo per i maggiori musei statunitensi e Kara Walker che allestirà i suoi lavori al Walker Art Center di Minneapolis, al Whitney Museum di New York e, infine, all’Hammer di Los Angeles: entrambe le artiste tra l’altro, sebbene da prospettive differenti, una più intimista e scultorea, l’altra prepotentemente orientata alla rivendicazione dell’appartenenza razziale, hanno lavorato proprio sul ruolo femminile nella storia. Inoltre, al Macba di Barcellona, dal 2 febbraio sarà possibile perdersi nei percorsi sonori della canadese Janet Cardiff, mentre alla Kunsthalle di Vienna i progetti più sperimentali della primavera sono quelli di Dara Birnbaum e Nathalie Djurberg, e al Louisiana Museum di Copenaghen, uno dei migliori musei europei, saranno di scena prima Cindy Sherman ( 16-2) e poi Julie Mehretu.( 1-6).
Per quanto breve questo tour espositivo permette di osservare come nel circuito dei musei contemporanei sia sempre il lavoro di pochi artisti a essere affidato a mostre itineranti, identiche le une alle altre, o dotate di produzioni diverse, e il 2007 sembra non volere sconfessare questa tendenza: a esempio, sia Cindy Sherman che Bruce Nauman si sono valsi negli ultimi due anni di una serie notevole di esposizioni, cosi come Jeff Wall, che sarà protagonista dell’ennesima retrospettiva al Moma di New York dal 25 febbraio. In più, sembra confermata nel prossimo futuro la totale assenza di confini tra il mercato e gli altri settori del mondo dell’arte.
In questo fitto calendario espositivo verranno montate come sempre le mostre mercato (si comincia con Artefiera a Bologna il 25 gennaio per arrivare a Art Basel Miami Beach il prossimo dicembre), che quest’anno in particolare evidenzieranno la sovrapposizione tra la parte più teorica e avanzata del sistema dell’arte e quella più commerciale.
La crescita del mercato sembra peraltro inarrestabile, grazie a flussi di denaro tanto abnormi quanto incontrollati e misteriosi, che consentono la registrazione di una serie di record, soprattutto sul mercato contemporaneo: proprio i lavori più recenti, anche quelli dissacranti e provocatori, sono i più desiderati e acquistati, né sembra che questo andamento subirà un arresto nei prossimi dodici mesi. D’altronde un’alternativa all’attuale sconfinamento di saperi e poteri non è neppure immaginabile: resta però tristemente paradossale il fatto che lavori artistici alimentati dalla volontà di riflettere su problemi come la guerra e l’ineguaglianza sociale spesso finiscono per decorare le case e gratificare l’ego di quanti hanno costruito la propria ricchezza proprio grazie ai tanti conflitti in corso nel mondo.

Print Friendly, PDF & Email