Libreria delle donne di Milano

28 ottobre, ore 17, Luisa Muraro
Appunti della lezione a cura di Laura Colombo e Sara Gandini

L'ordine simbolico della madre. Ripensamenti

Sono i lettori che danno a un libro il suo compimento - o più compimenti. Non è lo scrittore. Un autore può fare solo la retractatio (nel senso di S. Agostino), che non è la ritrattazione, ma è ripensare il libro da lontano.

Ripensamento = riguardare il libro a distanza di tempo. Non è né autocritica né una cosa celebrativa.

L'ordine simbolico della madre è un libro controverso perché è una scommessa non vinta, ma neppure persa. È una scommessa ancora aperta. È un libro che tenta qualcosa e chiama altre a lavorare su quel tentativo. Però alcuni non l'hanno fatto, non hanno raccolto la scommessa.

Per esempio una lettrice che ha dato compimento al libro è Francesca Solari (regista di Addio Lugano).

Un altro esempio è un amico psicoanalista francese, che si è chiesto dove sia il padre in questo libro. E ha detto che bisognava che una donna dimenticasse il padre per svincolarsi dal potere. La sua critica è che il libro mette la figura della madre al posto del padre.

Questa critica secondo Muraro dà troppo per scontato che il padre ci sia. Lacan, già nel 1969, diceva che il padre si è volatilizzato.

Ma allora il libro è inserito nel nuovo mondo senza padri? Non è questo. Piuttosto si trova all'inizio della parabola del patriarcato, e il padre non c'è ancora.

Nel libro il padre non compare per Luisa Muraro, se non come figura che aiuta la madre. Muraro è una donna che non ha investito sufficientemente la figura paterna. Un padre bisogna farlo vivere, bisogna investire nei padri, crederci.

Facendo il lavoro sul negativo con Diotima, ha incontrato lo psicoanalista francese André Green, che si è occupato delle madri che hanno subito una perdita grossissima, un lutto che non si lascia consolare. Green incontra principalmente chi viene da questa esperienza, ossia i figli di una madre morta.
Secondo Green ci sono delle ferite che trovano un teatro delle operazioni dove questa sofferenza si esplica in modo autentico, e quindi si può operare uno spostamento.

Qual è il teatro delle operazioni di chi ha scritto L'ordine simbolico?
L'autrice si è spostata, ha abbracciato la politica delle donne, che è diventata il luogo della sofferenza materna e dell'impotenza creaturale.

Françoise Collin parla di riconciliazione con la madre, che è una scommessa feconda per molte donne. È un darsi e dare senso.

Anche Green parla di ricerca di senso (in francese lui dice quête du sens) come filo conduttore della sofferenza dei suoi pazienti.

Idea centrale della retractatio: nel libro ci sono due strati che si sovrappongono, come in un palinsesto (testo antico scritto in diversi strati, ogni volta ricoprendo il precedente). Il primo strato è l'attaccamento a una madre ferita dentro. Lo strato sovrapposto è la politica delle donne.
La scommessa del libro è la libera comunicazione tra i due strati. Ossia la possibilità di riaprire questa comunicazione, e quindi che il movimento delle donne possa ricevere l'antica sofferenza materna e l'impotenza femminile senza mediazioni specialistiche (psicologia ecc).

La scommessa sarebbe quella di sovrapporre due scene difformi e far sì che ne venga fuori senso, non delirio.

È una cosa che ha visto nei gruppi di pratica dell'inconscio: sofferenza messa in parole perché acquisti senso.

In altri termini la scommessa sarebbe di immettere qualcosa della potenza materna nella scena pubblica, senza quelle mediazioni che normalmente rendono il discorso sensato.

Nel libro (L'ordine simbolico), a volte ha avuto paura che la scena "raschiata", arcaica, muta, straripasse e prendesse il sopravvento. Anche nel momento in cui scriveva le è successo, per esempio nel secondo capitolo, quando parla dell'amore femminile per la madre. Lì sentiva che il pensiero fluiva.

Amore femminile per la madre = è un trascendentale ma nel senso medievale, non kantiano (ossia è "il baluginare dell'essere nella scena empirica", non - come per Kant - la condizione della conoscibilità degli oggetti, ossia l'a priori, quello che il soggetto immette nelle cose nell'atto stesso del conoscere).

Nello stesso tempo, insieme al libero fluire del pensiero, si perdeva. Era la sofferenza che avanzava e in quei momenti usava la filosofia come una maschera.

Rispetto ad allora ha imparato, leggendo le poetesse. È partita da Amelia Rosselli che, per dire quello che le preme, arriva quasi a non dire niente. Quindi è molto audace, ha un'enorme tensione interna.

Sempre per stare nel tema della scommessa, riprende il mito di Demetra e Core.
Demetra è la madre morta per eccellenza.
Riprende un episodio della consolazione di Demetra dei misteri orfici: sulla strada tra Atene ed Eleusi Demetra incontra due poveri che la accolgono con molta ospitalità. La padrona, Baubo, le prepara una bevanda di orzo, che Demetra rifiuta. Allora Baubo si siede e alza la gonna mostrandole il suo sesso nudo. Il feto che porta in grembo ride e allora anche la dea ride. In quel momento Baubo le mette in mano la tazza e la dea beve.

