Circolo
della rosa - 2005
L'angelo
inconsolabile
a
cura di Serena Fuart
Così
era spesso chiamata Annemarie Schwarzenbach, donna avventurosa
e libera, che ha saputo sfidare famiglia, società e nazismo.
Si è parlato di lei sabato 5 febbraio alla Libreria delle donne
di Milano, nel corso di un emozionante incontro che, tra parole e immagini
edite inedite, hanno ripercorso la vita di questa affascinante quanto
indecifrabile scrittrice e fotografa.
Il lavoro, a cura di Tina D'Agostini, sua traduttrice italiana, è
stato presentato da Liliana Rampello.
Ricca, giovane,
colta, errabonda. Slanciata, androgina, adolescenziale, malinconica. Appassionata
e solitaria. Una donna bellissima e corteggiatissima. Annemarie Schwarzenbach.
Nata nel 1908 in Svizzera e morta a soli 34 anni, ha attraversato la prima
metà del Novecento cercando di capire il mondo e se stessa.
Una serata, quella del 5 febbraio, dedicata a lei, alle sue ricerche di
senso, al suo vivere inquieto. Un viaggio, raccontato con parole e immagini
edite inedite, raccolte con cura ed emozione da Tina d'Agostini, appassionata
studiosa e traduttrice della Schwarzenbach.
Annemarie
nacque il 23 maggio 1908 a Zurigo da un ricca famiglia dell'alta borghesia
svizzera. Suo padre (1876-1940), uno degli industriali più facoltosi,
proprietario di setifici a Thalwil (Zurigo e in altre parti del mondo),
non ha mai nascosto un'iniziale predilizione verso questa sua figlia,
terzogenita, dal volto efebico, candido, androgino, angelico, alla quale
riservò un trattamento speciale per la sua educazione culturale
Annemarie trascorse i primi anni della sua vita con i fratelli maggiori.
Nel 1911 e nel 1913 ne nacquero altri due: Alfred Friedrich (che lei chiamerà
sempre Freddy) e Hans.
Dopo un attacco di scarlattina, per sette anni fu seguita da un'istruttrice
privata. In seguito studiò nelle migliori scuole. Si laureò
in lettere nel 1931.
Ma il rapporto più interessante e particolare, Annemarie lo ebbe
con la madre. Fu la madre inoltre che la iniziò all'amore saffico,
un'inclinazione che la giovane e tormentata figlia visse per tutta la
sua esistenza.
Renée Schwarzenbach può essere tranquillamente definita
una madre-padrona. Con la figlia intrecciò un legame simbiotico,
autoritario e repressivo. Non smise mai di cercare l'esclusività
per la sua educazione. Annemarie fu dal lei pesantemente influenzata e
furono proprio i disaccordi con Renée che le procurarono i dolori
più profondi.
Renée avrebbe voluto per la figlia la vita che aveva da sempre
condotto lei: un'esistenza tutta legata alle apparenze che però
non negava, in privato, la soddisfazione di alcune intime inclinazioni.
La madre di Annemarie fu una moglie 'normale', una perfetta padrona di
casa, felicemente sposata con tanti figli. Nella vita privata però
non fu mai ostacolata, (né dal marito né da altri), nella
sua relazione con la cantante wagneriana, Emmy Kruger, che viveva con
loro e godeva di tutte le attenzioni riservate a un'ospite speciale.
Ma la giovane scrittrice, in cerca di un senso di sé e della sua
vita, non volle mai nascondersi dietro l'ipocrisia e non fece mai mistero
dei suoi amori lesbici.
Lo stile
di vita di Annemarie creò attriti e contrasti con la famiglia,
tanto che divenne il maggiore elemento di disturbo, sia da viva che dopo
la sua morte. Quando, dopo la sua morte prematura, ritrovarono i suoi
scritti, la famiglia desiderò che su quel caso calasse il silenzio.
Sin da giovane
Annemarie mostrò il suo spirito ribelle e avventuroso, controcorrente
e particolare. Questo attirò su di lei ammirazione, curiosità
e perplessità.
