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manifesto - 10 Ottobre 2006 Mosca,
l'Occidente e la guerra cecena. Il j'accuse di Anna Il
mondo sa ma non vuole prendere posizione: con il Cremlino un compromesso fatto
sul sangue. Ora tutti hanno paura, e anch'io sono una parte del tutto Giorgio
Fornoni Quello che segue è un estratto dell'intervista a Anna Politkovskaya
realizzata da Giorgio Fornoni per Report (Raitre), nell'agosto del 2003. Ci
parli delle tecniche di terrore di massa usate dai russi sui civili in Cecenia. Non
sono d'accordo con il vostro modo di esprimervi. Prima di tutto, non si parla
di russi, ma di militari di diverse nazionalità. Ci sono forze federali
contro la popolazione civile nella Repubblica cecena. Tanto la popolazione russa
quanto quella ucraina hanno condiviso la stessa sorte di quella cecena in quei
territori. Conosco russi che sono stati torturati e altri russi le cui case sono
state fatte saltare in aria intenzionalmente, poiché pensavano che nascondessero
guerriglieri ceceni. I metodi utilizzati sono vari, e spesso ci si comporta da
bestie più che da uomini. Un uomo può essere eliminato solo perché
si trovava nelle vicinanze di militari. Un ragazzo di 26 anni, nel 2001, era in
giro per le strade di Grozny quando è stato preso. È stato pestato
mentre veniva portato alla stazione di polizia, e una volta lì gli è
stato detto che per salvarsi doveva diventare un loro agente e indicare dove si
trovavano i guierriglieri. Il ragazzo proveniva da una famiglia cecena perbene,
era laureato, e si è rifiutato di collaborare. La cosa particolare è
che ci sono stati dei testimoni di questo arresto. In generale si hanno a disposizione
soltanto i risultati di queste violenze, cioè i corpi torturati. Questo
ragazzo ormai agonizzante è stato gettato in una cella. La cella non era
altro che una buca, e quando si venne a sapere che la mattina sarebbe giunto sul
posto un procuratore, i militari hanno semplicemente gettato in un pozzo il corpo
del giovane che si era rifiutato di diventare un loro agente. Dopo i bombardamenti
a Grozny ci sono molti posti così, sono come dei pozzi che scendono verso
il basso, là dove c'erano le fognature. Subito dopo hanno lanciato una
granata e del corpo non è rimasta traccia. Lui ha semplicemente cessato
di esistere. Questa è solo una piccola pagina di quello che accade in Cecenia.
Ci sono varie tecniche di pulizia etnica, che in sostanza sono operazioni punitive
contro villaggi interi. Viene circondato un villaggio, vengono portati via tutti
gli uomini, e non tutti vi fanno ritorno. Dicono che viene controllato che fra
loro non ci sia nessuno che abbia preso parte ai combattimenti, invece vengono
pestati da qualche parte, vengono portati via e dichiarati scomparsi. La violenza
di massa sulla popolazione maschile è un fatto perché rientra nella
mentalità dei nostri soldati. Vengono portati via dai villaggi tutti gli
uomini alti, forti, e vengono lasciati i vecchi e i drogati. In genere dipende
tutto dal comandante della divisione. Questa non è una guerra di generali,
ma di colonnelli: la sorte della persone dipende dall'ufficiale che comanda la
divisione, che di fatto ha potere di vita e di morte. Giovani
ceceni pieni di odio, donne kamikaze. Cosa spinge a ciò? La domanda
è molto generica. Per prima cosa ci sono due tipi di donne kamikaze. Ci
sono quelle della djamahat, le comunità religiose che ritengono tutto ciò
un loro dovere verso Allah. La maggior parte sono persone portate alla disperazione
da tutto ciò che ho raccontato prima. Madri, sorelle di scomparsi che hanno
bussato alle porte di tutte le sezioni di polizia ricevendo sempre la stessa risposta:
"Non ci sono più, sono scomparsi, rassegnatevi". Dal 2001 queste
donne hanno iniziato a dire apertamente che a loro non rimane che farsi giustizia
da sé. Se i militari si fanno giustizia da sé, in risposta riceveranno
lo stesso. Nel 2001 ci sono stati i primi sporadici casi di donne kamikaze. Una
donna si avvicina a un generale che ritiene responsabile della morte del marito
e si fa esplodere. Muore lei, ma muore anche lui. Sono donne che non hanno un
comandante, ma sono unite da una comune disgrazia. Per dirla in modo non militare,
è quasi un "club": non vedono altro senso nella loro vita se
non la vendetta. C'è
qualche legame tra i ceceni e al Qaeda? Come giornalista prima dovrei sapere
cos'è al Qaeda. Dopo l'11 settembre c'è stato detto "è
responsabile al Qaeda". Ma che sistema è questo? Senza dubbio l'ex
vice presidente ceceno Zemilhad Dardyev, scappato molto tempo fa dalla Cecenia
senza combattere tutta la seconda guerra - e questo per un ceceno è un
disonore - riceveva aiuti da Bin Laden e dalla sua struttura. Ho visto con i miei
occhi le tombe degli arabi che hanno combattuto qui nella seconda guerra cecena,
ma non so se fossero membri di al Qaeda. Credo che al Qaeda sia un paravento dei
nostri potenti per nascondere i propri errori quando non riescono a fronteggiare
gli attacchi terroristici. È come una nuova alleanza dopo la guerra fredda.
