Libreria delle donne di Milano
paradiso
"A volte penso che il paradiso debba essere un continuo infinito leggere"
(Virginia Woolf, luglio 1934)


Circolo della rosa 2 maggio 1995

Patricia Highsmith
di Marisa Caramella*

Trascrizione della registrazione in cassetta a cura di Serena Fuart

Patricia Highsmith
Non sempre si parla di questa grande autrice rendendo onore della vera essenza profonda dei suoi romanzi. Spesso si usano degli stereotipi o dei luoghi comuni che fanno riferimento a lei come autrice di gialli o di thriller. Non è stato raro trovare ad esempio, in occasione della commemorazione della sua morte, titoli di giornali che la descrivono come "La signora del giallo" o "La signora dell'orrore". Nonostante la sua notorietà, nonostante sia stata notata da Hitchcock e che dai suoi romanzi siano stati tratti dei film, di lei non si riesce mai a parlare superando le voci leggendarie sul suo conto e quindi non si riesce a tracciare un'analisi più approfondita della sua scrittura.
E' indubbio che questa autrice fosse nota per creare suspence e tenere con il fiato sospeso ma non si può limitare l'analisi della sua scrittura solo a questi elementi. Patricia Highsmith nei suoi racconti sapeva penetrare in profondità l'animo umano e affrontava tematiche molto impegnate inerenti alla condizione femminile e sessuale.

Nella vita privata e pubblica, Patricia Highsmith si distinse per il suo carattere riservato e poco propenso ad apparire in pubblico. Era molto restia ad istaurare relazioni che andassero al di là di quelle necessarie per la sua sopravvivenza e per divulgare i suoi libri. Questo fatto naturalmente incise molto sulla divulgazione delle sue opere che restò sempre al di sotto di certe soglie, quali sarebbero potuto essere se avesse promosso con maggiore facilità relazioni con pubblico e giornalisti, lasciandosi trascinare dagli usuali meccanismi di promozione nel campo dell'editoria.
Forse anche per questo aspetto della sua personalità, in occasione della commemorazione della sua morte, i suoi editori non promossero particolari eventi per ricordarla, a parte una piccola celebrazione informale in Svizzera (paese in cui lei aveva vissuto), alla quale furono invitate davvero pochissime persone. La sensazione fu che si stesse ricordando un'amica più che una grande autrice.

Il suo rapporto con il femminismo
Patricia Highsmith non amava che il suo pensiero fosse incasellato all'interno di una categoria anche se per una buona causa. Questo valse anche per le sue idee sulle tematiche femministe. Su questo discorso fu sempre molto riservata e se le venivano fatte delle domande apposite, non rispondeva, scrollava le spalle come spesso faceva quando voleva aggirare le domande.
Anche se non rendeva noto il suo pensiero, il suo atteggiamento favorevole alle donne era riconoscibile dal suo comportamento molto più disponibile verso le donne rispetto agli uomini. L'unica volta che venne a Milano, nel 1988, persuasa dal suo editore in occasione della presentazione di un suo libro, come era solito succedere nel corso delle sue interviste evitava come meglio poteva di rispondere alle domande. In quell'occasione non fu diverso e riuscì ad essere particolarmente crudele, soprattutto con i giornalisti maschi di un certo calibro.
Con le giovanissime giornaliste invece il suo atteggiamento cambiò radicalmente: riservò loro una genuina attenzione e anche se le domande che le rivolgevano erano meno impegnate rispetto agli altri giornalisti, le sue risposte furono assolutamente gentili.

La sua popolarità
In Italia le sue vendite non raggiunsero mai picchi elevati. In Francia, Germania e nei paesi anglosassoni invece fu molto più letta.
In America, suo paese natale, non fu mai particolarmente amata. C'è un solo editore che si occupò di lei, un personaggio importante che l'adorava, ma, più di tanto, non riuscì a pubblicizzarla sul mercato, nonostante la nazionalità americana di Patricia Highsmith e nonostante molti dei suoi libri fossero stati ambientati proprio in America. Neanche Patricia Highsmith però nutriva un grande amore per l'America.
Questo attrito ebbe origine da un'esperienza traumatica vissuta in gioventù. Tutto iniziò quando iniziò una relazione amorosa con una donna più matura di lei, molto altolocata ma sposata con un figlio. Il marito, scoperta questa storia, reagì malissimo e riuscì a far togliere alla moglie l'affidamento della bambina costringendola anche a lasciare Patricia. Pare che la scrittrice non abbia mai superato questo trauma che la spinse, tra l'altro, ad abbandonare l'America.
Su quest'esperienza scriverà un libro "The price of Salt" negando ogni riferimento a fatti personali e utilizzando addirittura uno pseudonimo per pubblicarlo. Che fosse autobiografico invece fu abbastanza evidente. Si tratta della prima opera di una donna arrabbiata, non è un romanzo così profondo e pieno d'immaginazione come gli altri, al contrario è un po' ricalcato sulla sua esperienza.

