Libreria delle donne di Milano

Corriere della Sera - 6 maggio 2004

"Ufficio, casa e due figli piccoli. E' dura, ma non rinuncio al lavoro"
Rita Querzé

Martina, 39 anni e due figlie, ha preferito lasciare il lavoro: "Spendevo tutto in asilo e baby sitter". Il Corriere ha raccontato la sua storia il 25 aprile scorso. Oggi raccontiamo la scelta di Tatiana, mamma-avvocato, determinata a non mollare ma costretta a fare i salti mortali per conciliare famiglia e lavoro. L' anno scorso più di 5 mila madri, soltanto in Lombardia, hanno rinunciato al lavoro: non riuscivano a gestire gli impegni professionali e quelli familiari. E' una situazione sempre più frequente. Il numero delle donne che gettano la spugna è in continuo aumento: lo ha rivelato un' indagine realizzata dall' Ufficio regionale del lavoro. Comunque sono avvantaggiate le famiglie più abbienti, che possono pagare asili e colf per permettere alla mamma di stare in famiglia senza perdere il posto. Chi svolge la libera professione e ha i mezzi per farlo può mettersi in proprio e gestire orari e impegni in maniera più flessibile come ha fatto Tatiana. Ma per le lavoratrici dipendenti non c' è elasticità e sempre più spesso lavorare diventa un lusso. "Puoi essere la più brava, la più intelligente, la più produttiva del mondo. Ma se hai un figlio, sul lavoro sei handicappata". A sentire Tatiana Biagioni, avvocato, quarant' anni, due figli di quattro e due anni e uno studio legale ben avviato a Milano, c' è da perdere ogni speranza: per chi non ha l' aiuto dei nonni, conciliare famiglia e lavoro è un' impresa da far tremare i polsi. Dopo averla seguita per una giornata intera, non c' è che dire, non ha tutti i torti. Le sue ventiquattro ore sono quelle di un soldato in trincea. "Per adesso, ho soltanto un obiettivo: tenere duro - dice -. Credo che questi siano gli anni più difficili. Ma alla fine, quando Iacopo e Livia saranno più grandi, potrò sedermi un attimo in poltrona e pensare: "Cara Tatiana, complimenti. Hai una bella famiglia e hai conservato il lavoro che ami tanto. Adesso puoi concederti qualche minuto per te". Per capire cosa intende la signora Biagioni per "tenere duro" bisogna partire dalla sveglia. L' orologio sul comodino comincia a urlare alle sette del mattino. Via, subito in cucina, a preparare la colazione per i ragazzi. Prima di svegliare Iacopo e Livia c' è giusto il tempo di salutare il marito neurochirurgo che è già sulla porta di casa. Poi bisogna vestire i ragazzi, metterli a tavola. E che tavola: ciambella fatta in casa, pane, burro e marmellata. Viene il dubbio che l' avvocato Biagioni non la racconti giusta. Dove trova il tempo per cucinare? "Semplice, la torta l' ho preparata ieri sera, dalle dieci a mezzanotte - risponde -, quando i bambini erano a letto". Scusi, come non detto. Vestiti, pettinati e nutriti, i ragazzini vengono messi davanti alla televisione. "Un cartone animato su Raisat, giusto il tempo di prepararmi, fate i bravi!", dice la mamma, in un momento di insopprimibile ottimismo. I due non ne vogliono sapere. Dieci minuti e battono i pugni sulla porta del bagno. La signora Tatiana esce rassegnata. Ha avuto giusto il tempo di lavarsi e vestirsi, in qualche modo. Creme? Palestra? Trattamenti estetici? "Non scherziamo. Se i ragazzi me lo permettono, metto un filo di trucco. Oggi è andata male". Via, tutti fuori, si va all' asilo. Usciti dall' ascensore si piomba nel traffico di Milano. Pochi passi e Iacopo, quattro anni, arriva alla materna comunale ("Ci avevamo provato anche l' anno scorso a iscriverlo, ma non c' era posto"). Poi tocca a Livia, che entra al nido