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| Manifesto
07 Febbraio 2008 Nel
suo classico saggio titolato La letteratura italiana nell'età del Concilio
di Trento Carlo Dionisotti ha scritto a proposito degli anni fra il 1540 e il
1560 che si è trattato dell'unico periodo della storia letteraria italiana
in cui le donne "hanno fatto gruppo": cioè, una "massa critica"
di autrici rilevante sotto il profilo storico e culturale. Un fenomeno, nota Dionisotti,
da ricollegare all'espansione della cultura letteraria italiana connessa allo
sviluppo della stampa, prima delle contrazioni provocate dalle crisi economiche
e dall'introduzione della censura. Ma poco tempo dopo, fra il 1580 e il 1610,
si registrò un altro momento in cui le letterate italiane "fecero
gruppo", un periodo per certi versi anche più importante del precedente
per la quantità, la qualità e la varietà dei testi pubblicati
da donne. Dopo, un lungo silenzio. Contrariamente all'opinione più diffusa
fra gli accademici, non ci sono prove che la controriforma abbia avuto un ruolo
significativo in questa progressiva esclusione delle donne dalla cultura letteraria
del XVII secolo. Per quanto possa sembrare logico vedere nella temporanea apertura
del mondo letterario alle donne un fenomeno tipicamente "rinascimentale"
e nella sua successiva chiusura un effetto della "repressiva" controriforma,
i fatti dimostrano che le cose andarono diversamente. Uno dei punti più
alti della partecipazione femminile alla cultura letteraria italiana - forse il
più alto - si situò appunto fra il 1580 e il 1610, e dunque all'apice
della controriforma. Anche considerando un certo scarto temporale, è impossibile
concludere che la controriforma abbia sistematicamente messo sotto silenzio la
scrittura delle donne. Paradossalmente, essa potrebbe avere avuto, invece, un
effetto positivo: il suo intento di stimolare una letteratura edificante e ispirata
a concetti religiosi, depurata di qualsiasi "devianza" morale e sessuale,
potrebbe avere provocato (in modo presumibilmente non intenzionale) l'apertura
alle donne di aree di quella produzione narrativa e drammaturgica in precedenza
precluse. (...) Ben più importante della controriforma, nell'allontanare
le donne dalla scena letteraria nella seconda metà del Seicento fu semmai
il declino delle corti che, fin dal XV secolo, si erano rivelate gli ambienti
più favorevoli al loro emergere come protagoniste della cultura del tempo.
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