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Leggendaria n.67 (febbraio 2008)
LA
LIBERTA' DI PENSARE
Nel centenario della nascita, polemiche e riflessioni sull'attualità
del pensiero dell'autrice del Secondo Sesso
Di Giuliana Misserville
Che la stampa
non fosse tenera nei riguardi di Simone de Beauvoir era storia nota. Troppo
allettante rispolverarne appena possibile tutti gli aspetti discutibili
e discussi a non finire, a partire dalla coppia aperta formata con Sartre
per finire ad una presunta misoginia nei confronti delle donne; a questo
approccio non è sfuggita neanche Elisabetta Rasy che sul domenicale
del Sole 24ore dei primi di gennaio (I) ha dedicato alla scrittrice francese
un bell'articolo nel quale sostiene che proprio la spietatezza dell'autrice
verso le donne rende Le deuxième sexe una lezione formativa e imprevedibilmente
attuale.
Era cominciato bene il 2008 in Francia per chi si occupa di femminismo.
La grande manifestazione, in onore del centenario della nascita di SdB,
aveva raccolto a Parigi nelle giornate del 9/11 gennaio un nutrito gruppo
di intellettuali(II) che, richiamate/i dalla maître à penser,
Julia Kristeva, prometteva interessanti sviluppi di riflessione critica.
Ma la festa è stata guastata anzitempo da Le Nouvel Observateur
che ha pensato bene di salutare la manifestazione sbattendo in prima pagina
la foto di spalle di una SdB ripresa nella sua sala da bagno, nuda.
Inutile la scusa di volere con tale gesto sottolineare il carattere scandaloso
dal punto di vista della morale borghese della vita di SdB e soprattutto
delle sue idee di libertà e indipendenza. Le femministe francesi
hanno gridato, loro sì, allo scandalo: Penelopes(III), titolando
"Honte sur Le Nouvel Observateur", ha chiesto in maniera retorica
se il pensiero di SdB è dunque tanto attuale da meritare di essere
desacralizzato in tal modo, non attraverso argomentazioni e ragionamenti,
ma attraverso le immagini delle sue natiche.
Di tutto questo polverone è proprio la domanda espressa da Penelopes
e in qualche modo ripresa da Rasy che resta all'ordine del giorno, fondamentale,
sull'attualità di SdB e sulle possibili connessioni delle sue elaborazioni
con le questioni oggi dibattute dalle femministe delle due sponde dell'Atlantico.
Ci si è provata Kristeva a delineare le possibili direttrici del
dibattito nel suo discorso di apertura del convegno, dopo avere sottolineato
che proprio le asperità dell'opera di Beauvoir, le sue ambiguità
e le sue impasses hanno suscitato e continuano a suscitare fermenti tali
che le donne restano comunque debitrici nei suoi confronti della libertà
di pensare - con lei o contro di lei.
E' un'espressione forte quella che Kristeva adopera quando afferma che
tutte noi siamo come "scritte" da Beauvoir che, per prima, è
riuscita a coagulare e rappresentare attraverso se stessa quello che "covava
dalla notte dei tempi" e, nel corso degli ultimi tre secoli, attraverso
scrittrici, intellettuali e suffragette, andava delineandosi come la questione
femminile.
Certo, l'uguaglianza dei sessi reclamata da Beauvoir è iscritta
filosoficamente sotto il regime dell'universale ma - precisa Kristeva
- "nel cuore del suo universalismo, Beauvoir, la romanziera divenuta
hegeliana (ciascuna coscienza vuole la morte dell'altro), rivela a partire
da L'Invitée (1943) la guerra tra i due sessi". Tuttavia -
aggiunge Kristeva - "coltivando il mito della coppia, con Sartre
Beauvoir ha dimostrato la divergenza tra il desiderio maschile e quello
femminile e, allo stesso tempo, la possibilità di mantenere un
legame di riconoscenza e stima tra individui autonomi".
Che era un po' il senso del suggestivo ritratto dedicato a SdB dalla studiosa
francese Mona Ozouf nel 1995. Ne Le mots des femmes, Ozouf articolava
attraverso alcune figure (tra cui Madame de Charrière, Madame Roland,
Madame de Staël, George Sand, Colette, Simone Weil, e appunto Simone
de Beauvoir) quella che lei identificava come la singolarità delle
intellettuali francesi poco inclini ad assumere posizioni estremistiche
in materia di rapporti tra i sessi.
