Via Dogana n.92 marzo 2010

 

The mothers of us all

Rileggere Firestone: la dialettica dei sessi
di Riccardo Fanciullacci

La dialettica dei sessi (sottotitolo italiano: Autoritarismo maschile e società tardo-capitalistica; originale: The case for feminist revolution, “Le ragioni della rivoluzione femminista”), un libro scritto a venticinque anni, nel 1970, da Shulamith Firestone, è uno dei testi classici e inaugurali del femminismo “della seconda ondata”, che ho letto per la prima volta in queste settimane. Non si tratta di un manifesto o di un pamphlet, anche se si colloca politicamente nella circostanza socio-simbolica del suo tempo e dunque chiede a noi di avvicinarlo dopo aver compiuto un’analoga collocazione; ciò che colpisce è anzi la ricchezza dell’apparato teorico sviluppato e messo all’opera. Si avverte fin dall’incipit in cui ricorre l’espressione “classe sessuale” la centralità che allora apparteneva alla riflessione marxista nell’elaborazione di una politica critica radicale; tuttavia Firestone non accetta passivamente quell’impianto teorico perché lo ritiene incapace di fornire ciò che promette, cioè un’analisi completa delle forme di dominio. Tale analisi si ottiene invece, secondo l’autrice, se non si tenta di ricondurre ogni dominio a quello tra le classi economiche, bensì si mostra come anche questo abbia la sua matrice nel dominio di un sesso sull’altro. Si tratta di un’obiezione oggettivamente forte, eppure può sembrarci “accademica”, perché il rigetto che ci siamo abituati a opporre all’impianto teorico marxista è così generalizzante da farci pensare debba riguardare anche qualunque altro impianto che con quello condivida la pretesa di essere un’analisi critica e spregiudicata dell’esistente. “Spregiudicata”, ovvero non pronta ad accettare come immodificabili questo o quel tratto dell’ordine dato (ad esempio, per noi l’attuale organizzazione del lavoro, per Firestone la struttura della famiglia nucleare), solo in nome di un presunto “realismo politico”. Firestone, invece, non ha paura di pensare in grande: non ha paura di avanzare una sfida radicale, né ha paura di sottoporla a un’elaborazione teorica per sviluppare la quale ricorre agli strumenti più efficaci che trova intorno a sé (oltre alla riflessione marxista, la psicoanalisi freudiana, il discorso femminista della de Beauvoir ecc.), ma senza risparmiare a nessuno di essi (in particolare ai primi due) le critiche necessarie a scioglierlo dall’eventuale connivenza con l’ordine dato. Per le ragioni indicate, non credo che il valore del coraggio teorico che emerge in questo libro, e che è inseparabilmente connesso con la messa al centro della differenza sessuale come questione che una politica critica non può saltare, debba essere interamente misurato sulla validità o addirittura sull’immediata riproponibilità delle tesi o delle concrete analisi che in tale libro sono avanzate. Le analisi determinate (dedicate, ad esempio, al nesso tra sessismo e razzismo, all’elaborazione dominante del rapporto amoroso o dell’infanzia o della bellezza femminile, al modo in cui si struttura la sfera culturale nelle nostre società) sono legate a un orizzonte in cui era ancora vero che «le donne non hanno i mezzi per arrivare a capire che cosa è la loro esperienza, o anche solo che è diversa dall’esperienza maschile» perché l’insieme di tali mezzi, la cultura, era ancora, innanzitutto, un prodotto di uomini. Questo orizzonte, anche grazie alla Firestone, è cambiato, ma la lettura di quelle critiche, ad esempio quella della gestione maschile del desiderio erotico, non è affatto divenuta inutile, per lo meno per un uomo come me.

Quanto alla tesi centrale del volume, essa dice che il sessismo, che sta alla base dell’intero sistema di oppressioni che è fissato a livello dell’ordine simbolico e sociale, si radica sul modo in cui si configura in natura la riproduzione umana: «Gli specifici legami delle donne con la riproduzione biologica e l’allevamento dei bambini» sono quelli messi in forma attraverso le varie divisioni per cui passa dominio; per liberarsi di queste divisioni e di questo dominio, occorre allora operare non solo sul piano simbolico, ma anche su quello biologico approfittando del progresso tecnologico. (Qui si può dunque vedere in Firestone anche una delle ispiratrici di alcune delle attuali forme del femminismo post-gender.)

 

Chiudi