I suoi romanzi
Dopo "The price of Salt" Patricia Highsmith non affronterà più l'argomento sessualità fino agli anni ottanta, quando la società sembra ammorbidirsi rispetto ad alcune intolleranze.
Scrive quindi "Il piacere di Elsie". Questo romanzo ha per protagonista un'altra donna omosessuale ed è ambientato nella New York del Greenwich Village, alternativa e tollerante, diversa dal background borghese e perbenista in cui aveva ambientato molti dei suoi romanzi precedenti. Una delle caratteristiche di questo libro è l'atteggiamento dei personaggi rispetto all'omosessualità, assolutamente all'avanguardia, atteggiamento che lei porta avanti con la consapevolezza di trovare sicura comprensione da parte dei lettori.
C'è un terzo romanzo che tratta ancora di questo argomento in cui la Highsmith è ancora più esplicita: si tratta del suo ultimo scritto, pochi mesi prima di morire.
Questo romanzo si potrebbe definire quello più esplicito riguardo al tema dell'intolleranza e in particolare al tema della repressione sessuale; si intitola "The small gee" ed è ambientato in Svizzera, a Zurigo. I protagonisti sono un gruppo di personaggi che animano la vita di un circolo culturale tra cui si trovano molti omosessuali. Questo gruppo vive e interagisce in una società molto aperta, tollerante e intellettualmente educata, e sembra quasi che, descrivendo questo ambiente, Patricia Highsmith abbia voluto parlare di una società quasi ideale in cui avrebbe amato vivere.
Tra questi personaggi si trova un'omosessuale repressa che, appunto perché internamente condizionata da pregiudizi, scatena una persecuzione nei confronti di questo circolo di amici. Anche se non verranno commessi omicidi il racconto si caratterizzerà per una serie inaudita di violenze.

