Da
Corsera - 17 agosto 2011
La passione di André
per Dorine «Insieme anche nell'altra vita» Senza
tempo Amico di Sartre e teorico della ecologia politica, Gorz fu un filosofo dalle
molte anime ma da un unico amore: la sua Dorine. L'incontro nel '47, la fine
nel 2007 Gorz non volle sopravviverle Quando
a Losanna i loro sguardi si incrociarono per la prima volta, durante l'improbabile
partita a poker organizzata da un comune amico, André Gorz pensò:
«Non ho alcuna chance». In effetti ne aveva poche, visto che l' ospite
si era premunito di avvisare Dorine, giovane e bellissima inglese appena sbarcata
sul continente, che «è un ebreo austriaco del tutto privo di interesse».
E invece lei si accorse di lui. Un mese dopo, André la vide da lontano
mentre usciva dal lavoro. «Ho corso per raggiungerti, camminavi veloce -
scrive Gorz -. Aveva nevicato e la pioviggine ti arricciolava i capelli. Senza
crederci troppo, ti ho proposto di andare a ballare. Hai risposto sì, why
not , semplicemente. Era il 23 ottobre 1947». Non si lasciarono mai più,
fino al giorno della morte di entrambi, il 22 settembre 2007, nella loro casa
di campagna di Vosnon, a due ore d' auto da Parigi. Nato a Vienna nel 1923 con
il nome di Gerhard Hirsch, poi diventato Gérard Horst quando il padre ebreo
si convertì al cattolicesimo per evitare le persecuzioni, Gorz in Francia
era solito usare lo pseudonimo di Michel Bosquet, come quando nel 1964 fondò
assieme a Jean Daniel e a Claude Perdriel il settimanale della sinistra Le Nouvel
Observateur. Grande intellettuale di formazione marxista ed esistenzialista, amico
di Jean-Paul Sartre che scrisse la prefazione del suo ponderoso trattato filosofico
«Il traditore», anima della rivista sartriana Les Temps Modernes dal
1967 al 1974, sostenitore del '68 e poi teorico dell' ecologia politica, André
Gorz fu un uomo dalle molte anime e un unico amore: Dorine, alla quale restò
fedele per sessant'anni. Il matrimonio, che pure all' inizio lui non voleva per
ideologia antiborghese, fu forse l'opera migliore della sua vita, tanto che il
serio e inflessibile Gorz ha conosciuto il successo popolare un anno prima della
fine scrivendo «Lettera a D. Storia di un amore» (Sellerio), settanta
straordinarie pagine dedicate alla moglie morente. Una lettera d' amore che comincia
così: «Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei
centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile.
Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto
di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo
contro il mio riempie». Una lettera d' amore scritta a 83 anni, piena di
aneddoti lievi e di ricordi della giovinezza. André e Dorine vanno insieme
al cinema a vedere «Il diavolo in corpo» con Gérard Philipe,
e si divertono a ripetere nella realtà la scena in cui l' eroina chiede
al sommelier di cambiare bottiglia perché «il vino sa di tappo».
«Quella volta ho ammirato il tuo sangue freddo e la tua disinvoltura, e
mi sono detto: "Siamo fatti per intenderci"». Dopo tre o quattro
appuntamenti, il primo bacio. «Non avevamo fretta. Ho denudato il tuo corpo
con delicatezza. Ho scoperto, coincidenza miracolosa del reale con l'immaginario,
la Venere di Milo fatta carne. La lucentezza perlacea del seno ti illuminava il
viso. Ho contemplato a lungo, in silenzio, quel miracolo di forza e dolcezza.
Ho capito con te che il piacere non si dà o si prende. È questione
di donarsi. E noi ci siamo donati l'uno all'altra interamente. Nelle settimane
successive ci siamo visti quasi tutte le sere. Hai diviso con me il vecchio divano
sfondato che mi faceva da letto. Era largo non più di 60 centimetri e dormivamo
stretti l'uno all'altro. A parte il divano, la mia camera non conteneva altro
che una libreria fatta di scaffali e mattoni, un grande tavolo pieno di carte,
una sedia e un riscaldamento elettrico. Non ti sorprendevi della mia vita monacale,
e io non mi sorprendevo che tu la accettassi». «Lettera a D.»
non sarebbe così straordinaria senza le pagine di scuse, quelle in cui
Gorz chiede perdono per la parte meno nobile di sé, che molti decenni prima
gli aveva fatto descrivere la moglie con sufficienza, come una persona mediocre,
incapace per esempio di imparare in fretta il francese, e totalmente sperduta
senza di lui. Quando invece, dei due, era Dorine la più brillante, forte,
spiritosa, indipendente, ed era soprattutto André in realtà a non
potere vivere senza di lei. A 83 anni, Gorz riconosce di avere sfiorato, con quelle
cattiverie, il baratro dell' infelicità facendo quasi naufragare il matrimonio:
non perché il suo amore fosse mai venuto meno, ma per il bisogno che certe
persone hanno di farsi del male. «Sono a mio agio nell'estetica dell'insuccesso
e dell'annientamento, non in quella della riuscita e dell'affermazione»,
spiega Gorz. Ma Dorine - intelligente e salda - ha compiuto pazientemente negli
anni il miracolo di strapparlo al cupio dissolvi . «Spio il tuo respiro,
la mia mano ti sfiora - conclude infine Gorz -. Ciascuno di noi vorrebbe non dover
sopravvivere alla morte dell'altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo,
avessimo una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme». Un anno dopo
quella lettera André e Dorine si sono dati la morte. Distesi nel letto,
uno accanto all' altra. Stefano Montefiori
Filosofo e scrittore
André Gorz ( nella foto sotto Afp ) è nato nel 1923 a Vienna ed
è morto suicida in Francia nel 2007 insieme alla moglie Dorine, che aveva
conosciuto nel 1947. È stato molto legato a Jean-Paul Sartre e al suo pensiero
ed è stato cofondatore del settimanale «Le Nouvel Observateur»
insieme a Jean Daniel. Il filosofo francese è stato anche direttore della
rivista «Les Temps Modernes» ed è noto soprattutto per aver
introdotto il concetto di «ecologia politica» La moglie Dorine Gorz
ha dedicato alla moglie «Lettere a D. Storia di un amore», un libro
pubblicato nel 2006. Alla donna era stata diagnosticata una malattia in stato
terminale e così hanno deciso di uccidersi con un' iniezione perché
non volevano separarsi |