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La
terza volta delle Principesse
di Rosanna Fiocchetto
Uno dei piaceri
di essere - come nel mio caso - autrice di una delle storie pubblicate
nell'antologia "Principesse Azzurre 3 - Racconti d'amore e di vita
di donne tra donne", consiste nel fatto di esserne anche lettrice.
Ogni volta, finchè non viene stampato, non so come saranno gli
altri apporti nè che fisionomia avrà la raccolta, e vivo
anch'io, come tutte le altre lettrici, la "suspence" dell'uscita
del libro, la sensazione di avere tra le mani una novità da scoprire.
E' quindi prevalentemente da un'ottica di lettrice che scrivo queste righe.
L'introduzione della curatrice Delia Vaccarello, "Principesse messe
a nudo", ha chiaramente ispirato all'illustratrice Marlène
Damonte l'immagine della copertina, ironica e fiabesca, in cui una donna
vestita d'azzurro in groppa ad un cavallo dall'occhio tra furbo e meravigliato
invita al viaggio amoroso, sullo sfondo di un castello lontano, un'altra
donna in abito rosa e viola. La matita di Damonte ha risposto al richiamo
dell'immaginario lesbico in modo giocoso, regalandoci un sorriso; una
reazione imprevista e piacevole, dopo le copertine delle due precedenti
antologie in cui una grafica "simbolica" stilizzata affidava
l'attrazione solo ai colori vivaci. Mi dilungo sulla copertina, prima
che sul contenuto del libro, perchè essa è stata oggetto
di un sondaggio di opinioni sul portale web www.listalesbica.it: un evento
assolutamente inedito nella storia della letteratura lesbica e che personalmente
ho trovato piuttosto divertente, a prescindere dai commenti sia favorevoli
che contrari.
Afferma Vaccarello nell'introduzione: "L'antologia che giunge al
suo terzo appuntamento si propone di 'svegliare' chi legge e chi scrive,
di dare una piccola scossa a quelle parti di noi che languono nel torpore.
E di farlo disegnando un universo in cui cambia molto (e non semplicemente
il genere del principe) se in primo piano ci sono protagoniste femminili
'deste'". I termini di questo cambiamento sono visibili in tutte
e tre le antologie nella ricca gamma di contributi individuali: molto
diversi, ma tutti ugualmente e generosamente concorrenti nello s-prigionamento
di un immaginario che esce dai margini per occupare il centro del discorso.
E la tensione inventiva di questa scelta, lungi dal diventare rituale,
si è progressivamente approfondita.
La raccolta comincia dalla coscienza lesbica nell'infanzia, ritratta da
"Un'amicizia di ferro" di Sara Zanghì, dove due bambine,
Ginetta e Tedda, scoprono insieme, condividendolo reciprocamente, il mondo
del desiderio amoroso e della sessualità: cinquant'anni dopo, l'occasione
di ritrovarsi ancora conclude provvisoriamente il racconto, lasciandolo
nello stesso tempo aperto. Dal "neorealismo magico" di Zanghì
si passa all'auto-ironia di "Acqua", firmato dalla regista Gabriella
Romano, umoristica rappresentazione di una "swinging single"
quarantenne alle prese con l'irrompere degli odiati sentimenti nella disinvolta
routine della sua vita. Le differenti età del lesbismo sono il
tema di "Trinità" di Lidia Ravera, un'anti-storia dalla
tessitura non convenzionale, della quale si coglie pienamente la dimensione
soltanto nell'epilogo. "Iniziazione", di Barbara Alberti, recupera
con spirito caustico lo stile dei carteggi ottocenteschi tra fanciulle
di buona famiglia, per creare un testo che, accostando innocenza e impudicizia,
si misura con la tradizione del "romanzo libertino".
In "Cuori d'inverno", di Sandra Petrignani, la vicenda di Marina
e Anna prende avvio proprio da dove Sara Zanghì aveva interrotto
quella di Ginetta e Tedda: il ricongiungimento a distanza di trent'anni
con il primo amore, distrutto dalla maldicenza di un piccolo paese. Qui
i destini delle "principesse" si sono traumaticamente separati,
e così anche le esperienze, i vissuti... ma non tutto è
perduto, anche se tutto è da ricostruire. Il momento della rivelazione
del lesbismo è rievocato da Maria Rosa Cutrufelli in "La Regina
delle nevi", fotografia di una classe di ginnasiali all'inizio degli
anni Sessanta e dell'omofobia nell'ambiente scolastico. "La coscienza
di Zero" di Delia Vaccarello disegna un paesaggio aperto e luminoso
come scenario naturale di un incontro fra elfe moderne, alternando la
registrazione dei pensieri alle sequenze narrative. Lascio il mio racconto
"Gondoliera" alla totale percezione di chi legge, aggiungendo
soltanto che ho voluto fare di questo personaggio una metafora dell'amore
lesbico e della passione che lo sostiene, rischiando anche un "peccaminoso"
romanticismo.
