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il Manifesto
- 18 ottobre 2007
Cherchez la femme nel web
Un motore di ricerca italiano che pensa al femminile
La «Cercatrice di rete», pensata da donne per le donne, si
immedesima nella sua utente. Nata a Bologna, filtra i risultati delle
ricerche con un punto di vista diverso, consigliando su violenza, diversità,
figli e molto altro
Francesca Martino
La Cercatrice
di rete setaccia il web per conto tuo. Inserisci una parola chiave e lei
va, trova e torna con un elenco di risultati. E' un motore di ricerca
come ce ne sono tanti, ma a differenza degli altri prova a immedesimarsi
nel suo utente. Anzi nella sua utente, perché la cercatrice è
pensata per le donne e da donne. E quindi le sue scelte non sono neutrali,
ma selezionano le risposte in un'ottica di genere. Utile? Secondo l'Associazione
Orlando di Bologna, che l'ha inventata, decisamente sì. «Si
rivive in rete quello che noi chiamiamo il paradosso della democrazia»,
spiega Marzia Vaccari, responsabile del centro di calcolo della Facoltà
di Economia di Bologna e informatica dell'associazione. «Tutti hanno
uguali possibilità di partecipare e far sentire la propria voce.
Però se le condizioni di partenza sono differenti la parità
resta teoria». E così avviene in rete. Google rappresenta
tutti, cerca di essere neutro, ma spesso questa visione globale rende
difficile trovare quello che davvero ci serve. Nel web uomini e donne
possono informarsi, inserire contenuti, discutere. Ma chi progetta le
architetture e i software, la linfa vitale di internet sono per il 99%
maschi.
«Da qui parte la nostra riflessione politica sulla rete»,
continua Vaccari. «Dove sta il potere? Dove si produce la tecnologia.
Se le donne vogliono davvero far sentire la loro voce devono dunque «sporcarsi
le mani»: programmare, montare e smontare computer, lavorare senza
barriere sull'hardware e sul software». Questo non vuol dire solo
aumentare il numero di donne informatiche, ma dar loro la possibilità
di fare rete e mettere in luce il loro punto di vista sulla tecnologia.
Ecco allora la Cercatrice di rete (http://cercatrice.women.it): un motore
di ricerca non neutro, ma esplicitamente femminile. Un esempio? Se cerco
«violenza» su Google, trovo una serie di risultati in diversi
ambiti: notizie di cronaca, la definizione su Wikipedia, un sito su Ghandi,
siti sulla violenza contro le donne e sul bullismo a scuola. Se digito
la stessa parola nella maschera della Cercatrice, compaiono suggerimenti
quali: centri antiviolenza, sessismo, movimento delle donne. Se continuo
la ricerca con la mia parola chiave i risultati sono comunque «sessuati»,
cioè esprimono una punto di vista femminile. Ovvero: siti di aiuto
e informazione sulla violenza contro le donne e gli stupri. Ancora più
evidenti diventano le differenze se si inseriscono parole attinenti al
sesso, poiché la Cercatrice è in grado di trovare informazioni
sul tema escludendo il «rumore» dell'enorme massa di pornografia
che popola la rete. L'idea di un motore di ricerca al femminile risale
alla fine degli anni '90, ma è rimasta nel cassetto dell'Associazione
Orlando finché tre anni fa non ha trovato - grazie al programma
comunitario Equal sulle pari opportunità - i finanziamenti adeguati
per decollare. Solo allora la Cercatrice ha avuto un server e cinque persone
che hanno lavorato due anni per popolarla. Dal punto di vista tecnologico,
il motore si basa su un software open source, Mnogo, che poi è
stato personalizzato e istruito come si deve: Cercatrice interroga Google,
ma frappone tra l'utente e i risultati un duplice filtro, quello della
selezione a monte (a oggi si contano 2 milioni di pagine indicizzate)
e quello dei suggerimenti. «I consigli che offre la Cercatrice sono
tratti da LinguaggioDonna, un repertorio linguistico messo a punto nel
1991 dai centri di documentazione delle donne, quando il problema era
diventare visibili nei cataloghi delle biblioteche e degli archivi, nei
quali cercare tematiche femminili per soggetto è un'impresa impossibile»,
spiega ancora Marzia Vaccari. Un lavoro fatto in tempi completamente diversi,
che torna attuale nel momento in cui il concetto di catalogo viene ulteriormente
espanso e destrutturato dall'internet, la grande libreria in cui si esiste
solo se si viene trovati.
«Non vogliamo certo sostituire la Cercatrice a Google - aggiunge
Federica Fabbiani dell'Associazione Orlando - siamo convinte che ci sia
bisogno di entrambi. Crediamo che la visione femminile e la multidisciplinarità
siano fattori fondamentali per migliorare la qualità del software
e dei siti web». Più donne nelle stanze dei bottoni vuol
dire più diversità, più diversità - lo sanno
anche le multinazionali ormai - vuol dire più qualità. Il
problema è che non servono tanti informatici di sesso femminile,
ma tante donne che fanno informatica. Come dice un sito olandese di programmatrici,
Genderchanger.org (v. box), non serve essere libere, se si rimane sole
in terra straniera.
fraffra@gmail.com
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