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MANIFESTO, 2 DICEMBRE 2011 La
libera voce di Cassandra di
CHIARA ZAMBONI ADDIO
A CHRISTA WOLF. Se n'è andata ieri a 82 anni la scrittrice tedesca, molto
amata dalle generazioni del pacifismo e del femminismo. Attraverso le sue celebri
figure di donne, seppe dare vita ai desideri e alle passioni dentro un mondo,
come quello della Germania dell'Est, sprovvisto di fantasia e popolato di "uomini
dei fatti". Ho
qui attorno, accanto a me, i libri di Christa Wolf, come tanti mondi aperti, una
scommessa ogni volta nuova e con un filo che li lega. Certamente il più
discusso nel pensiero femminile è stato in Italia Cassandra perché
poneva al centro la scelta di sottrarsi alla società con le sue dure regole
maschili alle quali molte donne si erano sottomesse, e di seguire una terza via,
quella del vivere tra donne alla ricerca di una diversa comunità. Nel racconto,
infatti, sono le donne che decidono di andare a stare nelle caverne vicino allo
Scamandro, poco lontano da Troia, desiderando semplicemente vivere, estranee all'uccidere
e farsi uccidere. Nelle pieghe di un'amicizia?Quando leggemmo questo romanzo,
Christa Wolf sembrava stranamente un po' in ritardo rispetto al fatto che buona
parte del femminismo stava ripensando il separatismo, e suggeriva che la politica
delle donne aveva bisogno di mettere al centro lo scambio con quegli uomini che
volevano sottrarsi ai codici dominanti.?Invece allora venne discusso meno - si
era alla metà degli anni Ottanta - quello che è essenziale di questo
romanzo, e cioè la capacità visionaria di Cassandra, che vede la
realtà oltre i fatti. Una forza del vedere il vero che una donna ha a causa
del legame che mantiene con quella dimensione inconoscibile e impersonale che
la accomuna genealogicamente ad altre donne.?Far conoscere ciò che non
è stato ancora visto, questo era il compito che Christa Wolf attribuiva
alla scrittura, e dunque a se stessa. Un compito che la scrittrice ritrovava in
quella che era per lei una maestra, Ingeborg Bachmann, come leggiamo in "Pini
e sabbia del Brandeburgo". Il fatto è, in sostanza, che ci sono dei
buchi nel tempo e da lì, da questi buchi, possiamo vedere.?Il suo libro
più amato è stato sicuramente "Riflessioni su Christa T".
Non si tratta soltanto di un esercizio di scrittura in cui i punti più
incandescenti di un'epoca - la Germania dell'Est all'inizio del disincanto - vengono
seguiti nelle pieghe dell'amicizia tra due ragazzine. È molto di più
di questo. È un racconto emozionante del senso di libertà che una
donna può cogliere nei gesti di un'altra "come se li avesse sempre
visti". È il sogno di una cosa che le appartiene e che vede realizzarsi
nell'amica. È da sempre suo, quel sogno, ma è l'altra che lo incarna.
Prima non ne sapeva, ma quando lo vede in lei, lo riconosce. La narratrice ha
bisogno di dare figura a quelle tappe di una libertà, che l'ha toccata
intimamente, e lo fa parlando dell'altra e di sé. È il modo per
far esistere quella libertà in un mondo - il mondo della Germania dell'Est
- privo di fantasia e popolato di "uomini dei fatti", che sacrificano
il sentire. Più che un libro sulle tensioni e le trasformazioni di un paese
che non riusciva a realizzare il socialismo e che cadeva nell'infelicità
collettiva, "Riflessioni su Christa T" è stato letto da molte
come il libro di un sogno di libertà, che nasce in una relazione, e che
è creato dalla scrittura narrante, che può riuscire a far essere
l'invisibile, dandogli consistenza.?Quel passato nel presente?Christa Wolf, introducendo
e commentando le lettere e le prose di Karoline von Günderrode e la sua generazione
in "L'ombra di un sogno", non fa che introdurre e commentare in filigrana
la propria generazione di amiche e amici - stranieri in patria, consapevoli, di
appartenere a una generazione a rischio nel giudizio della storia. Ed è
proprio la storia che viene qui al centro della riflessione, come in "Trame
d'infanzia". La "ruota della storia", che trascina anima e corpo
nel suo movimento e che fa percepire desideri, speranze, fallimenti, in un'epoca
di trapasso. Lo sguardo che Christa Wolf rivolge alla Günderrode è
quella di un coinvolgimento per affinità e vicinanza. La lega lo stesso
sguardo lucido, la stessa capacità di riflettere dall'interno stesso di
un movimento segnato dalla mancanza di modelli. Esperienza di fragilità,
esposizione e sperimentazione, che la Günderrode vive nel periodo napoleonico
in Germania e che la Wolf vive nel proprio tempo. Il passato è nel presente,
sembra dire questo confronto, ma anche una donna guarda alla vita di un'altra
affascinata dalla vicinanza. Sotterranee affinità. È un filo
conduttore dei testi di Christa Wolf questo confronto, per sotterranee affinità,
tra due donne. Era convinta che non l'emancipazione, ma questo instancabile domandarsi,
farsi domande, ascoltando l'altra, permettesse di sottrarsi alle orme seguite
dagli uomini, senza per questo proporre un modello certo e definito di femminilità. Dopo
la caduta del muro di Berlino la scrittura di Christa Wolf è cambiata,
ha cercato altre necessità, non più legate alla situazione politica
del suo paese. In diverse conferenze pubbliche ha molto riflettuto sulle linee
che tracciano il nuovo cuore dell'Europa. **************** SCAFFALI Titoli
di una vita I primi libri tradotti di Christa Wolf risalgono agli inizi degli
anni Settanta, a partire da "Il cielo diviso" (solo da pochi anni è
stato riproposto al pubblico dalla casa editrice e/o). A seguire ci sono stati
"Riflessioni su Christa T.". La casa editrice La tartaruga ha pubblicato
un suo saggio dedicato al racconto "La gita delle ragazze morte" della
amata scrittrice tedesca Anna Seghers e "L'ombra di un sogno: prose, poesie,
lettere di Karoline von Gunderrode". Ma la casa editrice che ha pubblicato
quasi tutte le sue opere è stata e/o. Tra i molti romanzi, racconti, dialoghi
vanno ricordati: "Trama d'infanzia", "Recita estiva", "Nessun
luogo. Nessuna parte", "Sotto i tigli", "Pini e sabbia del
Brandeburgo", "Medea", "L'altra Medea", "Nel cuore
dell'Europa", "Cassandra", "Premesse a Cassandra", "In
carne e ossa", "Guasto", "Congedo dai fantasmi", "Con
uno sguardo diverso", "Un giorno all'anno" e "La città
degli angeli". |