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El País,
10 aprile 2005
UOMINI
CONTRO IL MASCHILISMO
Aggregazioni maschili cominciano a mobilitarsi rispetto alla violenza
verso le donne
di Tereixa Constenla
Juan Antonio
Ramírez Cordero non trova divertenti le barzellette maschiliste.
Ogni 25 novembre fa in modo di andare alla manifestazione che si tiene
nella sua città contro la violenza verso le donne, se non è
in servizio alla Polizia Locale di Jerez de la Frontera (Cadice, Spagna),
un ambiente dove l'umorismo sessista e la derisione rispetto al diverso
circolano quasi senza limiti. L'agente Ramírez è diverso.
È strano come i movimenti di uomini paritari, un fenomeno che ormai
non è nuovo ma continua a essere insolito.
La crudezza con cui negli ultimi anni sta affiorando la violenza maschilista,
tuttavia, ha reso più forte l'impegno pubblico di alcuni uomini
che sostengono la causa di un mondo di eguali, come si vede dalla creazione
dell'Associazione di Uomini per l'Uguaglianza di Genere (Ahige), fondata
a Malaga nel 2001. Dopo incontri di riflessione su nuovi modelli di mascolinità,
i partecipanti decisero di creare un'organizzazione che incarnasse il
loro "impegno formale" a lottare "attivamente" per
una società senza discriminazione in ragione del sesso.
Militanti
antisessisti
Rispetto al carattere raccolto dei gruppi di uomini, restii a scendere
in campo, Ahige sostiene l'azione pubblica, il passaggio al fronte, soprattutto
per combattere la violenza maschilista. "Non basta dire che io non
sono un maltrattatore, né basta non essere sessista, bisogna essere
un militante antisessista", diceva il presidente di Ahige, Antonio
García, a un convegno che c'è stato a Siviglia. L'agire
pubblico dei soci consiste in incontri tra uomini e donne, in laboratori
sulla corresponsabilità domestica, l'autostima, la paternità
o la violenza maschilista, e in conferenze come quella conclusa da García
a Siviglia: "Non si può ridere di una barzelletta sessista
né essere complice di un maltrattatore, anche se si comporta bene
in ufficio".
In qualche maniera Juan Antonio Ramírez, il poliziotto che non
ride alle battute maschiliste, rappresenta questo nuovo modello maschile,
distante dalla visione patriarcale e attaccato ad altri valori. Quattro
anni fa è entrato in un gruppo di uomini di Jerez che si incontra
una volta al mese, nelle case, per conversare su varie questioni, quasi
sempre intime: la coppia, la paternità, la sessualità...
la prostata. Sempre a partire dall'esperienza personale. "È
un luogo di incontro in cui esprimiamo dubbi, sentimenti ed emozioni con
totale naturalezza", sintetizza. In questi anni Juan è cambiato
anche nella convivenza domestica: "Al principio fai le cose per comportarti
bene, non ti viene naturale, mi è costato meno fare che cose che
assumerle".
Un gruppo di uomini non è un gruppo di omosessuali, come alcuni
sospettano maliziosamente. L'orientamento sessuale non unisce né
separa in questi incontri privati dove gli uomini si guardano dentro.
Per Juan Antonio Ramírez, 43 anni, sposato, padre di due figli
di 12 e 6 anni e poliziotto locale, rappresenta l'universo dell'intimo,
il luogo dove dare briglia sciolta alla sua sensibilità senza sentirsi
aggredito con spiritosaggini. "Nel mio circolo si parla di lavoro
o di calcio, ma non di sé; quando poni un problema sfuggono con
l'ironia", confronta. È d'accordo con la sua valutazione un
altro del gruppo, José Manuel Jiménez Gutiérrez,
43 anni, sposato, padre di due figli e direttore dell'attività
sociale della Caritas a Jerez: "È uno spazio dove parli di
cose di cui non puoi parlare in altri spazi".
Mentre le donne battagliano da decenni per occupare il territorio pubblico,
gli uomini esplorano timidamente il nido privato. I primi gruppi di uomini
creati per riflettere sull'identità maschile sorsero negli anni
settanta in California (Stati Uniti) e in diversi paesi scandinavi. In
Spagna nacquero nel 1985, a Valencia e a Siviglia. Due decenni dopo sono
stati fondati gruppi a Barcellona, Madrid, Granada, Malaga, Jerez e in
altre città. Cercano nuovi riferimenti di identità, anche
se la messa in discussione della mascolinità è preceduta,
secondo il professore di medicina legale dell'Università di Granada
Miguel Lorente, da una riflessione sulla violenza.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Meridiam", Lorente
sostiene che "devono essere gli uomini a prendere posizione in maniera
chiara contro la disuguaglianza e la violenza di altri uomini, ma se lo
si fa in nome della mascolinità si può cadere nello stesso
errore di sempre, nel conseguimento di un meccanismo che contribuisce
alla modificazione dell'esistente senza sradicarlo dai comportamenti sociali".
Parlare
per sé
Nonostante l'eterogeneità dei gruppi di uomini, quasi tutti sono
d'accordo sulla discrezione, sulla mancanza di identità collettiva
pubblica perché temono che questo li obbligherebbe a creare gerarchie.
Ciascuno parla per sé e mai a nome del gruppo, anche se la violenza
verso le donne sta perturbando l'occultamento iniziale. José Manuel
Jiménez non esita ad approfittare della sua presenza in una conversazione
radiofonica per lanciare messaggi egualitari. Il rappresentante della
Caritas sono anni che va alla manifestazione del 25 novembre contro la
violenza maschilista, benché non si consideri un "paradigma"
né un "modello" di uomo paritario.
Commossi dall'assassinio della donna di Granada Ana Orantes, bruciata
dal suo ex marito, il gruppo di uomini di Siviglia mise nel suo sito internet
un manifesto di condanna. "Noi uomini abbiamo molto da dire perché
ci conosciamo", segnala con una certa ironia il sociologo Hilario
Sáez, uno dei membri del gruppo di Siviglia. "La priorità
è la protezione della vittima, ma dobbiamo fare campagne di sensibilizzazione
perché non si tolleri la violenza", sostiene. Sáez
gestisce il programma Uomini per l'Uguaglianza e contro la Violenza di
Genere, promosso dal 2003 dalla Provincia di Siviglia, uno dei pochi organismi
pubblici spagnoli che finanzia un progetto diretto specificamente agli
uomini all'interno delle proprie politiche di parità. Quello che
ha aperto la strada è stato il Comune di Jerez, per mano di José
Angel Lozoya, coordinatore del primo programma istituzionale di politiche
di parità che contemplò gli uomini. Lozoya, invitato a numerosi
convegni a esporre il suo lavoro nel programma Uomini per l'Uguaglianza,
ritiene che la scarsità di esperienze istituzionali dipenda dalla
"debolezza del movimento" degli uomini paritari, da una certa
"sfiducia" di alcune femministe e dal "ritardo" politico
nel capire che la parità richiede "il coinvolgimento degli
uomini". Una settimana fa Lozoya organizzò in pieno centro
città una "stiratura pubblica" di uomini per sostenere
la condivisione dei lavori domestici. E sempre a Jerez si è svolto
il primo convegno nazionale sulla mascolinità, che scelse come
motto rispetto alla violenza maschilista: Il silenzio ci rende complici.
(traduzione dallo spagnolo di Clara Jourdan)
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