Annarosa Buttarelli
Liliana Rampello, IL CANTO DEL MONDO REALE. VIRGINIA
WOOLF. LA VITA NELLA SCRITTURA
Il Saggiatore 2005
Un altro libro che ci parla della vita
e delle opere di Virginia Woolf può avere la capacità
di stimolare ancora l'interesse di lettori e lettrici, magari appagati
dall'eccezionale bravura della loro autrice preferita? Sì, ma
a condizione che il nuovo libro compia almeno una mossa inedita e stupefacente,
in grado di mostrare una pratica di lettura mai tentata sui testi della
Woolf. Liliana Rampello, autrice del vibrante Il canto del mondo reale.
Virginia Woolf. La vita nella scrittura, è colei che compie la
mossa inaugurale di un nuovo percorso e rilancia la grande potenzialità
ermeneutica che il taglio della differenza sessuale offre per rileggere
i testi anche letterari, specialmente quelli che nascono già
coscientemente segnati dalla differenza (e le pagine di Virginia Woolf
lo sono).
Già da alcuni anni Liliana Rampello tiene i suoi e le sue studenti
di Estetica dell'Università di Bologna in compagnia con la prediletta
Virginia, ma il volume che le dedica è ancora intensamente scaldato
dalla felicità della scoperta. Quale? L'aver trovato un varco
nella tradizione critica (in gran parte femminista) per strappare via
l'amata scrittrice dalla sua fama di donna soprattutto segnata tragicamente
dalla fine per suicidio, e anche dall'inizio, da una vita ferita da
alcune notevoli sventure. Rampello trova convincentemente su tutti i
testi della Woolf - testi, cui resta attaccata "come una formica"
- il sentiero luminoso di una donna geniale che canta continuamente
la vita e il suo affascinante mistero, concretamente percepibile, per
così dire, nei singolari e minuscoli accadimenti che entrano
negli istanti del mondo.
La mossa potente di Rampello è, per l'appunto, quella di rimettere
le radici della scrittura di Virginia Woolf in un terreno non avvistato
dagli approcci critici condizionati da filtri disciplinari, canonici
o piegati da esigenze didascaliche, siano esse psicoanalitiche, letterarie,
stilistiche, sociologiche, ecc. Il terreno è quello della fedeltà
all'esperienza differente di una donna, raffinata intellettuale eppure
capace di sovvertire l'ordine delle priorità consolidate culturalmente:
per lei, ora, tutto ha inizio dal sentire e dal movimento delle emozioni
che diventano il ponte imprescindibile per comunicare con tutto e tutti;
tornano ad essere, infine, l'unico ambiente in cui si può pensare
veramente e bene.
Virginia Woolf fuoriesce, dunque, dai confini della scrittura romanzesca
e saggistica, conosciuti nella sua epoca, non per assecondare pulsioni
avanguardistiche e per consueto narcisismo artistico, ma per trovare
la voce adeguata all'inaudita materia del suo voler scrivere; una voce
e una forma non solo soddisfacenti espressivamente, ma con la forza
necessaria per provocare spostamenti, accendere conflitti, offrire letture
controcorrente delle cose che accadono.
La materia della scrittura di Virginia Woolf - dice Liliana Rampello
- proviene dalla vita di una donna gioiosa, con tutti i sensi aperti
verso il mondo interno/esterno, con una vertiginosa propensione relazionale
verso ogni cosa che c'è, vissuta nella sua alterità e
nel suo splendore, quand'anche fosse progressivamente oscurato dalle
offese del tempo e della storia. Così La signora Dalloway, Al
faro, Tre ghinee, Una stanza tutta per sé, Flush, lettere, pagine
dei Diari, scorci letterari, ecc., ci vengono restituiti da Rampello
come testi in cui ciò che è detto e narrato è sempre
la verità delle cose come sono, delle relazioni umane come sono,
del rapporto-conflitto tra i sessi com'è. Siamo guidati a capire,
quasi passo passo, come ha fatto una grande scrittrice ad arrivare là
dove quasi mai sanno arrivare i grandi filosofi: fare esperienza della
segreta armonia della vita quotidiana e sapere metterla in parole appropriate,
belle e precise. Ma c'è di più. Nel nuovo libro di Rampello
si scorge con una certa chiarezza l'avvento di un nuovo modo di scrivere
di letteratura. Leggiamo qualche cosa che non è più la
critica così come la conosciamo, è scrittura dell'esperienza
di una relazione con un'autrice, attraverso i testi, non più
misconosciuta, sublimata o amputata dal fatto evidente che si tratta
di una relazione incarnata, personale si direbbe. Leggiamo le pagine
consapevoli che si tratta della ri-creazione del mondo attraverso la
trasformazione avvenuta in colei che scrive: trasformazione operata,
certo, dal legame magistrale con Virginia Woolf, ma anche grazie ad
un atto di empatia, se intendiamo correttamente "empatia"
come percezione esatta della vita differente dell'altro e dell'altra.
Nel Canto del mondo reale, si intravede, insomma, un orizzonte nuovo
per una scrittura più libera di quanto il nome "critica"
preveda. Senza contare il fatto che Liliana Rampello regala, per l'appunto,
momenti perfetti di scrittura tout-court e, in questo modo, porta noi
insieme a lei a divenire capaci della bellezza dei testi di Virginia
Woolf, bellezza senza la pratica della quale nessun segreto può
dirsi veramente rivelato o rivelabile.