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| ALIAS 11 DICEMBRE:. COME
RIMBALZA OGGI LA LEZIONE DI LONZI Ha scardinato anzitempo, attraverso una pratica di pensiero dell'esperienza, la convinzione 'egualitaria' che si trattasse, tra uomo e donna, di creare "parità": rileggerla oggi è un antidoto esplosivo ai nuovi conformismi massmediatici, a destra come a sinistra di Ida Dominijanni Circolano
nell'aria, in tema di femminismo e rapporto fra donne e uomini, strani ritorni.
Una riproposizione del nome "questione femminile ", che il femminismo
aveva archiviato, all'interno di un discorso massmediatico che invece archivia
il femminismo. Una insistenza ottusa sulla soluzione paritaria - più donne,
purché siano donne, nei parlamenti e in tutti i posti di comando - di una
misoginia che ha già dimostrato di sapersi avvalere non dell'esclusione
e della discriminazione ma della cooptazione e della promozione delle donne, purché
siano donne che piacciono agli uomini. Una rivendicazione automatica di diritti
in risposta a una umiliazione del corpo e della mente femminile che non ha a che
fare con la giustizia sociale ma con l'immaginario sessuale, con la mercificazione
delle relazioni, con l'uso, per dirla alla Zizek, del godimento come fattore politico.
E poi ancora una accademizzazione del discorso femminista, inteso non più
come un taglio nella tradizione mainstream ma come un contributo alla sua vivificazione.
O ancora, una liquefazione della critica femminista dentro un ritrovato pensiero
del comune. Eccetera. La ripubblicazione degli scritti di Carla Lonzi, intrapresa
un anno fa dalla casa editrice et al., arriva come un potente antidoto a tutto
questo. C'è in Lonzi la radice del femminismo italiano, una radice che
alla rilettura dei suoi testi si mostra non come origine incastonata nei gloriosi
Sessanta- Settanta, ma come radicalità attiva, o da riattivare, nella lettura
del presente: una qualità che è propria solo di quei pochi e quelle
poche che sanno pensare così in profondità la contingenza in cui
vivono da estrarne un senso che le sopravvive, e dà i suoi frutti migliori
nel tempo lungo. Non è questo che dovrebbero fare, e quasi sempre non sanno
fare, i filosofi di professione? Carla Lonzi di professione non era filosofa ma
lo sapeva fare: estraeva concetti, duraturi, dall'esperienza, contingente. Bisogna
dirlo e sottolinearlo, per quanti ancora si ostinano a deplorare nella pratica
femminista del "partire da sé" un vizio di "soggettivismo"
senza riuscire a vederne la carica di realismo. Prendiamo Sputiamo su Hegel, il
primo dei testi ripubblicati da et al., che fin nel titolo irriverente restituisce
l'ambizione del discorso di Lonzi, puntando dritto al vertice della tradizione
filosofica occidentale per dimostrare che cosa essa tace o misinterpreta o distorce
della differenza sessuale. La mira è doppia, sulla logica della dialettica
hegeliana e sull'indebita estensione, operata non da Hegel ma da Marx e soprattutto
dal marxismo, di quella logica al rapporto uomo donna,cui invece, sostiene Lonzi,
"non si addice". C'è in questo breve e densissimo testo tutto
il nocciolo della teoria della differenza sessuale - differenza costitutiva dell'umano,
che non trova e non cerca "superamento" né nel progetto egualitario
di assimilazione delle donne "a un mondo pensato da altri", né
in un progetto rivoluzionario di ribaltamento del rapporto di dominio fra i sessi
-, ma c'è altresì il respiro pulsante di una pratica di pensiero
dell'esperienza senza la quale un azzardo teorico così spinto non potrebbe
prodursi. Vale la pena di riportare i passaggi chiave del ragionamento: "Per
uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione
del potere mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali
a quelle dell'uomo. Ma il chiarimento che l'esperienza femminile più genuina
ha portato in questi anni sta in un processo di svalutazione globale del mondo
maschile. Ci siamo accorte che sul piano della gestione del potere non occorrono
delle capacità ma una particolare forma di alienazione molto efficace.
Il porsi della donna non implica la partecipazione al potere maschile, ma una
messa in questione del concetto di potere". Aggiunge Lonzi che "è
per sventare questo possibile attentato" femminile al concetto stesso del
potere "che oggi ci viene riconosciuto l'inserimento a titolo di uguaglianza",
fornendoci così una chiave per misurare l'alterazione del paesaggio che
è intervenuta nel frattempo. Forse, se l'ingiunzione egualitaria è
diventata così normativa e così pressante, è anche perché
quell'attentato femminile è almeno in parte riuscito. |