Io
donna 2 ottobre 2010
Il senso
(più) alto delle pulizie domestiche di
Marina Terragni
LO DICO SEMPRE CON DISAGIO: "la donna delle pulizie".
O peggio, andando in velocità, "la donna". Mi vengono sinonimi
ipocriti e politicamente corretti: "collaboratrice familiare", "aiutante
domestica", eccetera. Quando una
parola provoca un disturbo vuole dire che è il momento di guardarci dentro,
che cè un senso che sta premendo per venire alla luce e tu devi dargli
una mano, come una brava levatrice. Letimologia è una scienza esatta,
che non ammette distrazioni. La spiegazione del fastidio è ovvia: "donna"
usato come sinonimo immediato di "serva", dando per scontato che è
di sesso femminile lessere umano a cui tocca lumile lavoro di rifare
letti, spazzare pavimenti e lavare vetri, rimettendo ogni giorno ordine nel disordine
della vita. Non si può negare
che le cose siano sempre andate così. E che continuano ad andare così,
con poche e timide variazioni. Se dico "la donna", dunque, sto parlando
della realtà. Il fatto è che le donne un tempo facevano "solo"
questo, e oggi - oltre a questo - fanno ben altro. Dire "la donna" inchioda
a quel destino. Ma poi mi vengono in mente le parole del Mahatma Gandhi: «The
best way to find yourself is to lose yourself in the service of others»:
la strada migliore per trovare te stesso è perderti servendo gli altri. E
per servire non intendeva certo soltanto le grandi cause, ma anche piccole cose
tipo lavare certi luridi gabinetti, compito di cui incaricava se medesimo e anche
Ba, la moglie riottosa. Se è vero, dunque, che la donna si è sempre
fatta carico di quel minuto e grandioso servizio di cui la vita civile non può
certo fare a meno, se ha sempre nutrito e curato le persone, gli animali, le piante
e le cose che aveva intorno, forse è vero anche che a quella consapevolezza
di sé e del mondo è sempre stata vicina. E
se a questo mi ribello, come faceva la moglie di Gandhi, e mi sento dalla sua
parte, dallaltro lato in questa verità e in questa pratica la mia
anima un pochino si acquieta. Penso che sono gli uomini in difetto, sono loro
a non avere mai sufficientemente onorato la posizione femminile. Per ora mi tocca
restare sospesa in questo dubbio, in questa incertezza del senso, che ha bisogno
di tempo. marina.terragni@rcs.it |