Libreria delle donne di Milano
paradiso
"A volte penso che il paradiso debba essere un continuo infinito leggere"
(Virginia Woolf, luglio 1934)

"Leggendaria" n. 42/2003

Un'altra possibilità di destino per le donne
di Eleonora Chiti

Dunque "ognuno di noi ha avuto la sua Carolyn", ha detto Mary Ann Caws, dedicandole una poesia di Adrienne Rich: scelta affettuosa e coerente all'amicizia e alla stima che legava le due coetanee. Poiché anch'io ho avuto la mia Carolyn e ne sento la mancanza, ho bisogno di scrivere partendo da me e da lei. Di dire, cioè, quello che di lei mi emoziona: non solo questa sua speciale scomparsa, che mi priva di un punto d'appoggio importante e anche di un grande divertimento, ma soprattutto la sua vivacità nelle relazioni, il suo parlar chiaro, la sua forza immaginativa, l'amicizia con le altre donne, l'attenzione alle più giovani, la passione per un insegnamento "oltre canone".
Mi emoziona l'affinità politica tra lei e Adrienne Rich, la loro comune volontà di "saper parlare alle studentesse" e alle insegnanti, denudando la pompa accademica patriarcale: Carolyn ha dedicato molte belle pagine a Adrienne poeta, saggista e donna che "si racconta" affermando - dice l'amica in Scrivere la vita di una donna - "verità che le donne prima di allora non avevano potuto dire".
Ma soprattutto mi emoziona e mi diverte la creazione di Kate Fansler (con la complicità di Amanda Cross: tre donne…), il suo famoso "alter ego" inventato come figura di "un'altra possibilità di destino femminile", la quale, come lei, insegna, fa "passeggiate e conversazioni" nei campus e lotta per la libertà delle donne con le armi della letteratura. Trovo straordinario il modo in cui l'esperienza e i saperi di Carolyn passano dalle pagine di analisi critica a quelle della fiction gialla, prendendo corpo e figura e trasformandosi in storie che "dicono la verità" con lo stesso stile amabile e colloquiale dei saggi. "Cerco deliberatamente di fondere il genere teorico con il genere poetico e lirico… per resistere alla forza di attrazione del trito, formale, orrendo linguaggio accademico… Preferisco tramutare le mie teorie in narrazioni e le narrazioni in teorie…". È Heilbrun? No, è Rosi Braidotti che parla di sé e della "sua" Carolyn in Soggetto nomade: "Questo stile inoltre è aderente al progetto collettivo del femminismo che implica la legittimazione e il riconoscimento delle voci di altre donne. La femminista e teorica della letteratura Carolyn Heilbrun (che scrive coltissimi gialli con lo pseudonimo di Amanda Cross) ha descritto le difficoltà incontrate nel tentativo di trasformare i canoni accademici maschili in modo tale da rendere giustizia ai talenti letterari femminili." Questa "giustizia poetica" è già tutta presente nel giallo dallo stesso titolo, che non solo mette in scena i cerimoniali degli uomini ma anche i pericoli dell'asservimento femminile: "Se un giorno avremo una donna che lavora da queste parti, me ne andrò: io non lavorerei mai per una donna." dice la segretaria del Direttore del Dipartimento di Inglese. E ancora "non distruggerò ogni frase specificando se il soggetto è un uomo o una donna o altre sciocchezze del genere" dirà la disgraziata professoressa "dead in a tenured position" che è poi il titolo del romanzo stesso (in italiano Morte a Harvard). Tuttavia "se le donne cambieranno o no la loro situazione dipenderà dalle loro amicizie future" sta proprio nello stesso libro giallo; e, in apparente continuazione, "sono certa che questo amore, la capacità di identificarsi l'un l'altra non come compagne di sofferenza ma come compagne di lotta e realizzazione è responsabile dei successi ottenuti dal movimento femminista attuale… Alla fine, ne sono certa, la vita delle donne sarà contrassegnata dall'ilarità… le donne ridono insieme soltanto quando sono libere, nel riconoscimento dell'indipendenza e del legame fra donne (e tutto questo sta in Scrivere la vita di una donna). Così i saggi sull'amicizia tra Vera Brittain e Winifred Holtby ritornano nella vicenda in cui "scrivere la vita di una donna" significa restituire dignità e riconoscenza a lei e alle vite intrecciate di tre amiche (A proposito di Max). E ancora tre amiche stanno alla base di Intreccio pericoloso, in cui il segreto, che si nasconde dietro una nuova storia di Arianna e Teseo scritta da una donna "as a woman", è la messa in scena del saggio su Woolf e Joyce (in La madre di Amleto e le altre): "Joyce dimenticò Arianna come aveva fatto Teseo. Il compito della Woolf fu di ricordare Arianna".
Vengo all'ultima emozione (dovrò abbandonarmi anch'io alle "conversazioni che non finiscono mai"). Nel racconto Murder without a Text, Kate Fansler dimostra l'innocenza di una professoressa anziana accusata della morte di una studentessa. Fa parte di A Woman's Eye, antologia di "short stories" scelte e edite nel 1991 da Sara Paretsky, la quale nella sua bella introduzione storico/letteraria include i racconti nella linea della grande scrittura femminista volta alla conquista della libertà, a cominciare dalla famosa lotta di Virginia con l'Angelo del Focolare. Il racconto di Heilbrun, pur brioso, fa riflettere più del solito: c'è tutto il disagio di un irrisolto rapporto generazionale e tutta la speranza nella mediazione dei testi. Un fondamentale numero di DWF (Scritture nel mondo/2000) ha riportato da Critical Enquiry del 1999 tre testi a confronto, di Sandra Gubar, Robin Wiegman e Carolyn Heilbrun (ancora tre donne!). Proprio prendendo spunto dal racconto di Heilbrun, la più giovane Wiegman avvia una polemica con le due anziane a proposito delle tensioni generazionali tra donne all'interno dell'Accademia. La risposta di Heilbrun è gagliarda ma malinconica: "Mi inserisco - la più vecchia professoressa di letteratura inglese vivente, per quanto emerita - in questo triste scambio". Eppure, con la solita cristallina chiarezza, prosegue il suo coerente discorso ("ho intenzione di parlare di madri e dell'inevitabile rabbia che le figlie riservano alle loro genitrici") in cui rende omaggio al femminismo italiano ("In Italia il femminismo non è un'impresa accademica… esse sono in grado di confrontarsi col problema delle madri") e alle questioni delle differenze e della "complessità": "Forse si può negare che la differenza tra generazioni merita considerazione al pari delle differenze tra razze, classi, esperienze nazionali e orientamenti sessuali? Non si potrebbe riconoscere che la complessità del punto di vista della prima generazione è degna di analisi?" A noi sembra che si possa e si debba, e che questo desiderio sia un lascito di Carolyn così come lo è "la speranza che le giovani donne imitino Kate Fansler nel coraggio di usare la sicurezza di cui dispone per essere forte anche per conto delle altre." Sta in Scrivere la vita di una donna, che sostiene fino all'ultima pagina la necessità di una rabbia non trasformata in rassegnazione se si vuole "rappresentare narrativamente le convenzioni basate sull'appartenenza ai generi", e si chiude con questo lascito e con la rivendicazione della libera bellezza della vecchiaia ("è nell'invecchiare che Kate mi ha insegnato più cose") come l'età del coraggio ("quando incomincia per le donne l'avventura"). Speriamo che questa possa essere una "spiegazione" della sua ultima decisione.