In ogni caso, la parte più interessante delle uscite editoriali
su SdB che hanno segnato gli ultimi anni (perlomeno a partire dalla celebrazione
del 50° anniversario della pubblicazione de Le Deuxième
sexe(IV) ) è costituito proprio forse dalle interpretazioni
dell'universalismo di SdB e dal tentativo di collocare le sue opere nel
canone filosofico.
Eva Gothlin (2001) dimostra come Beauvoir abbia cercato, attraverso una
particolare rilettura di Kant, Hegel, Kierkegaard e Husserl, differente
rispetto a quella effettuata da Sartre, di elaborare concetti ed una filosofia
originale arrivando ad una sintesi di esistenzialismo, hegelismo e marxismo
applicata all'analisi dell'oppressione delle donne.
Soprattutto Toril Moi (1995) ha messo in luce la fecondità, per
l'opera della scrittrice francese, delle contraddizioni che marcarono
la sua vita e il suo pensiero e sottolineato, sulla scia di Le Doeuff,
come le modifiche apportate da Beauvoir all'esistenzialismo le avessero
consentito di dare conto di come l'esercizio della libertà da parte
delle donne potesse essere modificata dalle situazioni sociali, politiche
e storiche.
Ancora Moi, in Sex, Gender and the Body del 2005, associa l'esistenzialismo
beauvoiriano e la filosofia del linguaggio per scoprire un terreno comune
tra il determinismo biologico e l'essenzialismo endemico al femminismo
post-strutturalista. Per l'autrice de Le Deuxième sexe, ogni donna
è un essere umano in situazione e se noi le guardiamo con uno sguardo
filosofico - scrive Moi - è perché cerchiamo per loro la
giustizia e l'uguaglianza: lo scopo del femminismo è di rendere
il mondo più accogliente per le donne, come per tutti gli altri
esseri umani. Moi cerca di spostare l'asse del dibattito del femminismo
americano, come impuntato nell'ultimo decennio del XX secolo sulla distinzione
tra sesso e genere, sottolineando alcune particolarità del lavoro
di Donna Haraway e di Judith Butler(V) che, a suo parere, rischierebbero
di ridurre "il trattamento filosofico delle donne alla differenza
sessuale". Moi suggerisce piuttosto di vedere la maniera con la quale
Beauvoir tratta i corpi: considerati come una situazione particolare che
costringe e forma la vita delle donne senza determinarla.
Come si vede i tentativi di riabilitare Beauvoir sul piano filosofico
vengono soprattutto dagli USA (Moril Toi ma anche Margaret A. Simons):
gli Stati uniti restano infatti fondamentali sia per la concezione dell'opera
di SdB che la per sua consacrazione. Michèle Perrot riconosce che
"E' il femminismo americano che ci ha restituito Le Deuxième
sexe come un gran libro, precursore e fondamentale per il pensiero femminista".
Sono note le vicissitudini della traduzione americana de Le Deuxième
sexe; tuttavia - sottolinea Ingrid Galster - femministe come Betty Friedan
e Kate Millet assimilarono Beauvoir e la utilizzarono; molti per esempio
considerano Kate Millet come fondatrice della critica letteraria femminista,
ma è stata Beauvoir ad aprire il cammino mostrando come gli uomini
creano il mito della donna per i loro bisogni ed in funzione delle loro
ideologie rispettive e teorizzando la donna come costruzione culturale.
Per quanto riguarda invece la questione delle fonti dell'opera di SdB
ed in particolare de Le deuxième sexe, sui cui il dibattito
è ancora aperto(VI), va sottolineata la funzione che i viaggi e
le esperienze americane ebbero sul pensiero di Beauvoir. Le considerazioni
sulla indipendenza vera o fasulla della donna americana suscitate dal
primo viaggio nel 1947 e quella sul razzismo degli americani saranno registrate
da Beauvoir ne L'Amérique au jour le jour e da qui confluiranno
poi nella scrittura de Le Deuxième sexe. Un aiuto a comprendere
la società americana ed i motivi storici e sociali della situazione
dei neri, che Beauvoir soffre sulla sua pelle attraverso i suoi amici
di colore, le viene dall'opera di un economista svedese, The American
Dilemma di Gunnar Myrdall, pubblicata nel 1946 su Le Temps Moderns in
ampi stralci. Le tesi di Myrdall sono lette attentamente da Beauvoir e
lungamente riportate ne L'Amérique au jour le jour. Nel suo soggiorno
americano la situazione dei neri si collega alla situazione della donna
americana. E' Myrdall che riporta all'universale (la riflessione di Sarte
sulla questione giudaica arriverà anch'essa nel 1946) la soluzione
del problema dei neri e che forse influenza e spinge l'universalismo col
quale Beauvoir auspica la soluzione della questione femminile(VII) ne
Le Deuxième sexe. In ogni caso, come consigliava giustamente Naomi
Schor della Yale Universityin uno dei suoi ultimi saggi prima della morte,
più che perseguire un aggiornamento dell'universalismo di Beauvoir,
occorre piuttosto salutare il modo con il quale lei ha aperto il dibattito;
e proseguirlo.
