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D Donna
- 5 maggio 2006
Dialogo
tra due grandi rosse sul femminismo
(Titolo della redazione del sito)
LEA MELANDRI
COLLOQUIA CON ROSSANA ROSSANDA
- Lea: Tu
dici spesso, scherzosamente, che non sai se sei una donna, un uomo o un
ufo.
- Rossana: Non scherzo, protesto. Sembra che io non sia mai quel che dovrei
essere. Ma non c'e' dubbio: sono nata femmina e sono donna nel mio tempo.
*
- Lea: Penso che ogni donna possa dire lo stesso di se'...
- Rossana: No. Quale donna si e'? La "femminilita'" e' stata
costruita sopra di noi da una rigorosa divisione sessuale dei ruoli, che
aveva un suo senso per il patriarcato, e che e' stata introietta da maschi
e femmine. C'e' perfino nel femminismo una propensione a cogliere del
genere femminile l'inclinazione alla fantasia, alla malinconia, al sogno
d'amore anche se ci dilania, al palpitare del corpo, e a trovare opaco
tutto cio' da cui siamo state escluse - il pensiero oggettivato (la manifesta
ragione) e le istituzioni, quel che chiamiamo "politica". Non
e' questa la mia esperienza, per cui, diciamo la verita', le mie amiche
femministe mi aggregano alla solita emancipata che vorrebbe essere un
uomo, e quelle che, come te, mi vogliono bene, cercano di mettere in luce
con affettuosa attenzione in quel che scrivo la "donna nascosta".
Non fare un salto se osservo che gli uomini fanno lo stesso con me, in
direzione opposta.
*
- Lea: E' vero, una parte del femminismo ha creduto di poter rivalutare
aspetti tradizionali del "femminile", come il sentimento, l'attenzione
ai rapporti personali, l'inclinazione al dono, alla cura dell'altro, in
una chiave nuova, positiva e quindi capovolta rispetto al passato, come
se la "differenza" dell'essere donna fosse in qualche modo garantita
da un dato biologico, come la maternita', o da un fondamento metafisico.
Non e' mai stata questa la mia posizione.
- Rossana: Per me la "femminilita'" non sta in natura: in natura
sta la genitalita', la sessualita', mentre le sue figure sono cosa piu'
complicata, estesa, prodotto di coscienza , terreno tormentato di civilta'.
Dentro la quale e' nata (con variazioni) la figura della donna prima figlia,
poi sposa, poi madre, poi asessuata, oppure sfrenata, seduttiva, amante
fatale, amante seccante, via via fino alla piu' o meno sacra prostituta
e alla effimera "velina". O anche l'opposto assoluto, la disincarnata
sposa di dio. Sono modelli antichi ma perche' subirli ancora? Perche'
perlopiu' ci infiliamo in uno di loro? Io non ne amo nessuno, ne' quello
severo ne' quello ammiccante. E non ho mai desiderato essere un uomo.
Ne ho invaso il campo, questo si', non glielo lascio.
*
- Lea: Ma in che cosa e' consistito allora quel modo nuovo, prima sconosciuto,
di guardare, pensare te stessa che attribuisci al femminismo? Nel libro
Anche per me (Feltrinelli, 1987) scrivevi che l'incontro col movimento
delle donne negli anni '70 era stato "tra i piu' decisivi",
in quanto ti aveva dato consapevolezza di essere "non solo un individuo
ma una donna".
- Rossana: Non avevo capito quanto abbia pesato e sia stata determinante
la divisione sessuale dei ruoli. Quanto il modello "maschile"
e "femminile" abbia strutturato la percezione di ognuno e ognuna,
la storia e la memoria dell'umanita'. Quanto insomma siamo "persone
sessuate". Anche, anzi di piu', quando non lo sappiamo.
*
- Lea: Ma aggiungevi, a proposito della identita' di sesso, che era "l'intuizione
di una dimensione immensa, prima da me non vista o sottovalutata".
- Rossana: Non ne posso piu' di "identita'" presunte invalicabili
- di terra, di sangue, di etnia, di religione e figuriamoci se non di
sesso. Diciamo soggettivita' di genere. Io mi sono andata convincendo
che di biologico e invariabile fra maschi e femmine c'e' solo la diversita'
dell'apparato riproduttivo: gli uomini non possono partorire, noi non
possiamo spandere in loro un seme. Tutto il resto e' costruzione storica
a onde lunghe, e dissimmetrica perche' segnata dal sopravvento d'uno dei
due sessi. E, certo, profondamente introiettata. Forse perfino pattuita,
se no le donne avrebbero sterminato gli uomini da un pezzo. Non poco di
quella dissimmetria deve andarci bene, se in Francia - dove mi trovo oggi
- un terzo delle donne ammettono di essere state almeno una volta picchiate.
