Renata
Sarfati
Idith
Zertal, Israele e la Shoah,
La nazione e il culto della tragedia
Einaudi
2007
L'autrice,
studiosa di storia contemporanea e molto apprezzata in Israele, insegna all'Università
ebraica di Gerusalemme. Questo libro intenso e appassionato è fondamentale
per comprendere la società israeliana di oggi. Attraverso l'analisi del
dibattito politico del paese negli ultimi quarant'anni, dimostra come le catastrofi
della storia ebraica siano state trasformate in eroismo, vittoria e redenzione,
creando in qualche modo un'ossessione per la morte e il martirio.
Con la morte
negli anni 20 di Trumpeldor, primo eroe della comunità ebraica in Palestina,
evento che servì da modello alla rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943,
ebbe inizio la costruzione dell'ideologia dell' "ebreo nuovo", che doveva
morire per difendere la patria, in contrapposizione alle masse ebree della diaspora,
pronte a morire come agnelli.Quando, negli anni Quaranta, la comunità di
immigrati in Palestina dovette confrontarsi con la Shoah, fu esaltato il coraggio
dei pochi che osarono ribellarsi ai nazisti perché lo stato aveva bisogno
di eroi e non di vittime, escludendo i veri portatori di quella memoria, i sopravvissuti.
Col
processo Eichman il paese si trovò per la prima volta a doversi confrontare
con l'enormità di quanto accadde agli ebrei d'Europa. Questo processo sollevò
un immenso dibattito critico, laico, avviato soprattutto da Hannah Arendt, sul
comportamento delle persone, sia vittime sia persecutori, in situazioni estreme.
Il dibattito, che si diffuse non solo in Israele ma in tutta Europa, è
ampiamente trattato dell'autrice che considera questo libro dedicato in larga
misura alla Arendt. Il paese elaborò questo trauma con la costruzione del
ricordo e della dimenticanza della Shoah basata sull'organizzazione di una memoria
didascalica fatta di rituali. Zertal esamina poi l'evolversi di questo discorso
dal punto di vista della costruzione della potenza militare d'Israele e della
giustificazione dell'occupazione israeliana di un territorio occupato da un altro
popolo.
"Come in passato, gli avvenimenti dell'oggi sembrano mostrare
che il processo di sacralizzazione della Shoah
ha trasformato un rifugio,
un focolare, in una patria in un tempio e in un altare perpetuo", conclude
Zertal nella sua introduzione.