Green = il soggetto in cura da lui cosa fa con lui nei confronti della madre morta, per riparare la madre morta? Cerca di farla ridere e sorridere.
È questo che Muraro fa nell'ordine simbolico, dove c'è proprio il motivo di far ridere la madre.

Ma qual è la perdita irreparabile della madre?
L'umanità femminile ha perduto la propria originalità a causa del rapporto con l'uomo. Quindi le donne interiorizzano le esigenze maschili fino a perdere il proprio dell'originalità femminile.

C'è quindi l'esigenza di mettere insieme il ragionamento e il sentire, una libera comunicazione tra strati profondi, stati inconsci e razionali.

Questione: nella società femminile è possibile risolvere il lutto materno e l'impotenza creaturale?

lutto materno = perdita del bello che il rapporto con la madre avrebbe potuto creare
impotenza creaturale = nel sociale vediamo l'esempio delle quote rosa…

la paziente di Green non ha successo con la madre, mentre Baubo ce l'ha, c'è quindi la questione dell'efficacia.
Il rito orfico, eleusino, aveva efficacia terapeutica?
E ancora: la scena psicoanalitica ha efficacia? La lettura / scrittura ha efficacia? Le pratiche politiche del libro hanno efficacia?

Ci sono diverse possibilità:

1. la politica delle donne consente la libera comunicazione tra le due scene, ossia rende disponibile - alle donne e alla società - qualcosa della potenza materna.

2. la politica degli uomini non ha questa capacità perché hanno bisogno delle separazioni (ex: pubblico / privato)

3. Žižek e Butler (non prosegue poi su questo punto, lo nomina solo)

4. dubita che una donna aspiri all'indipendenza simbolica attraverso l'introduzione di un'istanza terza, perché per una donna è una deportazione nel maschile che equivale a un depotenziamento della competenza simbolica. Un esempio è quando ci si consegna mani e piedi agli specialisti.
Quindi tentare di aprire la comunicazione diretta col mondo primario della relazione materna è necessario, anche se è rischioso.
La deportazione nel maschile, quando è ben riuscita, fa uscire le Thatcher, per tutte le altre si traduce in un difetto di autorità e originalità. Una donna non può immettersi alla pari nel mondo della politica maschile. E non per le discriminazioni, ma perché ha perduto il privilegio del suo sesso, ossia l'essere nata dello stesso sesso della madre.

La pratica politica delle donne è bevanda nutriente e teatro comico e per Muraro questo è il riassunto dell'opera della società femminile nella storia.

DIBATTITO

La scommessa del libro non è né persa né vinta. Ma cosa doveva esserci epr considerarla vinta?
Per esempio: che gli istituti della democrazia rappresentativa siano riconosciuti come esigenze degli uomini, e le donne non si conformino.
E ancora: la legge 40 (sia il fatto di farla che il referendum per tentare di abolirla). Non c'è stata chiarezza sul pensiero delle donne , non è stato chiesto nulla alle donne. Quindi il sentire e pensare delle donne non è stato interrogato.

Il lutto per la perdita primordiale inconsolabile (che è perdita del vero sé) è risolvibile, oltre che nelle modalità della cultura maschile, anche uscendo dallo scenario, quindi nella cultura femminile. Ma è possibile solo mettendo in antitesi le due culture?
La perdita del sé autentico è un tema molto trattato in psicoanalisi (Winnicot…) alla ricerca di opere di riparazione.
Figlia = deve operare una riparazione verso la sua figura umana femminile.
È d'accordo sul mettere insieme le cose, e non separare. Che ci sia una pratica politica delle donne giocata nel pensiero maschile, con efficacia di pensiero e invenzione di parole.

Nell'ordine simbolico c'era un elemento di pienezza d'essere. Nel lavoro sul negativo fatto con Diotima, Muraro ha detto di aver capito che il limite del libro era proprio questa pienezza d'essere. Quali sono gli elementi di apertura rispetto a questa pienezza?
Il riso è un elemento di apertura. Il riso immette un'apertura rispetto alla pienezza, alla necessità dura che copre l'orizzonte.
Questo elemento del primato dell'essere, primato della presenza sull'assenza, nell'Ordine simbolico ha anche il senso di una ricerca di un pensiero filosofico in controtendenza col postmodernismo. Ma poi questo punto della pienezza d'essere viene enfatizzato in una forma che si avvicina all'idealizzazione, che è inganno. Quindi c'è una pienezza d'essere che copre una ferita e una sofferenza.
Elementi che vanno a incrinare la pienezza: sofferenza patita dalla madre nei confronti della figlia e della donna, sofferenza che la donna ha patito nel patriarcato.
Il riso è un'apertura che fa ripartire i giochi quando la sofferenza ristagna.

Ma questa sofferenza è strutturale? O riguarda solo il mondo patriarcale? Ma allora cosa significa quello che dicevi che il libro sta all'inizio della parabola del patriarcato?
La storia del libro non è solo cronologica. Per metà della faccenda non è una questione di tempo. Ossia: ogni coppia madre/figlia riassume in sé la storia del patriarcato.
Il senso dell'INIZIO è che il padre può non esserci per mancato investimento lipidico, amoroso. Ma allora la sofferenza è tutta e solo a carico del patriarcato? NO, c'è altro, non c'è solo il dominio sessista e patriarcale nella sofferenza che si tramanda di madre in figlia. Ma cosa ci sia Muraro non sa. È un'esperienza muta e sorda, che lei patisce ma non ha ancora messo in parola.