Dal mondo
anglosassone sono arrivati anche i tentativi volti ad affermare l'autonomia
di Beauvoir rispetto a Sartre per quel che riguarda l'elaborazione dell'esistenzialismo.
Margaret A. Simons(VIII) ha sottolineato come a suo avviso la riflessione
filosofica di Beauvoir preceda quella di Sartre e da questo punto di vista
i rapporti tra L'invitée scritto tra il 1938 e il 1941 e L'être
et le néant del 1943 sarebbero illuminanti. A questo proposito
risulterà estremamente interessante, ma non solo su un piano puramente
filologico, la lettura dei Cahiers de jeunesse di Simone de Beauvoir,
depositati presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, inediti
finora, e che finalmente Gallimard pubblicherà il prossimo marzo
grazie a Sylvie Le Bon de Beauvoir, figlia adottiva di SdB. E' soprattutto
il diario del 1927 che suscita le maggiori aspettative perché in
quegli appunti, Simone dovrebbe avere esposto le idee che Sartre svilupperà
solo qualche anno dopo.
In Italia
negli ultimi anni assistiamo ad un ritorno di interesse nei confronti
di SdB. Sicuramente a questo hanno contribuito i due convegni che la Simone
de Beauvoir'Society ha organizzato nel nostro paese (nel 2002 e nel 2006)
e il successo di vendite che la ristampa in una collana di Repubblica
di Una donna spezzata ha fatto registrare pochi anni fa(IX) . Il
Saggiatore invece è in procinto di ripubblicare Il secondo sesso
con una accurata postfazione firmata da Liliana Rampello nella quale viene
dato conto della vicenda editoriale che in casa Mondadori portò
alla pubblicazione nel 1961 della traduzione italiana.
Più interessante ancora, per quel che ci riguarda, è la
ricostruzione che Rampello effettua della ricezione italiana dell'opera
di Beauvoir, corroborata da alcune brevi testimonianze (Luciana Castellina,
Marisa Rodano, Paola Gaiotti de Biase, Letizia Polozzi, Laura Lpetit,
Carla Mosca, Miriam Mafai, Letizia Bianchi, Lia Cigarini, Mariella Gramaglia,
Carla Pasquinelli, Luisa Boccia, Federica Giardini e Rossana Rossanda).
Molto rapidamente ma non per questo con minore efficacia, utilizzando
Beauvoir come punto di riferimento, Rampello segue la traiettoria del
femminismo italiano dagli anni '60 in qua. Passando dal VII congresso
dell'Udi (1964) nelle cui tesi confluisce l'eco del Secondo sesso, da
poco disponibile alle lettrici italiane, a sottolineare le ragioni delle
donne lì riunite. Proseguendo con Lia Cigarini che, riferendosi
agli ultimi anni '60 e pur riconoscendo che Beauvoir "aveva capito
giusto, quando aveva constatato che nel patriarcato le donne erano legate
all'ordine delle cose", sottolinea già la distanza che inizia
a separare dalla scrittrice francese che "non capiva il tra donne",
non aveva capito Beauvoir che le donne assieme, chiedendosi chi sono e
cosa vogliono, avevano formato un campo simbolico autonomo. Carla Lonzi
pochi anni dopo annoterà che "il femminismo non è un'idea,
è una pratica" e proprio la pratica del gruppo di autocoscienza
sarà indicativa della forbice che si stava allargando negli anni
'70 tra il testo di Simone de Beauvoir e le femministe italiane, più
attratte invece dall'esempio offerto dal femminismo americano e dal gruppo
francese Politique et psychanalyse. Da lì - aggiunge Cigarini -
venne l'indicazione che era indispensabile un lavoro politico a livello
simbolico e la messa a fuoco che il nodo fondamentale era la relazione
materna. Poi nel 1975 Luisa Muraro traduce Speculum. L'altra donna di
Irigaray e inizia così la storia italiana del femminismo della
differenza e della Libreria delle donne di Milano.