I suoi romanzi sono considerati romanzi di suspence. Questo termine però, più che riferirsi alle emozioni che suscita per gli intrighi narrati, si rifà a un particolare aspetto della sua scrittura. Tale caratteristica del suo modo di scrivere è capace di provocare reazioni opposte: dall'irritazione alla fascinazione.
Questo elemento cruciale della sua scrittura risiede nella continua ambiguità presente in quasi tutti i suoi romanzi, ambiguità che riguarda tutti gli aspetti dei suoi libri: gli avvenimenti, i personaggi, la loro vita reale, quella segreta e pensata; c'è un continuo slittamento dal piano della realtà a quello dell'immaginazione e della follia omicida.
Inoltre, seppur mai in modo esplicito, la Highsmith presenta l'animo umano come fortemente ambivalente, portatore di bene e male insieme, e soprattutto portatore, in ognuno di noi, di un potenziale assassino. Il suo modo di scrivere coinvolge il lettore in una trama, che ci si aspetterebbe intricata e invece si risolve in una serie di slittamenti tra normalità e follia. Questo lascia perplessi parecchi lettori. Anche se i suoi slittamenti sono quasi impercettibili e risultano ad un lettore non attento od ostile, noiosi, le situazioni da lei descritte vanno scivolando verso la paranoia. Questo processo è esasperante da una parte, ma lascia il lettore appassionato di questo tipo di psicologia con il fiato sospeso.
Questo modo di rappresentare la realtà, che fa convivere all'interno di uno stesso personaggio il bene e il male, è molto apprezzato dagli europei, al contrario degli americani, che amano invece suddividere categoricamente ciò che è buono e ciò che non lo è, e amano le storie con il lieto fine in cui la giustizia trionfa su tutto. Infatti è difficile trovare in America autori che lascino il finale senza che l'assassino sia arrestato e punito. Al contrario, nei romanzi della Highsmith non è mai così. I suoi personaggi killer spessissimo la fanno franca, anche se, quando l'ambientazione avviene in America è più frequente che vengano puniti. Gli assassini dei suoi racconti inoltre non vengono connotati con caratteristiche negative, al contrario, sono spesso simpatici come Mr Reapley, uno dei suoi eroi più famosi.
Un romanzo dove è più presente lo slittamento tra realtà e follia è "Il Diario di Edith". E' una storia ambientata negli anni cinquanta e ha per protagonista una casalinga. Questa donna ha una vita che, secondo le convenzioni sociali, può essere definita normale. E' sposata e ha un figlio che, pur rientrando nei canoni della normalità, è un po' strambo.
Le sue stranezze sono piuttosto evidenti dai suoi costanti tentativi di soffocare il gatto, dalle sue innumerevoli menzogne, dai suoi risultati assolutamente scadenti a scuola. Nessuno però sembra preoccuparsene, tanto meno il padre, che per lui nutre una forte ostilità oltre che un deciso disinteresse. Edith è una donna molto ottimista e intelligente, scrive degli articoli per riviste politiche di sinistra, ama l'arte e adora curare la casa. Fondamentalmente passa le sue giornate chiusa tra le mura domestiche, con il marito e il figlio. Tutto sembra filare liscio, anche se ogni tanto le capita di provare una certa sensazione di irrealtà che traspare quando dice: "Mi sento strana", "Mi sembra che il mondo non sia quello che è…", tuttavia più di tanto non ci bada, ci passa sopra e continua con la sua quotidianità che nonostante lo spiraglio di luce fornito dagli amici intellettuali e vivaci, tutto sommato, è parecchio monotona. Le cose cambiano quando la famigliola si trasferisce dalla città alla campagna. Edith si ritrova sola, circondata soltanto dai suoi due uomini, tra l'altro molto meno intelligenti di lei, e il nuovo ambiente che la circonda è purtroppo limitato e ristretto. E' a questo punto che ha inizio una storia di follia, in cui tra l'altro uno dei personaggi morirà. Su questa morte, Patricia Highsmith, si manterrà volutamente ambigua: non si capirà mai se si è trattato di omicidio o di morte accidentale.
Tutto ha inizio quando il marito accoglie in casa uno zio paralitico per affidarlo alle cure della moglie. Già a questo punto l'ambiguità della Highsmith si fa sentire: non è chiaro infatti se Edith accogliendo in casa il malato si rende conto del peso che questa assistenza comporterà e tace perché abituata a tacere, oppure non intuisce proprio quello che l'aspetta. Il figlio intanto cresce e diventa sempre più strano: i suoi risultati a scuola sono ogni giorno più disastrosi, ha una vita sessuale problematica e ha sempre in sé il vizio di uccidere animali. Il marito, dal canto suo, è come al solito distratto e assente, ma la cosa più disdicevole è che si permette di portare in casa la segretaria, con la quale ha una relazione. Si giustifica però con Edith confidandole di non esserne innamorato e di volerla lasciare tra poco. Edith reagisce in modo piuttosto singolare: è accondiscendente e non fa obiezioni. Tutto sembra filare liscio quindi, tuttavia qualcosa sta cambiando: Edith non esterna il suo disagio che, al contrario, custodisce gelosamente, però comincia ad estraniarsi dalla realtà creandosi una vita parallela, fantastica, e, come iniziasse per lei una sorta di sdoppiamento, prende un diario, inizia a scriverci la propria esistenza così come vorrebbe che fosse. In tali fantasticherie il figlio si trasforma in un ragazzo intelligente che va a Princeton, il marito se ne va con la segretaria ma con lei diviene generosissimo, elargendole grosse somme di denaro, cosa purtroppo però non vera in realtà, e infine il vecchio parente ammalato non crea grossi problemi. A forza di scrivere Edith si innamora di quest'abitudine di sfuggire la sua quotidianità e finisce con il perdere davvero il senso della realtà. Questo non senza conseguenze: le sue opinioni politiche si radicalizzano così come l' atteggiamento verso i suoi amici. Il punto focale del romanzo si ha quando il figlio probabilmente uccide il vecchio parente, anche se non si saprà mai nulla più delle insinuazioni e dei commenti che l'autrice riserva al fatto. E' dopo questo evento che la realtà vera irrompe nella vita di Edith. Il marito, che intanto se ne era andato davvero con la segretaria, decide di ritornare e scoprire le vere cause della morte del parente. Intende comunque perseguire moglie e figlio, ma più di tanto non ci riuscirà. Prima del suo arrivo, infatti, l'impresa di pompe funebri aveva già provveduto ad imbalsamare il cadavere e quindi non è più possibile effettuare alcun tipo di analisi. Il medico di famiglia, del resto, da sempre poco attento e indifferente al malato si guarda bene dal fare delle obiezioni o dal rimettere in discussione il caso. L'ambiente circostante, polizia compresa, è assolutamente indifferente all'evento, indifferenza che è comune anche a molti altri romanzi della Highsmith, che ci sia un delitto vero o presunto.
Ci si chiede come mai la Highsmith adotti tale struttura.
Alle domande dei giornalisti e alle accuse dei critici lei rispondeva che più di tanto non le importava far trionfare la legge. Quello che contava era dimostrare il fatto che chiunque decida di infrangere le norme sociali e lo faccia con convinzione e sicurezza di avere tutte le ragioni per farlo, sentendosi assolutamente sopra la legge umana e divina, può benissimo riuscire senza gravi conseguenze legali. Ciò che conta è la convinzione e l'assenza di sensi di colpa o rimpianti.
Proprio su questo tema si può fare un confronto con un'altra autrice, la Compton-Burnett. Anche lei come Patricia Highsmith rappresenta situazioni molto particolari e alternative. Narra infatti storie familiari in cui accadono eventi scottanti che vanno dall'incesto al furto, all'omicidio. Ma anche in questi romanzi il colpevole non viene né punito né tanto meno rimproverato da nessuno. Sia i delinquenti della Highsmith che i tiranni della Compton-Burnett godono di una sorta di potere assoluto, fabbricano loro stessi le regole per il mondo, allo scopo di tenerlo a bada, e sono consapevoli che come si fanno le regole così si possono trasgredire.
Le due scrittici concordano sulla frase il delitto paga, nel senso che non è affatto vero che la morale che impone una punizione per il delitto sia sopra ogni cosa. Questa morale è stata costruita da coloro che sanno che, nel momento in cui l'hanno creata, si può infrangere in qualunque istante e farla franca. E' l'organizzazione sociale che tiene in piedi questa sorta di ipocrisia, in particolare l'organizzazione patriarcale. Entrambe le scrittici mettono in discussione proprio la visione patriarcale del mondo che detta le regole e assegna i ruoli.
Anche sulla fine di Edith, Patricia Highsmith rimane ambigua. Non si capisce se questo personaggio si uccida o se la sua morte sia un incidente. Il fatto è che precipita per le scale proprio quando il marito la stava raggiungendo con degli psichiatri per portarla in manicomio. Comunque la cosa più terribile è che, anche nel momento in cui Edith batte la testa, la questione che la preoccupa di più è quella di apparire bene e morire con grazia.