Forse all'eta' della pietra maschio e femmina convennero che lui andava
a caccia del leopardo per colazione mentre lei restava col piccolo nella
grotta, lui rischiava la pelle ma si garantiva proprieta' e progenie,
lei non si garantiva ne' l'una ne' l'altra, ma non rischiava (nell'immediato)
la vita. Piu' tardi e fino a poco tempo fa lui portava i soldi, lei assicurava
la cura. Lui andava in guerra e lei restava a casa. Non e' stato un bel
contratto. Sfidavo la politica a tenerne conto. Sfidavo noi stesse a non
starci piu'.
*
- Lea: Se il dominio maschile arriva cosi' lentamente alla coscienza storica,
pur essendo il piu' evidente, e' perche', essendo legato all'amore, alla
riproduzione della vita, all'esperienza singolare di essere stati tutt'uno
alla nascita col corpo della madre, ha fatto si' che dominata e dominatore
parlassero la stessa lingua, che il sacrificio di se' potesse essere scambiato
per generosa dedizione, che l'indispensabilita' all'altro fosse presa
per potere. Poi e' venuto il femminismo, e tu non sembrasti avere dubbi,
in quegli anni, che fosse una sfida radicale alla politica, la "protesta
piu' estrema", perche' portata "nel piu' oscuro, opaco, lontano":
il corpo, la sessualita', l'inconscio.
- Rossana: Non io ma il femminismo sfidava la politica. Io penso che la
cultura politica, rimuovendo la parte oscura o desiderante dell'io, non
vede quanto ne e' essa stessa segnata. Quanto ne sono segnati i suoi codici.
E quanto le sfugga dei movimenti profondi, limpidi o torbidi che siano,
della societa' che ha davanti. Ma sento che mi rimproveri, come se avessi
cambiato idea o tradito. No, c'e' fra noi da sempre una diversita' di
accenti. Tu vedi soprattutto le invarianti biologiche e psichiche, nei
comportamenti umani, io guardo soprattutto alle varianti. Non credo infatti
che l'uomo ignori il corpo e la sessualita': li declina secondo il modello
patriarcale che lo rassicura. Non credo che l'uomo sia piu' vicino alla
ragione e noi all'irrazionalita', che peraltro non e' il contrario della
ragione. Certo l'uomo praticava (e ancora pratica) pubblicamente la prima,
lei pubblicamente il secondo. Quanto ai sentimenti poi: com'e' che i grandi
scrittori maschi hanno visto il nostro dolore? Non e' una donna che ha
scritto Anna Karenina. Per tornare al tuo tema: si', la cultura politica
deve sapere che grande parte dell'esperienza umana le sfugge, non se ne
deve occupare. Deve stabilire le regole di convivenza, e oramai ricontrattare
fra i generi o, se vuoi, i sessi. Alt. Non ha da essere calda e intrusiva,
ha da essere fredda e rispettosa dell'io profondo. Non voglio ayatollah
di nessun tipo.
*
- Lea: Anche la tua scrittura cambio' in quegli anni. Dicesti che il femminismo
legittimava lo scrivere "di se'" e "per se'", che
ti aveva permesso qualche "scorreria nella persona e nella memoria",
la possibilita' di dar voce alla malattia, alla solitudine, alla morte,
ma anche all'amicizia tra donne.
- Rossana: E' vero. Non pretendo piu' una oggettivita' neutra. Parto da
me. Me di fronte a un pezzo di mondo, che non vorrei troppo piccolo.
*
- Lea: Nella tua autobiografia c'e' una splendida carrellata di zie, modelli
femminili a cui sembra tu abbia guardato con la liberta' di una bambina
a cui non sono state fatte imposizioni relative al suo sesso. C'e' la
moglie, "battuta e sprecata"...
- Rossana: Non battuta, buttata. Sprecata.
*
- Lea: e ci sono le "donne sole, donne per se'", "sapienti
e sorridenti". Nessuna sarebbe stata il tuo futuro: ne' la sessualita'
ne' la maternita' avrebbero avuto per te il peso che hanno nella vita
della maggior parte delle donne, e neppure saresti sostata a lungo nel
sogno di una tranquilla, solitaria vita di studi e di pensiero. Eppure
c'e' una figura dominante, quella che, non a caso, hai voluto farci incontrare
gia' nel titolo del tuo libro: ideale dell'Io, direbbe Freud, che la memoria
rincorre, o che non ha mai perso di vista. "Ragazza allegra, coraggiosa,
sentimentale" e' tua madre nella foto che la ritrae sedicenne nelle
prime pagine; "tre ragazze" siete tu, tua sorella Mimma e lei,
solo un po' piu' attempata di voi...
- Rossana: Per ragazza intendo una creatura aperta, avventurosa, non conclusa
e inchiodata.
*
- Lea: Ma come "ragazza particolare" descrivi anche te stessa,
"piu' disposta a rimproverarsi la cecita' rispetto alle sorti del
mondo, assalita da domande implacabili", piuttosto che celarsi dietro
la secolare "estraneita'" delle donne alla vita pubblica.
- Rossana: Vero.