La ricostruzione effettuata da Rampello, di cui qui si è data una
sintesi estremamente sommaria, merita assolutamente di essere letta e
approfondita e non mancherà a ragione di suscitare discussioni
sulle varie posizioni espresse dalle femministe italiane e sulle loro
collocazioni rispetto al panorama internazionale.
NOTE
(I)Il 6 gennaio 2008.
(II)Tra gli intervenuti al convegno si segnalano Deirdre Bair, Sylvie
Le Bon de Beauvoir, Claude Lanzmann, Barbara Klaw, Danièle Sallenave,
Yolanda Astarita Patterson, Philippe Sollers, Nancy Bauer, Margaret Simons,
Enza Biagini, e Michelle Perrot
(III)Sito femminista francese sull'attualità sociale e culturale;
vedi = http://www.penelopes.org
(IV)Nel 1999 il 50° anniversario de Le Deuxième sexe è
stato segnato a Parigi da un grande convegno internazionale organizzato
da Sylvie Chaperon e Christine Delphy che ha fatto il punto sulle traduzioni,
studi, interpretazioni e direzioni di ricerca indicate dall'opera di SdB.
(V)Del resto che tra le studiose di Beauvoir e Butler non corresse buon
sangue è stato a sufficienza sottolineato: Christine Delphy, di
Nouvelles Questions féministes, interrogata circa la mancata partecipazione
di Butler alla manifestazione del cinquantenario (1999) in cui la maggior
parte delle comunicazioni la citavano, risponde piccata: "Butler,
non ci piace"; (
) lei auspica la moltiplicazione dei generi,
noi vogliamo la loro sparizione!". Butler, dal canto suo, ha riconosciuto
che concependo i corpi come situazione Beauvoir non era lontana dal de-costruire
l'opposizione tra sesso e genere, tra natura e cultura (Yale French Studies,
n. 72,1986)
(VI)Si vedano gli atti del convegno organizzato da Ingrid Galster: Galster
(2004) SdB: Le deuxième sexe. Le livre fondateur du feminisme moderne
en situation, Champion.
(VII)Su questo vedi: Giuliana Misserville, Simone de Beauvoir e l'America,
relazione inedita al convegno organizzato a Torino dalla SdB'Society nel
2002; Giuliana Misserville, L'amérique au jour le jour: SdB tra
Tocqueville e Myrdall, in "Tempo Presente", n. 253-256, 2002.
(VIII)Margaret A. Simons, Beauvoir and Sartre: the philosophical relationship,
in "Yale French Studies", n. 72, 1986
(IX)Sui convegni della SdB' Society, si veda Giulina Misserville "Un
pensiero da reinterpretare, Leggendaria, n.36, dic. 2002, pp. 10-12
Bibliografia
su SdB
Dossier su
"Simone de Beauvoir, la passion de la liberté", Le Magazine
Littéraire, n. 471/2008
Michèle LeDoeuff (1989), L'Etude et le Rouet, Seuil
Toril Moi
(1995), Simone de Beauvoir, Conflits d'une intellectuelle, Diderot
Toril Moi
(2005), Sex, Gender and the Body, Oxford University Press
Mona Ozouf
(1995), Les mots des femmes, Fayard
Ingrid Galster
(2004), SdB : Le Deuxième sexe. Le livre fondateur du féminisme
moderne en situation, Champion
Eva Gothlin
(2001), Sexe et existence, la philosophie de SdB, Michalon (la prima edizione
svedese è del 1991)
Christine
Delphy e Sylvie Chaperon (2002), Cinquantenaire du Deuxième Sexe.
Colloque international SdB, Syllepse
Danièle
Sallenave (2008), Castor de guerre, Gallimard
Simone de
Beauvoir (2008), Cahier de jeunesse, Gallimard (a cura di Sylvie Le Bon
de Beauvoir)
Simone de
Beauvoir, Il secondo sesso, il Saggiatore, MIlano 2002, introduzione di
Renate Siebert
Simone de
Beauvoir, Il secondo sesso, il Saggiatore, Milano 2008, introduzione di
Julia Kristeva, postfazione di Liliana Rampello
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