"Il diario di Edith" è l'unico romanzo in cui c'è una donna protagonista. In tutti gli altri i personaggi principali sono uomini.
Ci sono due romanzi simili a "Il diario di Edith": Si tratta di "Quella dolce follia" e "Acque profonde". "Quella dolce follia" è datato 1960 ed è antecedente a "Il diario di Edith", narra più o meno una storia simile ma il protagonista è un uomo. Si tratta di un potenziale scienziato che sa muoversi molto bene nel mondo, è brillante e destinato a un grande avvenire. Anche lui sceglie di crearsi una vita parallela, si scinde in due, però la motivazione per cui lo fa non è, come nel caso di Edith, un problema di riconoscimento di sé, bensì per un problema amoroso. Patricia Highsmith cambia un po' i canoni comuni dei romanzi: questa volta si tratta di un uomo che impazzisce per amore, mentre frequentemente far follie per amore è sempre una caratteristica attribuita alle donne. Il protagonista del romanzo si innamora perdutamente di una ragazza che trova dolce e carina. Per lei sconvolgerà la sua vita, sacrificherà la propria carriera. Le regalerà una casa bellissima, ma tutto ciò non impedirà che lei sposi un altro, per giunta un uomo grasso, piccolo e manesco. Il protagonista reagisce a questo dolore decidendo di vivere una vita parallela, in cui convincerà la ragazza a divorziare e ad andare a vivere con lui. Lei intanto, nella realtà, ha avuto figli e sembra contenta, lui la segue, circonda la sua casa di oggetti che gli ricordano lei, immagina i viaggi che vorrebbe fare con lei e tante altre fantasticherie, riuscendo a sdoppiarsi pericolosamente. Pericolosamente perché per difendere questa doppia personalità sarà costretto ad uccidere: ammazzerà infatti il marito di lei che, gelosissimo delle avance alla moglie, un giorno vuole dargli una lezione inseguendolo in macchina. La ragazza sarà sempre consapevole di chi ha ucciso suo marito, ma sul suo silenzio la Highsmith sarà ambigua: non si capirà se la ragazza non reagisce in nessun modo perché sciocca o perché spaventata dal fatto di avere come spasimante un pazzo capace di uccidere.
Il romanzo si risolve con il suicidio, come tutti i suoi racconti ambientati in America.