Amanda Cross, Giustizia poetica, Fazi, Roma 1991 (Poetic Justice, 1970)
A proposito di Max, La Tartaruga, Milano 1989 (The Question of Max, 1976)
Morte a Harvard, Mondadori, Milano 1989 (Dead in a Tenured Position, 1981)
Intreccio Pericoloso, La Tartaruga, Milano 1997 (The Players come Again, 1990)
Murder without a Text, in A Woman's Eye, ed. Sara Paretsky, New York, 1991
In ultima analisi, Mondadori, Milano 1999 (In the Last Analysis, New York 1964)
Dolce morte gentile, Bompiani, Milano 1996 (edizione esaurita)
Un delitto per James Joyce, La Tartaruga, Milano (non ricordo altro)
Imperfect Spy, Virago Press 1997
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Carolyn G. Heilbrun, Toward a Recognition of Androgyny: Aspects of Male and Female in Literature, New York, 1973
Reinventing Womanwood, New York, 1979
Scrivere la vita di una donna, La Tartaruga, 1990 (Writing a Woman's Life, New York 1988)
La madre di Amleto e le altre, La Tartaruga, 1994 (Hamlet's Mother and Other Women, New York 1990)
The Education of a Woman: The Life of Gloira Steinem, New York, 1995
The Last Gift of Time: Life Beyond Sixty, 1997
Lettera di risposta a "Di che cosa soffre la critica femminista? Un secondo parere" di Robin Wiegman "Critical Enquiry" (26) 1, autumn 1999, "DWF", 2000
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Rosi Braidotti, Soggetto nomade, Donzelli, 1995