Letizia Artoni
Elisabeth Barrett Browning, AURORA LEIGH
Le lettere 2002
Romanzo in versi.
Avevo scelto questo libro, non perché ne avessi
sentito parlare ma perché mi avevano convinto le parole della
presentazione
.
Vi si diceva che era stato riportato alla luce dalle femministe inglesi,
dopo decenni di assoluto oblio, quale manifesto dell'autodeterminazione
della donna a scegliere il proprio destino, che era stato scritto da
Elisabeth Barrett Browning nel pieno della maturità artistica
e che si presentava come la somma delle riflessioni di un'autrice colta
e preparata sul valore dell'arte e della poesia, sulla condizione umana,
sui costumi della sua età. Dell'autrice sapevo ben poco, quale
migliore occasione dunque per saperne di più
E dopo averlo tenuto a lungo sullo scaffale, mi sono finalmente
decisa a leggerlo ed è stato un bell'incontro, punto d'arrivo
e di partenza insieme perché mentre leggevo lo sentivo dialogare
con altre scrittrici da me amate
Emily Bronte, Emily Dickinson,
Virginia Woolf
ma non ne ero sicura. Ed é stato quindi
un piacere trovarne la conferma nelle parole della sua traduttrice Bruna
dell'Agnese di cui riferirò alcune considerazioni che spiegano
meglio di quanto potrei fare io l'esistenza di questi legami.
Con la prima E.B.B.ha condiviso la voglia di scandalizzare,
di chiamare le cose con il proprio nome in una società che aveva
per queste stesse ragioni già condannato il libro di Emily Bronte
insieme con la sua autrice, Emily Dickinson ne è stata invece
una lettrice entusiasta ,una che della propria ammirazione non fece
mai mistero al punto da dichiarare la consapevole continuità
di una visione poetica. Infine Virginia Woolf che 'benché impegnata
nella sua ricerca del nuovo nell'arte della narrativa, le riconosceva
un'autentica grandezza e una capacità di riforma, introvabili
altrove'.
Una lettura molto ricca dunque e per nulla difficile che
richiede il tempo, nonostante la voglia di saperne di più, di
fermarsi a riflettere sulle immagini che l'autrice riesce con le parole
e per un'infinità di volte a creare, come succede nell'introduzione
dove in poche righe perfette riassume quello che poi racconterà:
"Di scriver libri non si vedrà mai la fine.
Ed io, che molto scrissi in versi e prosa
Solo per altri, ora scriverò solo per me;
Scriverò la mia storia per il mio solo bene,
Come quando si dipinge il proprio ritratto
Per un amico che poi lo terrà in un cassetto
Per riguardarlo anche quando non ci amerà
Più, forse per confrontare com'egli era ed è".
E per questo ritratto sento di doverla ringraziare.