Patricia Highsmith e la politica.
Per quanto in apparenza sembri che la politica non le interessasse più di tanto, ci sono molti racconti in cui la Highsmith è dichiaratamente di parte. Ci sono delle cause che le sono state davvero molto a cuore. Una di queste è la causa palestinese. Ci sono tre o quattro romanzi in cui l'epigrafe è sempre dedicata alla lotta palestinese. Pare che lei ci tenesse molto a rendere noto il suo pensiero, anche se i suoi editori cercavano di dissuaderla, perché lo ritenevano commercialmente sconveniente. Ma lei fu sempre irremovibile e decisa sulle sue posizioni.
C'è un serie di racconti inoltre intitolati "Catastrofi più o meno naturali" che sono molto interessanti perché in ognuno di essi si approfondisce un tema politico o di attualità.
Uno di questi racconti intitolato "Papa Sesto e la pantofola rossa" narra di un delirio in cui il papa fa un viaggio in Sud America e stupisce tutti mettendosi a praticare alle folle la contraccezione e l'aborto. Tutto questo accade perché, mentre sale sul podio, inciampa e si rompe un dito. All'inizio non ci bada, ma questo dito si rompe e si gonfia, comincia a provocargli dolore e a sanguinare. Il sangue cade sulla sua pantofola rendendola così di colore vermiglio. Questo fatto lo fa svegliare dal torpore in cui era sempre vissuto, facendogli capire che tutto ciò che ha predicato sulla sofferenza, in fondo, non sa nemmeno cosa sia. Infatti, pensa, se un dito rotto può dare una tale sofferenza, chissà quanta ne può dare un figlio o, peggio ancora due, indesiderati. Inizia così a farneticare.
Altri racconti sono parimenti inquietanti: in uno si narra di come la moglie del presidente degli Stati Uniti schiacci per errore un pulsante che scatena la guerra nucleare, in un altro, sempre a tema ecologico, racconta di un'invasione di scarafaggi che invadono un grattacielo rovinando tutto e facendo crollare l'intera struttura; in un altro ancora Patricia Highsmith difende una donna che decide di affittare il proprio utero per concedere la possibilità di avere figli anche a chi non può.
La Highsmith si distinse per aver difeso ogni causa politica da lei considerata più razionale rispetto alla causa opposta, caratterizzandosi per i suoi ragionamenti semplici e raccontati con fervida immaginazione.
Inoltre ha sempre vantato una grande abilità a far passare per buone tutte le sue cause. In un romanzo intitolato "Gente che bussa alla porta" enfatizza un tema, in parte politico, che è quello del fondamentalismo diffuso in America. Questo romanzo è ambientato in una cittadina dove il padre di una famiglia "normalissima" con due figli e una moglie, a un certo punto della sua esistenza si converte al fondamentalismo di una setta in cui si predica di essere bambini di Dio. A partire da questa conversione si avviano delle conseguenze tragiche, tra cui non poteva mancare un omicidio. Questo delitto però non è programmato, è solo la conseguenza di questo atteggiamento diffuso di intolleranza, di ignoranza, di irrazionalità che la Highsmith, in cuor suo, ha sempre detestato.
C'è un altro aspetto curioso di Patricia Highsmith che riguarda l'opinione che parecchi recensori hanno di lei e cioè che fosse misogina. C'è una raccolta di racconti intitolati "Piccoli racconti di misoginia" in cui le protagoniste rivestono una figura di donna assolutamente stereotipata. Ma l'occhio della Highsmith non è misogino, tende invece a rappresentare le donne secondo quei canoni che la società promuove e ha sempre sostenuto. L'intento dei racconti non è quello di confermare la misoginia diffusa nella società patriarcale, ma è esattamente il contrario, cioè cerca di metter in guardia contro il fatto che qualunque ruolo una donna assuma la porta a non essere se stessa per gratificare gli altri, e questo non può che farla star male.


*Marisa Caramella è una giornalista oltre ad essere un'appassionata conoscitrice di Patricia Highsmith, di cui fu la traduttrice ufficiale e sua consulente editoriale.