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da Il Pensiero marzo 2011 Le
donne del risorgimento IL RISORGIMENTO nell'immaginario collettivo è sicuramente un evento storico prettamente maschile. Uomini sono i suoi protagonisti, eroi, sovrani, pensatori, dominatori e liberatori, di cui parlano i testi scolastici. Poche/i sanno delle donne, che con i loro scritti e le loro azioni, lottarono e pagarono per un'Italia libera e unita. Sono le "signore" - come le chiama Donatella Massara nell'ipertesto "Trame femminili nel processo di indipendenza italiana" su www.donneeconoscenzastorica - appassionate interpreti del processo d'indipendenza che pagarono in tutti i modi per l'idea liberale di una Italia libera e unita. Donne che hanno portato sulla scena pubblica il loro desiderio di libertà, lottando per difendere prima di tutto la loro e nostra libertà di donne. È a partire da sé che lottarono per un'Italia libera dall'oppressione dello straniero e pagarono con denari, con la galera, con la requisizione dei beni, in alcuni casi persero i figli, o la loro stessa vita; in altri furono ferite sul campo di guerra. Organizzarono ospedali e curarono i feriti. Crearono esperienze più libere e umane di carceri per le donne e per il vastissimo numero di prostitute italiane che circolavano in quegli anni con la patente professionale. Si inventarono scuole di mutuo insegnamento e esperienze socialiste, si impegnarono nella militanza e nella organizzazione di istituti protettivi e educativi. Donne che abbandonarono mariti, in qualche caso anche la prole, peregrinarono con il loro uomo per l'Europa e in qualche caso non si sposarono, né ebbero figli. Donne protagoniste del processo unitario ed eroiche patriote. È di una di loro, in particolare, che voglio scrivere in questo centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Il suo nome è Cristina Trivulzio Belgioioso. Di altre ricordo solo i nomi: Adelaide Bono Cairoli, Anita Ribeiro Da Silva Garibaldi, Antonietta De Pace, Clara Carrara Maffei, Costanza Trotti Arconati, Giuditta Bellerio Sidoli, Giulia Colbert Falletti, Enrichetta Di Lorenzo, Jessie White Mario, Olimpia Rossi Savio, Maria Teresa Serego Alighieri Gozzadini, Teresa Casati Confalonieri , Virginia Oldoini Castiglione. La lombarda Maria Gambarana Frecavalli e la napoletana Bianca Milesi, arrestate e processate come appartenenti alla Società segreta delle Giardiniere, nome con cui venivano indicate le donne appartenenti alla Carboneria. Camilla Marchi, Giuseppina Perlasca Bonizzoni, Teresa Valenti Gonzaga Arrivabene e Luigia e Barbara Vassalli, le martiri di Belfiore. Nobile, intelligente, appassionata, libera, Cristina Trivulzo Belgioioso è stata una donna insofferente all'oppressione straniera. Orfana all'età di 4 anni, allevata da un tutore, a sedici, destinata a un triste cugino, si ribella e sposa invece Emilio di Belgioioso. Appena si accorge dei tradimenti del marito, lo lascia. Si allontana da Milano e comincia a vivere la propria vita in giro per l'Italia e l'Europa. La polizia austriaca incomincia a interessarsi di lei. Durante un soggiorno a Lugano manifesta aperta simpatia nei confronti del partito repubblicano vincitore delle elezioni in quella città. Le viene ingiunto di rientrare a Milano, ma teme di venir rinchiusa in convento e scappa in Francia. Le vengono confiscati i beni. A Parigi apre un salotto in rue d'Anjou frequentato da poeti, musicisti, politici, patrioti. Torna a Milano nel 1840 con la figlia Maria, avuta da una relazione. Lotterà per tutta la vita per farla riconoscere dal marito e poterla, così, riconoscere anche lei. Apre asili, scuole maschili e femminili per i poveri, con grande scandalo dei nobili lombardi e del Manzoni che non capisce perché si debbano istruire i contadini. Si butta nella lotta patriottica. Nel 1845 rileva la rivista patriottica la "Gazzetta italiana" e la trasforma nell'"Ausonio". È per l'unità d'Italia sotto la monarchia dei Savoia. Nel 1847 viaggia in tutta Italia e allaccia rapporti con i maggiori esponenti del Risorgimento: Cavour, Cesare Balbo, Niccolò Tommaseo, Giuseppe Montanelli e molti altri. Fa visita anche a Carlo Alberto. Dopo i disordini a Milano del 1848 da giornalista diventa rivoluzionaria. Gli avvenimenti del '48 e '49 la trovano in prima linea. Dopo le Cinque giornate arriva a Milano guidando la "Divisione Belgioioso", un gruppo di 200 volontari da lei reclutati e trasportati in piroscafo a Genova e da lì a Milano. La delusione del "tradimento" di Carlo Alberto l'avvicina ai repubblicani. Si unisce ai patrioti della Repubblica Romana, adoperandosi giorno e notte negli ospedali durante l'assedio della città. Cristina allora inventa le "infermiere". Fino ad allora negli ospedali ad aiutare i medici c'erano solo i "facchini" per il trasporto dei malati, gli attuali portantini. Lei pensa a un corpo di volontarie laiche dedite ad aiutare i malati. Assolda così uno stuolo di dame, di borghesi e di prostitute, creando grande scandalo. Fallita la Repubblica Romana, dopo essersi battuta in tutti i modi per salvaguardare i feriti e i prigionieri, amareggiata e delusa, va via dall'Italia e si ferma in Cappadocia dove fonda una colonia agricola aperta ai profughi italiani. Torna in Italia nel 1861 dove fonda il giornale l'"Italie". Muore nel 1871. Il suo ultimo scritto è un appello a noi donne, sue posteri: "Vogliano le donne felici ed onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori ed alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità". |