Libreria delle donne di Milano

Il Pensiero - maggio 2011

Donne e resistenza

di Franca Fortunato

25 APRILE, una data, un evento, che tantissime donne e uomini prepararono durante tutto il ventennio fascista con un lavoro politico di tessitura di relazioni, dentro e fuori le fabbriche. Un esserci che, nonostante la dittatura, i ricatti, le paure, le donne, più degli uomini, portarono avanti senza armi e né violenza. Torino, con le sue fabbriche, le sue operaie ed operai, ne fu la città simbolo. Un bellissimo libro degli anni ’70 - sempre attuale - di Bianca Guidetti Serra “Compagne”, dà testimonianza, attraverso i ricordi delle protagoniste, di quel lavoro che portò alla liberazione. Di quelle testimonianze fanno parte le sorelle Vera e Libera Arduino, che furono trucidate dai fascisti nella notte tra il 12 e il 13 marzo 1945. La Vera faceva la staffetta con i partigiani in montagna, mentre Libera faceva servizio di assistenza. Andava a cercare le madri dei partigiani che avevano bisogno, andava a portare il poco che poteva, anche solo rincuorarle o darle notizie dei figli. Francesca Guasco che fu condannata a due anni al confino come “sovversiva”. Maria Francesca Accossato, sarta, che, arrestata più volte, nel 1934 fu mandata al confino a Ventotene, unica donna. Anna Anselmo, operaia Fiat, attivista a Mirafiori, che organizzò il primo sciopero di sole donne per gli aumenti di paga, mentre i fascisti facevano la sorveglianza perché era un’industria bellica. Portò avanti il lavoro clandestino, diffondendo i manifesti, “Noi donne” ciclostilato e il foglio “La Difesa della lavoratrice”. Anna Fenoglio che entrò in Fiat nel 1932. Nonostante le minacce di licenziamento, non prese mai la tessera fascista, lei che dal 1921 aveva quella del partito comunista e passò a Mirafiori quando questa venne inaugurata. <Allora, nel ’39 - racconta Anna - sono andata a Mirafiori quando l’hanno inaugurata, tutti i capisquadra, i capireparto erano in divisa nera, divisa da fascisti, anche tra le donne c’era una gran parte che aveva la divisa da donna fascista. Noi eravamo un bel gruppo che non avevamo nessuna divisa. Mussolini è arrivato a inaugurare la Fiat Mirafiori, i capiofficina ci hanno obbligato ad andare a bollare la cartolina in ogni sezione, e poi partire tutti in corteo per andare alla Mirafiori. Quelli che avevano la divisa marciavano avanti. Quando siamo arrivati là i capiofficina ci dicono : - Guardate quando arriva Mussolini di fare il saluto eh! Arriva Mussolini, sale sul palco, tutti i suoi gerarchi là, i capiofficina intorno tutti vestiti in divisa gli hanno fatto il saluto e noi niente, noi non abbiamo salutato. E allora il capofficina dice: – Ma cosa fate? I suoi si mettono a cantare “Giovinezza” e noi, eravamo un bel gruppo di donne e uomini, abbiamo cantato < Vento, portami via con te …>. E i capofficina : - Ma siete matti? Mussolini incomincia il suo discorso e dice : - Operai della Fiat .. delle sezioni Fiat, siamo qui ad inaugurare la Fiat Mirafiori che è il complesso più grosso che ha la Fiat -, perché prima eravamo tutte sezioni piccole e dice : - Ricordate operai il discorso fatto nel 1935..? – e il nostro gruppo tutti insieme: - Noooo! Allora lui arrabbiato non è più andato avanti ma ha detto : - Ebbene, se non lo ricordate, rileggetelo! – E’ andato via e non ha più parlato; è andato via arrabbiato. E noi “Giovinezza” non gliela abbiamo cantata. Nel ’43 occupazione delle fabbriche, insurrezione, Mirafiori è stata occupata; Valletta è andato via >. Torino e la Fiat sono ancora oggi, dopo il referendum di metà gennaio, simbolo di lotta per la dignità e libertà delle operaie e degli operai. A quel referendum sugli accordi non firmati dalla Fiom e imposti da Marchionne, pena lo spostamento all’estero degli investimenti, è successo qualcosa di inaspettato. Con una esigua maggioranza di Si – come scrive Orsola Casagrande sul supplemento a il Manifesto del 28.01.2011 -, le operaie e gli operai hanno neutralizzato la minaccia di Marchionne e, al tempo stesso, con una valanga di No hanno dato ragione alla Fiom. Ma, nonostante il prevalere dei Si, tutti abbiamo sentito come anche i No erano Si . Quello che ha prevalso non è stata l’arroganza e il ricatto della Fiat, ma un Si, divenuto No, e un No divenuto un si: si che gli operai esistono, si che pensano e decidono per quello che possono, e lo fanno in base alla loro umanità, cioè meglio del capitale. Un bel risultato di cui Anna e le altre sarebbero state contente in questo 25 Aprile 2011.