Libreria delle donne di Milano

Ddonna 29 marzo 2008

Co-housing per single
Progetto Vetrata colorata, spazi verdi e sale comuni. A Berlino un condominio pensato per donne indipendenti

di Daniela Zenone

Abbiamo cacciato gli uomini fuori dalle nostre case. La nostra filosofia è dividere il tetto soltanto con altre donne. Abbiamo in comune la stessa visione del mondo, gli stessi interessi". A parlare in modo così schietto è Jutta Kämper, ideatrice di "Beginenhof" (la Casa delle Beghine), un progetto di co-housing inaugurato alla fine del 2007 a Berlino e unico nel suo genere in quanto a caratteristiche, storia e obiettivi. Mette insieme 53 donne single tra i 40 e i 73 anni, provenienti da tutta la Germania, che hanno deciso di stabilirsi a Berlino e vivere insieme. L'idea è venuta nel 2000 a Jutta, oggi 74enne, sociologa, ma è diventata realtà solo da pochi mesi, da quando, cioè, sono terminati i lavori per la costruzione dell'edificio, che il gruppo ha progettato su misura delle proprie esigenze. "A un certo punto della mia carriera mi sono fermata a pensare a quante donne sole ci sono in questa città, e a quanto invece siano carenti i modelli abitativi giusti per loro", ricorda la promotrice. "E allora mi sono detta: perché non partire con l'esperimento di una casa-condominio al femminile?". L'alienazione delle metropoli Jutta ha ragione. Le single stanno conquistando le grandi città: solo a Berlino, secondo le statistiche ufficiali, se ne contano 600mila. E la maggior parte di queste, che lo ammetta o no, si trova a fronteggiare il problema della solitudine, amplificato dallo stile di vita della metropoli, che garantisce un anonimato per pochi comodo e rassicurante, per molti drammaticamente doloroso. Insieme con un piccolo gruppo, solo tre altre donne, l'intraprendente sociologa, progetto alla mano, per tre anni ha cercato finanziatori, ma né dallo Stato né dai privati ha trovato la disponibilità concreta a investire del denaro in un percorso costosissimo e privo di certe possibilità di guadagno. Jutta però non si è lasciata scoraggiare dai tanti no, e finalmente, nel 2005 ha convinto un imprenditore "illuminato". L'uomo della storia L'unico "lui" della nostra storia si chiama Kondor Wessels ed è il proprietario di una azienda edile olandese: la "visione" della casa per sole donne deve essergli piaciuta davvero, visto che ha autorizzato la costruzione di un edificio di sei piani investendoci dieci milioni di euro. A differenza delle banche e di altri finanziatori, Wessels ha riconosciuto nel concept del Beginenhof un modello abitativo contemporaneo di successo, orientato su specifiche esigenze della società contemporanea. Una volta concluse le trattative per il terreno su cui costruire - e qui c'è stato l'unico intervento dell'amministrazione cittadina, che l'ha messo a disposizione - e scelto l'architetto, sono partiti i lavori. E con le ruspe è arrivato anche il via alla ricerca delle donne che sarebbero diventate le inquiline della Casa delle Beghine: annunci sui volantini, sui giornali e su Internet. Anche se alla fine ha funzionato di più il passaparola: è così che la maggior parte delle sue attuali abitanti è venuta a sapere della "comune". Venduti in un lampo Nel giro di pochi mesi gli appartamenti sono stati venduti a signore provenienti da ogni angolo della Germania. Spendendo 2.200 euro al metro quadrato le 53 donne sono diventate proprietarie di appartamenti luminosi e moderni in una delle zone più belle del quartiere di Kreuzberg, a ridosso del Landwehrkanal, uno dei corsi d'acqua berlinesi. La facciata ondulata del Beginenhof non ha pareti, ma vetrate colorate che nei giorni di sole riflettono i giochi di luce: visto da lontano, incastonato tra una serie di palazzi d'epoca, l'edificio spicca per la sua modernità, la leggerezza e la luminosità della struttura. Il progetto architettonico