Il personaggio
centrale della sua vita fu certamente Erika Mann. Figlia dello scrittore
Thomas Mann e sorella di Klaus, è oggetto di un innamoramento folle
e morboso da parte di Annemarie.
Annemarie intrecciò con lei e il fratello un profondo legame artistico,
un forte attaccamento e una vera e propria dipendenza emotiva.
Con loro entrò nel giro di un ambiente libertino e bohémien,
uno dei perni della lotta contro Hitler, e sicuramente, un mondo di cultura
e inclinazioni decisamente alternativo rispetto alle tradizioni della
sua famiglia.
Tra i Mann e Annemarie ci fu una fitta corrispondenza. Ma Erika prese
poi sempre più le distanze dall'amica innamorata che aveva cercato
invano di liberare dalla dipendenza materna.
Anche con Klaus il rapporto fu molto forte. Annemarie cercò da
lui come dalla sorella sostanzialmente un amore e un legame familiari,
quella famiglia che avrebbe sempre desiderato e la cui mancanza ha certamente
contribuito al suo profondo dolore.
Ma non fu mai così. Abituati al successo e disinteressati al suo
genio creativo, i due fratelli si rivolsero ad Annemarie principalmente
per i cospicui aiuti finanziari che la ragazza potè loro dare.
Il legame con loro segnerà comunque la sua vita. I fratelli Mann
inizieranno Annemarie alla morfina, una droga da cui non riuscirà
mai a liberarsi.
La sofferenza,
la solitudine, che nonostante le innumerevoli frequentazioni, gli amori,
le amicizie, contraddistinsero sempre la sua vita e la sua opera, condussero
la giovane donna a viaggiare molto e ricercare un centro e un senso alla
sua vita. Annemarie viaggiò in Persia, in Afghanistan, in Russia,
in India, scrivendo testi letterari ispirati a quei viaggi, e dando sfogo
alla sua tensione e forza creativa anche attraverso l'archeologia, la
fotografia, il reportage.
Mentre la compagnia di amici si sfasciava con l'esilio dei Mann, e in
Europa si accendevano i primi presagi dell'imminente catastrofe nazista,
nell'autunno del 1933 Annemarie intraprese il suo primo viaggio in Persia
attraverso l'Anatolia, la Siria, il Libano, la Palestina, l'Iraq. La giovane
donna trascorse poi sette mesi in Asia, visitando rovine e scavi, moschee
e bazar, e cercando nell' arcaicità e nella semplicità mediorientale
quella purezza di vita che il mondo 'moderno' devastato dall'odio e dalle
guerre sembrò negarle. Le sue impressioni vennero accuratamente
trascritte in una sorta di diario di viaggio, pubblicato nel 1934 a Zurigo
col titolo Inverno in Asia Anteriore.
Nell'aprile del '34 decise di rientrare in Svizzera, attraverso l'Unione
Sovietica.
Si aggravò, in quegli anni, la dipendenza di Annemarie dalla droga,
che sfociò in numerosi ricoveri e tentativi falliti di disintossicazione,
e le rese sempre più difficili anche i rapporti con gli amici più
intimi.
Dopo un matrimonio di convenienza con l'amico e diplomatico francese Claude
Achille Clarac, deciso anche per la speranza di una riconciliazione con
la famiglia, Annemarie ripartì per l'Oriente. Al ritorno dalla
Persia, la vita di Annemarie fu tormentata da numerosi tentativi falliti
di disintossicazione, dalla ripresa frequentazione dei Mann, dalla drammatica
relazione con la baronessa Margareth Von Opel che, durata tre anni, la
condusse fino in America precipitandola in un rapporto ossessivo che la
farà entrare e uscire da diverse case di cura.
Nella speranza di dimostrare a se stessa ed a Erika Mann quanto il viaggio
e il lavoro di giornalista potessero avere effetti positivi sulla sua
salute psicofisica, nel gennaio del 1937 Annemarie intraprese due viaggi
negli Stati Uniti insieme all'amica Barbara Hamilton-Wright, alla scoperta
degli effetti sociali della 'grande depressione'
Tornata in Europa nella primavera del '37, la giovane proseguì
il suo vagabondare inquieto attraverso l'Europa continentale, la Scandinavia
e la Russia. I problemi con la droga si fecero, tuttavia, sempre più
gravi, come più frequenti i ricoveri in casa di cura.