Per questo alla vostra domanda non posso rispondere né sì né
no. Lei
condivide le scelte del presidente Putin? Ritengo che se siedi al Cremlino
la tua responsabilità principale è la pace. Personalmente non è
che non mi piaccia Putin, è che non mi piace ciò che sta facendo.
Lui deve mantenere la pace, è un suo dovere costituzionale. Invece continua
la guerra nel Caucaso, con migliaia di morti non solo ceceni, ma anche russi.
Gli attentati non possono cessare. Putin deve smetterla con questa guerra suicida
e mettersi a trattare anche con quelle persone che non gli piacciono. La
popolazione locale non crede ai dirigenti ceceni. Lei cosa pensa? Anch'io non
credo a loro. Per me, come giornalsita, prima di tutto vengono le esigenze della
popolazione civile. Loro dicono che non c'è differenza che arrivi un bandito
di Maskhadov o di Putin. Loro vogliono vivere. Perché
Mosca non vuole osservatori internazionali in Cecenia? È chiaro che
non li vogliono perché sono stati commessi molto delitti. Gli osservatori
vedrebbero i cadaveri, le donne violentate e capirebbero chi è stato. Per
questo l'accesso è limitato al massimo. Non vogliono testimoni. Occidente
e Usa hanno chiuso un occhio... Il gioco delle sfere alte è tutto un
gioco di compromessi. Il Kosovo, Baghdad, l'Afghanistan. Noi siamo stati co-sponsor
degli Stati uniti. Abbiamo dato il nulla osta per le basi in Uzbekistan e Tagikistan.
Ma io rifiuto categoricamente questo tipo di compromessi fatti sul sangue. Putin
e Bush sono contenti. Invece io, quando guardo negli occhi queste persone a cui
il giorno prima hanno ucciso il figlio, capisco che il prezzo di questo compromesso
è nel dolore di quelle persone e nessuno può aiutarle. Il mio lavoro
è sul campo, vedo i risultati di questo sanguinoso compromesso e non posso
essere d'accordo, non voglio essere un cinico commentatore politico. Racconti
il fatto più feroce perpetrato dai militari russi sui civili ceceni. No,
non dirò nulla. Non ho una buona opinione della società occidentale.
Non siamo nel 2000, quando c'erano grandi speranze che raccontando ciò
che stava accadendo l'Occidente avrebbe fatto qualcosa per aiutarci. So da tempo
che l'Occidente non si interessa di questi problemi, ha tradito queste persone
che pure vivono in Europa. La Cecenia tra l'altro fa parte dell'Europa, geograficamente.
Per questo non mi metterò a solleticare i nervi con racconti di come hanno
ucciso, tolto scalpi e tagliato nasi e orecchie. Capitemi bene, non è quello
lo scopo del mio lavoro, ma prevenire atrocità di questo genere in futuro.
Quanti
morti ci sono stati, sia ceceni sia russi? Sapete, la vera tragedia è
che non c'è una statistica precisa. Ci sono statistiche nei singoli villaggi
e nelle unità militari. Ma chi è al potere fa di tutto perché
non ci siano dati ufficiali. Per questo, qualsiasi cifra io vi dica, sarà
solo la mia cifra, non corretta, e un altro vi darà la sua. So che sono
migliaia a oggi, migliaia, e questa storia non è ancora finita, sta continuando. Un
rappresentate ceceno a Tblisi parla di 400 mila morti... La cifra esatta non
la conosce nessuno e di queste parole sono pronta a rispondere. Sì, il
signor Aldanov, credo vi riferiate a lui, ha parlato di 400 mila vittime, ma un
altro rappresentante di Mashkadov ha parlato di 250 mila. Io so che i federali
diminuiscono il numero di perdite, mentre i ceceni lo aumentano. Penso comunque
che questo sia un problema del futuro. Ha
paura del Cremlino? Tutti hanno paura ora, e anch'io sono una parte del tutto.
Anch'io ho paura, ma questa è la mia professione e avere paura è
una cosa tua, personale. La professione esige che si lavori e si parli di quello
che è il fatto principale nel Paese e la guerra che continua è il
fatto principale. Perché lì muore la nostra gente. E avere paura
o non averne è il rischio di questa professione. Non
sono d'accordo sul fatto che l'occidente si disinteressi... Non sto parlando
di voi. In tutto questo tempo molti giornalisti occidentali hanno tentato di far
conoscere quanto sta accadendo. Ma la realtà è che i leader occidentali
si sono messi d'accordo con Putin, e il prezzo di questo compromesso è
la Cecenia. La società occidentale non è riuscita ad essere compatta
e ottenere che i propri leader contrastassero Putin. Perché
la comunità internazionale non conosce i fatti veri? Il mondo sa. Basta
entrare in Internet e vedere cosa scrive Human rights watch, Amnesty International
che monitorano costantemente la situazione cecena. Ogni volta che Putin fa visita
a un leader occidentale, si rivolgono al leader di quel Paese. E come può
non sapere? Il mondo sa, ma non vuole prendere posizione... Viviamo in un tempo
veramente strano, o almeno io non avrei mai pensato che sarebbe arrivato il momento
del concetto di terrorismo di stato e terrorismo non dello stato in lotta l'uno
contro l'altro. Su che base gli Usa sono entrati in Iraq? Capisco perfettamente
chi è stato Hussein, che il suo regime era terribile, ma su che basi sono
entrati lì i soldati americani? Non capisco. Capisco che Basaev in Cecenia
è il tipico terrorista, ma non capisco perché per quattro anni si
risponde con azioni terroristiche che coinvolgono tutta la popolazione.
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