Libreria delle donne di Milano

1 febbraio 2012

Poesie di Wislawa Szymborska

VIVO

Ormai abbracciamo soltanto.
Lo abbracciamo vivo.
Capaci ormai di agguantarlo
solo con un balzo del cuore.

Con scandalo della ragna,
nostra parente per parte di madre,
non verrà divorato.

Lasciamo che la sua testa,
graziata da secoli,
riposi sulla nostra spalla.

Per mille complicate ragioni
è nostra abitudine
ascoltarlo respirare.

Scacciate a fischi dalla scena dei misteri.
Disarmate dal crimine,
diseredate dell'orrore femminile.

A volte solo le unghie
brillano, scalfiscono, si spengono.
Sanno,
riescono almeno a immaginare
di quale fortuna sono l'ultima argenteria?

Lui già si è dimenticato
di fuggire da noi.
Non sa cosa sia sentirsi addosso
la paura dai cent'occhi.

Ha l'aspetto di
uno a malapena nato.
Tutto da noi.
Tutto nostro.

Con l'ombra implorante del ciglio
sulla guancia.
Con un mesto rivolo di sudore
tra le scapole.

Così lui è ora per noi
e così si addormenterà.
Fiducioso.
nell'abbraccio d'una morte caduta in prescrizione.

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Ringraziamento

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore non perdonerebbe mai.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo, le cattedrali visitate, i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico, con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» -
direbbe l'amore
su questa questione aperta.


(da "Vista con granello di sabbia")
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Amore a prima vista

Sono entrambi convinti

che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma
l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia
mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se
non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta
girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella
cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe
molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.


Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li
avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un
risolino
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali,
che
importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una
fogliolina volò via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e
qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli
dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un
tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.

Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni
inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre
aperto a metà.

(da "La fine e l'inizio")
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La cipolla

La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.

In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.

Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.

La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.

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Scrivere un curriculum

Cos'è necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
Il curriculum dovrebbe essere breve.

E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
E ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli
nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza un perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso E ti evitassi.

Sorvola su, cani gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
E il titolo che il contenuto.

Meglio il numero di scarpa,
che non dove va
colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l'orecchio scoperto.
E' la sua forma che conta, non cioò che sente.

Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che triturano la carta.

(da "Vista con granello di sabbia")