Quando nel settembre del 1939 fu dimessa era già scoppiata la Seconda
guerra mondiale, e Annemarie si trovò insieme alla giornalista
ed esperta viaggiatrice Ella Maillart in Afghanistan, dov'era giunta all'inizio
di settembre dopo un avventuroso viaggio in automobile durato tre mesi
attraverso l'Italia, la Yugoslavia, la Bulgaria, la Turchia e la Persia
.
La crisi fra la due amiche, scatenata anche dalla pesante dipendenza di
Annemarie dalle droghe, le portò a separarsi: giunta da sola a
Bombay, Annemarie rientrò in Europa per consegnare il materiale
sull'Afghanistan e ripartire per gli Stati Uniti, dove affiancò
l' 'Emergency Rescue Committee' nella difesa agli oppositori di Hitler
in esilio, insieme ai Mann.
L'ennesima lite furibonda con la Von Opel, con cui tentò la convivenza
in quel periodo, portò Annemarie a un'esperienza che lasciò
una cicatrice incancellabile: l'intervento della polizia, una diagnosi
di schizofrenia e il conseguente ricovero nel famigerato Bellevue Hospital,
che le riservò un trattamento inumano, ignorando quei privilegi
concessi alle sue origini che fino ad allora l'avevano sempre protetta
nei momenti più critici.
Tornata in Svizzera, la stessa madre non potè più sopportare
l'ingombrante presenza di una figlia tossicomane e dalla vita tanto scandalosa:
è lei a indurla ad affrontare quello che sarà il suo ultimo
viaggio, in Africa, nella primavera del 1941. Gli scritti prodotti in
Congo Belga non si distaccano, del resto, dal suo ormai consolidato stile:
anche qui tristezza e riflessione esistenziale sono i temi principali,
incarnati da alter ego maschili che troppo assomigliano a lei nei lineamenti
e nelle esperienze di vita per non nascondere una vena amaramente autobiografica.
La morte, tante volte cercata negli anni della droga, giunse nell'estate
del 1942 a Sils, in Engadina, in seguito a un trauma cranico riportato
in un banale incidente in bicicletta.
Parole
e immagini che raccontano Annemarie
Marianne
Breslauer
L'appassionante viaggio nella vita di Annemarie è stato preparato
dalla sua traduttrice Tina D'Agostini e presentato e introdotto da Liliana
Rampello.
I racconti partivano dagli scatti di Marianne Breslauer, allieva di Man
Ray . La Breslauer fu l'unica che seppe immortalare l'anima di Annemarie,
che capì ed espresse fino in fondo la sua androginia, immortalò
la sua vitalità ma anche il suo dolore, il suo turbamento, la sua
sofferenza di morfinomane. Immortalò la sua straordianaria bellezza
in scatti che hanno lasciato senza fiato.
I testi
Annemarie è raccontata anche attraverso molti testi. Diversi ne
sono stati citati per meglio attraversare la sua vita, tra cui,'Dalla
parte dell'ombra, il Saggiatore, 2001, La via per Kabul, il Saggiatore,
2002, Oltre New York, il Saggiatore, 2004 e 'Lei così amata', Melania
Mazzucco, Rizzoli, 2000.
Tina D'Agostini
Appassionata studiosa d'origine italiana, è nata e cresciuta in
Svizzera con una madre e un padre emigrati a Zurigo. Laureata in letteratura
a Bologna, ha quindi studiato in Italia anche se la sua lingua materna
rimane il tedesco. E' traduttrice e interprete.
Appassionata della Schwarzenbach, che ha scoperto per caso in libreria,
ha ricordato e raccontato la nostalgia dei suoi luoghi natali mostrandoci
anche le immagini della sua casa.
Tina si è rivelata poi essere cugina di quel lupo nero Schwanzerbach
che tanto aveva fatto contro gli emigrati italiani immigrati quando era
bambina.
Siti internet
consultati
www.url.it/donnestoria
www.tufani.it
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