Bianca Pitzorno
Marta Boneschi, QUEL CHE IL CUORE SAPEVA
Oscar Mondadori, 2005
Bianca Pitzorno è così brava che solo
a lei permettiamo di saltare la nostra regola aurea: poche righe che
dicono perché un libro ci è piaciuto. Ma noi non siamo
scrittrici e lei sì, dunque viva la differenza!
Le biografie dei personaggi famosi possono
dividersi in due categorie: quelle malevole, in cui il biografo cerca
di 'smontare' il mito del personaggio mostrandone la quotidianità
nei suoi aspetti più sordidi, e quelle dettate dalla simpatia
e dal desiderio di riabilitazione.
Marta Boneschi, fine indagatrice del costume italiano femminile dell'ultimo
secolo, in questa sua prima biografia simpatizza e parteggia appassionatamente
per la donna oggetto della sua accuratissima ricerca. E ricostruendo
la vita di Giulia Beccaria, figlia del filosofo Cesare (autore del celebre
trattato 'Dei delitti e delle pene') e madre di Alessandro Manzoni,
ci offre anche uno straordinario quadro di vita milanese a cavallo tra
il Sette e l'Ottocento. La Milano galante e ipocrita dei matrimoni combinati
e dell'adulterio tollerato nella figura del cicisbeo, della aristocrazia
bigotta e dei filosofi illuministi, delle 'Accademie', della amministrazione
austriaca e dall'entusiasta intermezzo napoleonico.
Di Giulia ci aveva già raccontato Natalia Ginzburg nel suo 'La
famiglia Manzoni', una biografia familiare che rientra nella categoria
di quelle malevole. Giulia vi appariva già anziana, bigotta,
fanatica e prepotente matriarca, e, come il suo più illustre
figlio, non suscitava la simpatia del lettore.
Marta Boneschi ci racconta invece la vita della sua eroina fin dalla
nascita e ce la rivela intelligente, sincera e appassionata; vittima
sacrificale degli illustri parenti maschi colti e illuminati, che in
teoria sostenevano l'emancipazione femminile e in pratica negavano libertà
e dignità alle donne di casa.
Due famiglie eccellevano in quegli anni a Milano, per l'antico sangue
aristocratico e per il pensiero libero e innovatore dei membri più
giovani: i Verri e i Beccaria. Il libro è anche la storia di
queste due famiglie e del contrasto tra i 'vecchi' avari e retrogradi
e i giovani proiettati verso il futuro e insofferenti di tutele e di
censure.
Cesare Beccarla, giovanissimo, fugge di casa per sposare una ragazza
non gradita ai suoi, e solo l'intervento dell'amico Pietro Verri convince
il vecchio marchese padre a non diseredarlo e a riaccoglierlo in famiglia.
La primogenita di questo matrimonio d'amore viene chiamata Giulia in
onore della roussoiana 'Julie', ma passato il primo entusiasmo dei genitori
viene trascurata e poi dimenticata in convento fino all'età di
diciotto anni. Appena uscita dal convento Giulia si innamora di Giovanni
Verri. Lei un'ingenua diciottenne, lui un cinico libertino trentaseienne
che non ha alcuna intenzione di sposarla. Cesare Beccarìa infatti,
che ha un'altra moglie e un erede maschio, vuole sì liberarsi
dal fastidio di questa ragazza troppo vivace e spontanea, ma senza darle
la dote necessaria a un buon matrimonio. Vengono così combinate
in gran fretta le nozze tra Giulia e il conte Pietro Manzoni, più
vecchio di suo padre e notoriamente impotente. Giusto in tempo perché
il frutto della relazione tra Giulia e Giovanni Verri nasca all'interno
della sacra istituzione del matrimonio.
La vita matrimoniale per Giulia è un inferno, ma troppo sincera
per prendersi un cicisbeo, come il costume le avrebbe consentito, dopo
dieci anni la giovane donna chiede e ottiene la separazione, suscitando
grande scandalo. Adesso è povera, isolata, sola. Giovanni da
tempo si è allontanato, il bambino è in collegio, lei
ha compiuto trent'anni
Ma a questo punto un colpo di fortuna illumina
la vita della nostra eroina. Io scapolo più ricco, più
nobile, più bello, più intelligente e generoso di Milano
la incontra, la apprezza, se ne innamora. E' Carlo Imbonati, l'allievo
prediletto, il 'garzon bellissimo' cantato dell'abate Parini. Poiché,
non essendovi il divorzio, Giulia non può risposarsi, i due non
più giovanissimi innamorati sfidano l'opinione pubblica vivendo
more uxorio e dopo qualche tempo si trasferiscono a Parigi, dove frequentano
le persone più interessanti, colte e illuminate della capitale
francese. Questo è per Giulia uno straordinario intermezzo di
felicità, crudelmente interrotto, dopo tredici anni, dalla morte
improvvisa di Carlo, che però anche questa volta ha sfidato le
usanze lasciando in eredità alla 'speciale ed unica amica' l'intero,
enorme patrimonio, che renderà Giulia finalmente ricca e libera
del suo destino e permetterà ad Alessandro Manzoni di dedicarsi
per tanti anni a scrivere e riscrivere I Promessi Sposi, senza preoccupazioni
finanziarie. Da questo momento Giulia si dedica interamente al figlio
e alla sua sempre più numerosa figliolanza. I suoi ultimi anni
saranno rattristati dai contrasti con la seconda nuora, dai lutti familiari,
dai rigori di una religione troppo severa.
Ma al lettore resta l'immagine di una giovane donna spontanea e appassionata,
tenace nei suoi affetti, colta e curiosa, che combatte per tutta la
vita la tirannia maschile familiare e che viene premiata da un amore
eccezionale per i suoi tempi (e forse anche per i nostri). Un amore
che le tributa apprezzamento per le sue doti morali e intellettuali,
che le riconosce, alla lettera, pari dignità.