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si capisce poco ma la lettera dice una cosa importante con la quale siamo d'accordo La
redazione del sito
Siamo sdegnate Siamo
urtate per l'indebita appropriazione che She strikes, Comitato per i diritti civili
delle prostitute di Pordenone, SExy Shock (Bo), Amatrix, Phag Off e Antenna She
hanno operato ai danni del nostro collettivo. Per pubblicizzare l'iniziativa romana
(tenutasi allo Strike il 18 dicembre scorso) in cui questi gruppi pubblicizzavano
e vendevano il gioco da tavolo «Puttanopoly», sono state adoperate,
senza chiedere liberatorie, permessi, né tantomeno citare la fonte, le
foto con cui noi stesse avevamo documentato una nostra azione diretta, al Fse
di Firenze il 7 novembre `02, con cui contestavamo anche la concezione «illuminata»
della prostituzione di cui si fanno portatori i gruppi appena citati e che tende
a incentrare la riflessione sulla prostituzione sul distinguo tra «schiave»
e «addomesticate», tra vittime della tratta e imprenditrici di se
stesse. Noi riteniamo che questa distinzione esista nella pratica, nelle esperienze,
nei percorsi di vita e nei vissuti quotidiani. Ma assurgerla a discrimine ideologico
attraverso il quale individuare la sede del «non si può» e
quella del «si può», finisce per diventare un ragionamento
funzionale al potere. «Schiave» e «addomesticate» sono
infatti vittime e ingranaggi di medesime dinamiche di controllo e oppressione
sociale, medesime strategie di potere e meccanismi di riproduzione culturale.
E' necessario combattere le radici della prostituzione in nome di una sessualità
reciproca, consenziente, consapevole, libera dalle leggi di mercato e dalle ingerenze
del potere, per una battaglia che colpisca al cuore il sistema, scardinando luoghi
comuni, dinamiche stratificate nel tempo, pregiudizi, introiezioni individuali
delle dinamiche repressive. Riflettiamo da anni su queste tematiche, con elaborazioni
teoriche, azioni dirette, ecc. Il nostro percorso ci differenzia, nei contenuti
e nelle forme, dalle realtà che pubblicizzano e vendono Puttanopoly. La
vendita di un simile gadget non ci appartiene, né ci vede concordi. Riteniamo
il loro ri-uso strumentale della nostra immagine offensivo, che sia stato dettato
da disattenzione o volontà provocatoria. Oggi più di ieri cercheremo
di avere voce nel movimento sulle questioni che riteniamo prioritarie, ci batteremo
perché tutti e tutte coloro che vorremmo vicini e vicine nel nostro percorso,
in piazza e all'università, nei luoghi di lavoro e negli spazi sociali,
abbiano chiara la distinzione tra politica e merchandising, tra chi riflette e
agisce, e chi ammanta di paroline accattivanti e di gadget costosi la propria
vacuità politica e intellettuale. Collettivo Peppinabausch, Pisawww.peppinabausch.org
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