*
- Lea: Sulla soglia che sta tra le sale odorose di cera della biblioteca
del Castello Sforzesco, dove studentessa universitaria cominciavi l'esaltante
avventura del pensiero, e la citta' sorpresa dai bombardamenti, nel 1943,
sembra che si compongano idealmente le figure di due genitori "preziosi
e amati", la bellezza e la vivacita' di tua madre, la saggezza e
la malinconia di tuo padre. Un androgino perfetto, mi verrebbe da dire.
- Rossana: Non so. Per androgino si intendono due cose: un antico rimpianto
di un'eta' dell'oro in cui l'umano non era diviso, che sta in tutte le
culture (questo e' anche l'eros greco, altro che Ratzinger!) e una pratica
corporale dei due sessi, transgender. Il primo senso resta affascinante
quanto fantasmatico, le seconde non mi hanno attratto, ma e' lecitissimo
che attraggano altri e altre. Sul sesso ognuno si attiene a quel che gli
va, salvo rispettare l'altro. Anche qui sarei per "raffreddare".
Il sesso non e' tutto e ha da essere libero. Insisto, sesso e genere non
sono la stessa cosa. A dirla tutta non mi affascinano ne' la neutralita'
ne' la differenza.
*
- Lea: Che la complementarieta' dei ruoli, il differenziarsi del maschile
del femminile come se fossero le due meta' di un intero, conservi un grande
fascino non c'e' dubbio: di questo ideale ricongiungimento, o armonia
degli opposti parla il sogno d'amore, ma in modo perverso anche il totalitarismo,
il nazionalismo, e tutti i fondamentalismi che conosciamo. Nella tua immagine
di ragazza ho creduto di trovare qualcosa che richiama il desiderio di
armonia o di interezza: un corpo che trattiene la grazia e la vitalita'
non ancora domata del femminile, e una intelligenza che si e' trovata
troppo presto a dover prendere stanza nel mondo, a respingerne con forza
luciferina gli orrori, intollerante di tutto cio' che viene a dirigere
dall'esterno le nostre vite: la poverta', la guerra, la schiavitu' del
lavoro.
- Rossana: Perche' la grazia del corpo giovane femminile? E' immensa anche
quella del corpo giovane maschile. Prima di essere tutti e due sfiniti
e ingabbiati da un dover essere perfino fisico. Quanto al prendere stanza
nel mondo non e' mai troppo presto, visto che o la prendiamo o vi ci mettono.
E di non pochi dei suoi orrori e' piena anche la famiglia. Credo che sia
stato sempre cosi'. Ma stanno esplodendo oggi che i ruoli del triangolo
vacillano tutti: il padre non piu' il solo tramite e l'immagine stessa
del mondo esterno al nucleo familiare, la madre non e' piu' solo l'ex
figlia e figura tenera e sacrificale, il figlio deve imparare chi vuol
essere, e pare che nessuno dei due, traballanti come sono, sia per ora
in grado di dargli una mano. Il disagio piu' violento emerge evidentemente
dall'uomo, che si sente spossato, afferra il revolver, ammazza lei ed
esclama: "Non volevo perderla". Ormai ci sono piu' ammazzamenti
in casa per conflitto fra i sessi che in strada per conflitto di mafie.
*
- Lea: Mi chiedo se, di fronte all'occhio impietoso del femminismo che
ti ha rimproverato enfasi volontaristica, onnipotenza, sacrificio di se',
sottovalutazione del destino imposto alla donna, non abbia giocato, nel
farti nascere dubbi e sensi di colpa, proprio l'evidenza del privilegio
che ti ha fatto essere cosi' unica rispetto alle "sorelle di sesso",
cosi' ugualmente di casa nella sfera interiore e nella grande storia,
nelle acque insondate della persona e nelle passioni della politica.
- Rossana : Ma quale sacrifico di me? Se non mi fossi dedicata al Pci
o al Manifesto, sarei probabilmente professore in qualche universita'.
E allora? Non mi sono tormentata perche' ero sterile, e di figli - quelli
grandi, che gia' ti guardano con sopportazione - ne ho fin troppi. La
mia ormai lunga vita non e' stata contro tutti ne' quella pagata a piu'
caro prezzo. Quanto a colpe, essendo antipatica, tendo perlopiu' a darle
agli altri. Naturalmente porto su di me qualche livido, ma come canta
Edith Piaf, Je regrette rien.
*
- Lea: E' alle tue amiche femministe - "accusatrici" ma anche
"amabili struzzi" che sprofondano la testa sotto la sabbia per
non doversi caricare delle responsabilita' del mondo, che risponde prioritariamente
il tuo viaggio nella memoria, il desiderio di dirsi e farsi ascoltare
per quello che si e' o si e' stati?
- Rossana: Credo di si'. Ma anche la smania di persuadere, di cambiare.
Lo ammetto. Non scrivo per me. Anche perche' non sono, ahime', Virginia
Woolf.
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