19 aprile
2010, Corriere della sera
RISPOSTA ALL'ARTICOLO DI SUSANNA TAMARO Le
ragazze non sono un esercito di Barbie "Brave studenti, progettano
un futuro non solo di lavoro e famiglia. Grazie al Femminismo"
di
Barbara Mapelli Non si può passare sotto silenzio l'articolo di
Susanna Tamaro, pubblicato a pagina 56 del Corriere del 17 aprile Il femminismo
non ha liberato le donne. Non si può passare sotto silenzio perché
si tratta di uno scritto che, ad essere benevole, è semplicistico e superficiale,
a non esserlo, è tendenzioso e manipolatorio. Ed è quasi augurabile
che queste siano le intenzioni dell'autrice che, altrimenti, dimostrerebbe soltanto
di essere molto ignorante su quello di cui va parlando. Ammette infatti la Tamaro
di non aver partecipato al Movimento femminista, pur appartenendo alla generazione
"ragazze negli anni '70", e che non vi abbia partecipato è più
che evidente, poiché sembra non saperne nulla e riduce il Movimento a una
pratica di aborti casalinghi e voli per Londra con donne pronte ad abortire quasi
al termine della gravidanza. Non vale
la pena di obiettare puntualmente a queste affermazioni, che creano in chi legge
- senz'altro in me, che del Movimento ho fatto parte - un fastidio crescente e
il sospetto, più che fondato, di malafede. A qual fine, poi, si può
anche intuire. E il fastidio cresce con il proseguire della lettura: chi ha così
sbrigativamente e colpevolmente archiviato il femminismo degli anni '70, si muove
verso un'analoga operazione - e credo altrettanto in malafede - nei confronti
delle giovani donne contemporanee. Intente solo a rapporti sessuali frequenti
e con altrettanto frequenti cambi di partner: rapporti naturalmente non protetti.
E come mai sono così ignoranti queste ragazze, oltre ad essere incapaci
di concepire l'affettività se non attraverso un esercizio assiduo, irriflesso
di una sessualità fine a se stessa? Forse non sa l'autrice dell'articolo
che la nostra scuola è l'unica in Europa a non avere mai avuto programmi
che prevedano istituzionalmente l'educazione sessuale, fatta solo in poche scuole
grazie all'iniziativa di alcune insegnanti, molto spesso, in realtà, le
stesse donne che hanno partecipato negli anni '70 al Movimento. Ma, nonostante
questo e le altre carenze del nostro sistema educativo, non solo scolastico, che
non aiuta le difficili crescite di ragazze e ragazzi nel contemporaneo, le giovani
donne non sono certo solo quelle che descrive Tamaro. Un esercito di piccole Barbie
tutte uguali. Mi occupo di educazione,
sono una pedagogista, incontro quotidianamente ragazze che frequentano la scuola
e l'Università e la realtà che loro mi presentano di sé è
ben diversa. Sono studiose, ben più dei loro coetanei maschi, hanno risultati
scolastici ed accademici mediamente superiori e sono impegnate a progettarsi un
futuro, nel quale prevedono non solo lavoro e famiglia, ma impegno nel sociale,
volontariato, che spesso già esercitano contemporaneamente al percorso
di studi. Certo ci sono anche le pseudo veline, le clienti precoci dei centri
di chirurgia estetica, ma rappresentano una parte, molto visibile ma minoritaria,
di quella pluralità che significa oggi essere una giovane donna. Una pluralità
di scelte e destini che il Movimento femminista ha reso possibile, ora, per le
generazioni più giovani, rispetto ai percorsi obbligati, univoci e minoritari
che erano le vite delle donne fino a non molti decenni fa. Barbara
Mapelli Pedagogista, Università Bicocca Milano
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