Libreria delle donne di Milano

da Il manifesto 26 novembre 2009

VIOLENZA
di Ida Dominijanni

Gli omissis del rito
Sovrapporre al viso di Michelle Obama quello di una scimmia e mandare
quest'opera d'arte in rete (Google immagini) è violenza contro una donna.
Definire Veronica Lario velina ingrata è violenza contro una donna. Sfottere
Rosi Bindi in tv dicendole che è più bella che intelligente è violenza contro
una donna. Difendere Berlusconi sostenendo che è solo l'utilizzatore finale
delle escort reclutate da Tarantini è violenza contro le donne. Piccolo
memorandum contro la riduzione della giornata internazionale sulla violenza
contro le donne a geremiade rituale e ipocrita, del governo e
dell'opposizione.
La geremiade contempla ogni anno dati sconfortanti, provenienti dal nord come
dal sud, dall'ovest come dall'est del mondo: per dirla con il presidente della
Repubblica, matrimoni forzati, mutilazioni genitali, stupri di guerra in
contesti lontani che non devono oscurare l'ordinario scempio che permane nei
contesti vicini (solo in Europa, fra i 16 e i 44 anni ne uccide più la violenza
che il cancro o gli incidenti stradali). Contempla ormai anche, ed è un
risultato delle battaglie femminili, la denuncia del fatto che la maggior parte
delle botte e degli stupri arrivano in casa da mariti, fidanzati ed ex
fidanzati, e non in strada da estranei o stranieri. Quest'anno si arricchisce
però di due significative novità. La prima, di governo, è l'autoglorificazione
di Mara Carfagna per aver introdotto il reato di stalking, aumentato le pene
per i partner violenti, istituito la difesa gratuita per le vittime: «fatto,
fatto, fatto», noto spot berlusconiano. La seconda, di governo e d'opposizione,
è l'accusa alla cultura «consumistica e mercificatrice» dei media, che fa
strame del corpo femminile in tv e autorizza i maschi a farne strame nella
vita. Giusto? Giusto. Nient'altro? Nient'altro.
Prendersela con la responsabilità impersonale della tv va sempre bene, e va
meglio se serve a glissare su fatti e nomi specifici. La gamma della violenza
contro le donne è vasta e multiforme. C'è lo stupro, c'è lo stalking, ci sono
le botte. Ma c'è anche il linguaggio, il linciaggio, la calunnia. La seconda
categoria spesso non è meno annichilente della prima, e non è meno
diseducatrice della tv. Veline usate come esche per drenare voti, ragazze-
immagine usate per il divertimento dell'imperatore, mogli accusate di alto
tradimento con le guardie del corpo, amanti di una notte minacciate di essere
spedite in galera per 18 anni, trans gettate come fenomeni da baraccone
nell'arena mediatica; e in ognuno di questi casi, l'uso del linguaggio come
arma misogina contundente. L'anno avrebbe meritato una giornata contro la
violenza davvero speciale, con qualche verità in più e qualche ipocrisia in
meno. Dei riti, invece, non sappiamo che farcene.