La scrittura di A.S. Laddor, in "Ostaggi freschi", insegue registri
multipli, decostruendo trama e personaggi, realtà e immagini; la
figura di Proza è, più che protagonista, una deuteragonista
animata da una "fame onnivora", che soddisfa in progressive
allucinazioni, in segreto. Valeria Viganò, in "La ragazza
dell'orecchio", organizza lo spazio della sua narrazione nell'ambito
ristretto di un giardino, amplificato dalla luce sottile che illumina
ogni dettaglio, compreso quello della parola. In questo spazio il punto
focale è l'avvicinamento tra due donne, che si tramuta in Evento
in sè, un evento quasi radiografato. Fiorella Cagnoni, conosciuta
per il suoi "gialli", in "E' il primo nome che..."
crea un curioso meccanismo narrativo con frammenti autobiografici, un
"duplice scivolamento onirico" attraverso il viaggio. "Non
voglio morire da angela" di Cristina Arcuri è un "noir"
perturbante che affronta il tabù dell'incrocio tra amore e morte,
in una "angelica" trasfigurazione del conflitto fra paura e
desiderio.
"Duetto per voce sola" di Paola Presciuttini e "L'estate
scorsa giù al ghetto" di Margherita Giacobino introducono
per la prima volta nella serie di antologie delle "Principesse Azzurre"
la presenza del testo teatrale, accompagnata da una nuova appendice bibliografica.
Mentre Presciuttini mette in scena un monologo in cui Alice Toklas ricorda
la sua vita con Gertrude Stein, Giacobino rende uno scanzonato e irriverente
omaggio alla commediografa Jane Chambers orchestrando una surreale vacanza
lesbica, affollata da personaggi irresistibilmente comici.
Unico racconto scritto "a quattro mani", "Lapsus"
di Clementina Guerra e Marzia Pacis descrive una convivenza lesbica a
lungo termine ormai arrivata al capolinea, nella quale l'alienazione affiora
attraverso l'unico "movimento scontrollato", l'involontario
scivolamento del linguaggio nell'errore. In "Toccami" di Iceblues,
un soggiorno alle Terme è il contesto in cui si sviluppa una sensualità
terapeutica che assume più rilievo di quella amorosa. "Senza
cielo" di Marc de' Pasquali contrappone l'improbabile possibilità
di adozione di una bambina albanese da parte di due lesbiche "ritenute
inadatte ad accudire fantoline", alla reale e tragica vicenda di
Marijeta, massacrata a dodici anni: una spietata denuncia di una società
sadica e indifferente, che con la sua rigidezza razzista nega ogni speranza.
"Tigre adorata" di Patrizia Zappa Mulas restituisce alla memoria
un'affascinante seduttrice, incastonata in suggestive atmosfere romane
e rievocata in un dialogo sul gioco a volte crudele dell'amore. "Ogni
vertebra della tua schiena" di Giulia Balzano fonde l'esperienza
dello scavo archeologico ad un altro genere di scavo, quello nell'emozione,
nel meandro delle sensazioni e del dolore che seguono l'abbandono.
"Azzurra", di Vanessa Ambrosecchio, chiude l'antologia con i
toni lievi della fiaba. Qui la Principessa è letterale, e si chiama
Azzurra. Rifiutando le lusinghe dei prìncipi, smette di avere paura
degli specchi quando un'altra donna scioglie l'incantesimo.
Giulia Argnani e Felicitas Nusselein intervallano i racconti con i loro
fumetti: tra "Perfect Girl" di Argnani e la serie "vintage"
di Nusselein, disegnata agli inizi del movimento lesbico, intercorrono
più di vent'anni, ma la fragranza è la stessa. Se "qualcosa
è cambiato", è la raffigurazione intimistica, di coppia
e quotidiana del lesbismo, invece della sua dimensione politica e collettiva.
Come ogni lettrice, ho le mie predilezioni e le mie idiosincrasie. Riconosco
però a tutte le autrici il merito di essersi coraggiosamente impegnate
non tanto in un genere letterario, quanto in un laboratorio alchemico
di letteratura che potrei definire provocatoriamente de-genere, perchè
presuppone la rivendicazione di una soggettività negata e colpita
da uno stigma sociale che la pone al di fuori della cultura condivisa
e del suo simbolico. E la sua trasformazione da rivendicazione ad affermazione
piena, basata sulla libera espressione dell'"autenticità del
proprio essere", come scrive Delia Vaccarello, attraverso una volontà
creativa corale e plurale che parla intertestualmente di solidarietà,
di convergenza di intelligenze, ispirazione e linguaggi.
Aa. Vv.,
"Principesse Azzurre 3", a cura di Delia Vaccarello, Piccola
Biblioteca Oscar Mondadori, Milano 2005, pp.346, euro 8,40. Racconti di
Barbara Alberti, Vanessa Ambrosecchio, Cristina Arcuri, Giulia Balzano,
Fiorella Cagnoni, Maria Rosa Cutrufelli, Marc de' Pasquali, Rosanna Fiocchetto,
Margherita Giacobino, Clementina Guerra, Iceblues, A.S. Laddor, Marzia
Pacis, Sandra Petrignani, Paola Presciuttini, Lidia Ravera, Gabriella
Romano, Delia Vaccarello, Valeria Viganò, Sara Zanghì, Patrizia
Zappa Mulas. Fumetti di Giulia Argnani e Felicitas Nusselein. Copertina
di Marlène Demonte. Progetto grafico di Wanda Lavizzari.
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