privato ("In questo caso non abbiamo avuto fortuna. Il risultato è che, alla fine del mese, tutti i miei guadagni servono a pagare asili e baby sitter"). Casa, ufficio e palazzo di giustizia sono nello stesso quartiere. "Scelta fondamentale, se vuoi conciliare tutto, non si può fare altrimenti. Anche a costo di spendere di più per la casa", spiega l' avvocato-mamma. Alle dieci Tatiana Biagioni arriva puntuale a un' udienza in tribunale. "Mi occupo di diritto del lavoro. Oggi si tratta di difendere un lavoratore licenziato. Noi sosteniamo che si tratta di licenziamento illegittimo. Secondo l' azienda, invece, l' allontanamento era dovuto a crisi aziendale". Alle 12.45 l' udienza è aggiornata. Davanti a un panino e a una mezza minerale, in un bar vicino a palazzo di Giustizia, l' avvocato Biagioni si rilassa. Quando ci siamo incontrate lei ha paragonato i figli a un handicap. Non le sembra un po' troppo?. "Prima di mettermi in proprio lavoravo in un noto studio - risponde Biagioni -. Ho avuto Iacopo e Livia perché l' ho voluto con tutto il cuore. All' inizio ero convinta di potercela fare. Ma quando vedi lo sguardo dei colleghi sommersi dalle scartoffie mentre scappi di corsa a casa perché il piccolo ha la febbre a quaranta, capisci come stanno davvero le cose. E non puoi nemmeno prendertela con questo o con quello: il punto è che a certi livelli i tempi del lavoro ti richiedono di stare in ufficio dalle otto del mattino alle nove di sera. E non sono previste eccezioni". Per Tatiana Biagioni la via d' uscita è stata mettersi in proprio. Ora il suo studio legale si è allargato: con lei lavorano una socia e una praticante. "Sia chiaro - chiosa l' avvocato -, anche così l' organizzazione della giornata è tutt' altro che facile. Anzi, ora che ci penso, bisogna andare". In ufficio c' è lavoro urgente da sbrigare. Ricorsi da scrivere, un cliente da ricevere, il telefono che squilla. Ci rivediamo sotto lo studio alle 15.30: si va all' asilo e alla materna per recuperare Livia e Iacopo. Arrivati a casa, i bambini vengono accolti dalla baby sitter. L' avvocato torna in ufficio. Ultimo round tra telefoni, lettere e ricorsi. Fino alle 19.30. "Ecco, a quest' ora stacco, torno a casa, preparo la cena ai ragazzi". E il marito? "Appena può mi dà una mano. Ma tra notti e turni di guardia lui ha orari ancora peggiori dei miei. Troviamo qualche momento per chiacchierare solo dalle dieci di sera in poi, quando i bambini sono a letto. Io mi metto ai fornelli per lasciare sughi e torte pronte per il giorno dopo. Lui mi dà una mano". Ma come si trova la forza per preparare il passato fresco di pomodoro davanti a Porta a Porta? "Me lo chiedo anch' io - riflette l' avvocato -. Sa, io ho sempre creduto di non avere sensi di colpa. Non ho mai pensato di rinunciare al lavoro, sarebbe come tagliarmi un dito, una mano. Un pezzo di me stessa e della mia identità. Ora, però, mi viene il dubbio. Che queste notti ai fornelli siano una forma inconscia di espiazione?". Rita Querzé SVEGLIA Sveglia alle 7. Mamma prepara la colazione, lava e veste i due figli, li mette davanti alla televisione e si prepara. Poi li porta al nido e all' asilo TRIBUNALE Alle 10 la mamma-avvocato è in tribunale, poi di corsa in studio. La pausa pranzo è brevissima, uno spuntino al bar e di nuovo al lavoro ASILO Alle 15.30 lascia lo studio per circa un' ora, va a prendere i bambini all' asilo, li accompagna a casa e li affida alla baby sitter. Poi ritorna in studio FAMIGLIA La giornata di lavoro in studio finisce alle 19.30. Poi di corsa a casa, a preparare la cena. E ancora con i bambini, che dormono verso le 22.