dell'edificio, realizzato da Barbara Brakenhoff, prevedeva il coinvolgimento delle acquirenti nella concezione del proprio appartamento: ogni piantina dei tre modelli abitativi dalla grandezza standard di 55, 75 e 105 metri quadrati è stata disegnata con l'apporto di ogni futura inquilina. "Per me è stato decisivo sapere che avrei potuto definire la disposizione del mio spazio, dato che mi muovo su una sedia a rotelle e ho esigenze particolari", racconta Brigitte, informatica. Ogni appartamento è diverso dall'altro, non solo nell'arredamento ma anche nel taglio degli spazi e nella divisione delle stanze. "Tra le altre cose, mi ha motivato a lasciare la mia cittadina e a far parte di quest'avventura il fatto che tutte noi arrivavamo qui nello stesso momento. Nessuna si è trovata di fronte a una struttura precostituita, nella quale doversi inserire e alla quale adattarsi", spiega Esther Lesshafft, 61 anni, insegnante in pensione. Un nome ideale Per il nome di questo strano condominio ci si è ispirati per l'appunto alle Beghine, comunità di donne di diverso ceto sociale che, nella Mitteleuropa del XII secolo, avevano scelto di vivere insieme e condividere ideali evangelici e l'indipendenza, anche economica, da mariti e genitori: per l'epoca, una rivoluzione. Le abitanti della "comune" berlinese non sono legate da religione né da un'ideologia specifiche. Al contrario, l'atteggiamento tollerante verso la diversità e la varietà di orientamento politico è come fosse un invito formale per chi proviene da background esistenziali e generazionali diversi. Società trasversale Fianco a fianco abitano giovani lesbiche, madri di famiglia, pensionate. Nessun dogma, nessuna fede ideologica né di genere. Questo co-housing non ha niente a che fare con il modello di abitazione collettiva per sole donne degli anni Settanta: qui il femminismo non c'entra. Al Beginenhof l'unica regola è che l'immobile sia di proprietà femminile: agli uomini viene ovviamente permesso di entrare, ma come ospiti, e solo in casi eccezionali come co-inquilini. "L'idea di una chiusura totale all'universo maschile mi avrebbe lasciata perplessa, forse mi avrebbe fatta desistere dal comprare questa casa", puntualizza Ursula Al-Sadom, avvocato. Sebbene queste donne siano di diversa età e diverso stato civile (single, divorziate, vedove), sono accomunate da un alto livello di istruzione. Docenti, avvocati, scrittrici, intellettuali popolano questa piccola oasi, dove l'intento di creare rapporti di buon vicinato, basati su solidarietà e rispetto, sta alla pari con la voglia di uno scambio culturale. Locali condivisi Negli spazi in condivisione - un locale plurifunzionale che a seconda delle volte diventa palestra o sala riunioni; una lavanderia; una terrazza e un giardino - si svolgono le attività sociali delle abitanti della casa. Nella bacheca all'ingresso sono appesi foglietti con proposte di corsi, passeggiate in campagna, acquisti dal produttore biologico o serate letterarie. Partecipare è facoltativo. "Amo la mia libertà e sebbene abbia sempre desiderato vivere con altre donne, non avrei mai accettato una vicinanza forzata o attività di gruppo imposte", sostiene Brigitte Staudt, 41 anni, "l'aspetto affascinante del Beginenhof è la giusta combinazione tra vicinanza e distanza, tra collettività e individualità". Per ora gli appuntamenti settimanali sono i corsi di qi-gong e di ginnastica; le quindicinali riunioni per decidere su questioni pratiche e burocratiche, o per ottimizzare la comunicazione e per creare iniziative che migliorino la qualità della vita nella casa. Nella prossima si dovrà stabilire se e come aprire la "comunità" all'esterno, invitando gli ospiti a dibattiti sui temi più accesi della politica e sulle grandi trasformazioni della società tedesca. Per esempio, sul dilagare della condizione di single. Ma loro, a questo, la soluzione l'hanno già trovata.